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La Beat Generation in mostra al Centre Pompidou di Parigi

I manoscritti originali di “Sulla strada” di Jack Kerouac e “Urlo” di Allen Ginsberg, ma soprattutto opere d’arte, fotografie, reading e focus su poesia e jazz per il racconto di uno dei movimento culturali più importanti del XX secolo: la Beat Generation.
A cura di Redazione Cultura
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Una pagina dal manoscritto originale di "On the road" di Jack Kerouac
Una pagina dal manoscritto originale di "On the road" di Jack Kerouac

Da New York alla California, passando per Tangeri, Parigi, il Messico, la mostra "low tech" sulla Beat Generation va in scena fino al 3 ottobre al Centre Pompidou di Parigi. Il racconto, attraverso media e mezzi di riproduzione come vinili, diapositive, proiettore da 16 millimetri, illustra quanto profondamente la Beat Generation – nella sua libertà espressiva, la sua rottura dei confini tra discipline e culture – abbia influenzato lo sviluppo delle controculture di oggi, rivelandone l'origine e l'imprinting.

L'incontro tra Kerouac e Ginsberg alla Columbia University di New York nel 1944, lo spostamento della Beat Generation verso la costa occidentale, dove gravitava intorno libreria City Lights di Lawrence Ferlinghetti e alla casa editrice di San Francisco, poi Parigi tra il '57 e il '63 come cuore di attività per Gregory Corso, Peter Orlovsky, William Burroghs. E ancora i beat in Sud America e in Africa.

Al Centre Pompidou va dunque in mostra una retrospettiva dedicata al movimento letterario e artistico nato alla fine degli anni Quaranta, che ha poi esercitato un'influenza crescente nei decenni successivi, attraverso un ricco programma di letture, concerti, dibattiti, proiezioni di film, convegni. Tutte iniziative volte a mettere in mostra il modo in cui i beat sono stati i precursori della  cultura giovanile e della liberazione sessuale degli anni Sessanta.

Accanto ad artisti visivi di rilievo, per lo più rappresentativi della scena californiana (Wallace Berman, Bruce Conner, George Herms, Jay DeFeo, Jess), il posto d'onore della mostra è conferito alla dimensione letteraria del movimento, ai rapporti tra poesia e jazz, nello specifico alla poesia degli afroamericani (LeRoi Jones, Bob Kaufman) ancora in gran parte ignota in Europa. Senza dimenticate anche i cimeli delle più importanti opere letterarie di questo movimento: la versione originale di “On the road” di Jack Kerouac e l’“Howl” di Allen Ginsberg.

L’ultima sezione della mostra, incentrata sul periodo parigino trascorso soprattutto al Beat hotel, dove diversi artisti tra cui Gysin sperimentarono quella che poi passerà alla storia come la tecnica del cut-up, che consiste nel tagliare un testo scritto, lasciando intatte alcune parole e frasi per poi mischiarlo ad altri testi.

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