‘L’uomo che misura le nuvole’ di Jan Fabre, un inno al sogno sui tetti di Napoli
Un uomo su uno scaletto con un metro tra le mani, lo sguardo rivolto al cielo nell'atto di misurare qualcosa. È "L'uomo che misura le nuvole", l'opera iconica dell'artista belga Jan Fabre che domani alle 18 sarà presentata al museo Madre di Napoli diretto da Andrea Viliani. Un inno alla capacità di sognare, di trascendere il tempo e lo spazio attraverso l’immaginazione, ispirato dall'affermazione che l'ornitologo Robert Stroud pronunciò nel momento della liberazione dalla prigione di Alcatraz, quando dichiarò che si sarebbe dedicato a “misurare le nuvole”.
L'opera, visibile fino al 19 dicembre 2017, è anche un omaggio al fratello minore dell'artista, sognatore deceduto prematuramente. La messa in scena di un'assenza memoriale che si impone come presenza scultorea, diventa il doppio metaforico di entrambe le personalità rappresentate, la cui unione genera un'energia che diviene movimento, tensione e vitalità.
"L’uomo che misura le nuvole" (versione americana, 18 anni in più) 1998 – 2016 ritorna a Napoli, in questa versione, dopo l'esposizione del 2008 in Piazza del Plebiscito dove fu allestita insieme ad altre opere e sarà presentata al museo Madre dall'artista Jan Fabre, dai curatori Laura Trisorio, Melania Rossi e Andrea Viliani, nella stessa settimana in cui Fabre presenterà a Napoli la mostra "My Only Nation is Imagination", a cura di Melania Rossi, che inaugura allo Studio Trisorio con sculture, disegni e un video risultato della ricerca dell'artista sul rapporto tra arte e scienza.
Ma Fabre a Napoli non è finita qui. Sabato 1 luglio, alle ore 11:30, al Museo e Real Bosco di Capodimonte si inaugura la mostra "Jan Fabre. Naturalia e Mirabilia" nell'ambito del ciclo Incontri sensibili, a cura di Sylvain Bellenger e Laura Trisorio: l'artista presenterà due opere realizzate interamente con gusci di scarabei, elemento distintivo e ricorrente della sua ricerca, ambientati in una Wunderkammer in dialogo con alcune rarità, tra naturalia (madrepore, rami di corallo, uova di struzzo, rostri di pesce sega, uova di struzzo) e mirabilia (oggetti d'arte realizzati in cristallo di rocca, bronzo, avorio, ambra, noci di cocco, corno di rinoceronte, corno di cervo, nonché manufatti provenienti da terre di esplorazione) accomunati dalla capacità di destare stupore generalmente per l’origine misteriosa, la tecnica o il materiale di realizzazione, collezionate dai Farnese tra il Cinquecento e il Seicento.