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L’Italiano è in fase di estinzione? La nostra resilienza linguistica è davvero scarsa

“Se procediamo di questo passo nel 2300 l’italiano sarà sparito. Al suo posto si parlerà solo l’inglese”, è l’allarme del presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini.
A cura di Silvia Buffo
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Un ritratto di Dante Alighieri, simbolo della lingua italiana
Un ritratto di Dante Alighieri, simbolo della lingua italiana

A fare il punto sulla situazione attuale della nostra lingua e sulla sua prossima evoluzione è Claudio Marazzini, presidente dell'Accademia della Crusca e professore di Storia della lingua italiana all’Università del Piemonte Orientale A.Avogadro” a Vercelli, linguista e saggista italiano e membro della “Società Italiana di Glottologia”, che di recente ha argomentato queste problematiche nella conferenza "Come parleremo nel 2050: tra nuove tecnologie, migrazioni, demografia e contaminazioni". E stando alle previsioni del linguista, fra trentatré anni si parlerà un italiano meno colto, semplificato, fitto di inglesismi e americanismi.

La scarsa resilienza lessicale degli italiani: inglesismi e forestierismi fanno presto a insediarsi nella nostra lingua

Secondo Marazzini ad avere la meglio sono inglesismi, americanismi, forestierismi in genere, spinti dall'irrefrenabile avanzare della tecnologia e dall'incombenza sempre più ingestibile del mondo digitale. Basti riflettere sull'insediamento di parole come "taggare", "chattare", "postare", e mentre i francesi il "mouse" lo chiamano "souris", noi italiani lo abbiamo concepito linguisticamente solo attraverso il termine inglese. Ma questo è solo un esempio di come non siamo linguisticamente resilienti. Spesso non si ha coscienza delle conseguenze apportate dai forestierismi, dettati anche dalle trasformazioni del mercato. Marazzini fa riflettere su questo: "Ricordiamo che una parola come “location”, che impazza su Tripadvisor, ne uccide almeno tre italiane: luogo, sito e posto».

In estinzione anche parole di stampo umanistico, della tradizione latina e greca

Sì, dall'analisi di Marazzini risulta che il nostro futuro linguaggio sarà di gran lunga meno colto: tutte quelle parole di stampo greco-latino, cadranno in disuso ed è per questo che lo Zingarelli ha pensato di  farle affiancare graficamente da un fiorellino, proprio per poterle salvare e ricordare la loro importanza culturale. Eliminare termini, per esempio, come ‘abnegazione' e ‘adempto', ci distanzierà, spingendoci verso un linguaggio banalizzato, dalle nostre più profonde radici culturali.

Il congiuntivo si dà a gambe

Il congiuntivo già oggi, sopratutto fra i millennials, è stato ampiamente sostituito dall'indicativo e persino nella forma scritta. Sì, si sa che nel parlato il modo indicativo può risultare più efficace del congiuntivo, basti pensare a elocuzioni del tipo "Penso che sei bella" contro "Penso che tu sia bella". Ma questa tendenza ha egemonizzato anche la norma scritta e questo lascia facilmente presagire che in futuro si estinguerà quasi del tutto. Sono solo alcuni basilari esempi di come la nostra lingua si stia via via impoverendo, ciò ovviamente è dettato anche dal fenomeno delle migrazioni e dal multiculturalismo spontaneo, ma in particolar modo dalla supremazia digitale. Come ha dichiarato Marazzini, nel fare previsioni nello specifico:

Ci saranno certamente verbi e vocaboli nuovi, per quanto riguarda i primi, spesso legati al mondo di Internet, già oggi sono tutti della prima coniugazione. Verso la sterilità la seconda e la terza coniugazione. Mentre per la lingua scritta la previsione è più difficile visto che con il debutto della telematica si è già sbagliato una volta. Certo è che con l’avvento dei messaggi vocali, sempre più usati dai giovani, e dei programmi di dettatura, un certo pericolo c’è. Di sicuro la dittatura degli emoticon andrà avanti imperterrita.

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