“L’ultima cena”: storia del dipinto riemerso dal fango durante l’alluvione di Firenze
"L'ultima cena", il dipinto di Giorgio Vasari è riemerso dal fango e dall'acqua. Era stato realizzato per il refettorio delle murate a Firenze e nell'800 fu trasferito in Santa Croce, proprio lì rimase ben 12 ore immerso nelle acque dell'alluvione che aveva colpito la città. Era il 4 novembre del 1966, non solo acqua ma anche nafta e fango dell'Arno sommergevano il capolavoro vasariano, una delle più note rappresentazioni dell'ultima cena di Cristo. Ad intervenire nel recupero Prada, Getty Foundation e la Protezione Civile, il quadro è ritornato esattamente com'era originariamente ma sembrava davvero impossibile.
Una nuova vita per il capolavoro del Vasari
L'opera è stata custodita nei depositi della Sopraintendenza locale quarantanni, non si sapeva come intervenire per il recupero e bisognava procedere solo una volta scoperto il sistema più sicuro. A salvare "L'ultima cena" è stato un minuzioso lavoro durato dieci anni da parte dell'opificio delle Pietre Dure, diretto da Marco Ciatti. Soltanto del 2006 si decise di intervenire e il restauro è terminato quest'anno. Le condizioni in cui si trovava il quadro potevano definirsi ‘irrecuperabili': il colore era staccato dalle cinque tavole di pioppo che lo compongono.
Quando si può visitare l'opera in Santa Croce
L'opera è esposta al Museo di Santa Croce e accessibile al pubblico dal lunedì al sabato, nella fascia oraria 9,30 – 17,30. I risultati del restauro del dipinto sono stati presentati al pubblico nella sede storica dell’Opificio, ove è collocato il Museo, aperto al pubblico da lunedì a sabato, dalle 8.15 alle 14. Nelle sale espositive del Museo, in coincidenza con l’anniversario dell’alluvione del 1966, sono stati esposti documenti scientifici e iconografici, testimonianze storiche, con l’intento di mettere in risalto i preziosi interventi di restauro che hanno restituito le prreziose opere al pubblico.