“L’Intima Sovversione” di Ángel Marcos a Venezia
The Intimate Subversion è un recente, articolato ed emozionante progetto dell’artista spagnolo Ángel Marcos (1955).
Un progetto pensato appositamente per gli importanti spazi della Scuola di San Pasquale, in Campo San Francesco della Vigna a Venezia, inserito tra gli eventi collaterali della 55.Esposizione Internazionale d’Arte. Fino al 30 settembre, data di chiusura della mostra, lavori di natura diversa riempiono le sale dell’antico edificio: installazioni, fotografie, video, con cui l’artista indaga comunità urbane, realtà critiche e quartieri caratterizzati da un’intensa socialità e da una sorta di “normale atipicità”.
Concentrandosi in particolare su due quartieri di Medina del Campo, sua città natale, “Marcos mira a rivelare la presenza in queste comunità di una rete sociale, spesso ignota ai più, fatta di costanti scambi relazionali segnati da una potente ritualità”, in un universo lontano dal capitalismo e dalle dinamiche economico-finanziarie che caratterizzano la società occidentale. La remota intimità degli interni domestici fotografati da Marcos sembra rappresentare la resistenza all’essenza mercantile del nostro tempo: è questa L’Intima Sovversione. Come sottolinea il curatore Luca Massimo Barbero, “il titolo della mostra è doppiamente valido, da un lato perché Angel lavora su temi sociali e politici e allo stesso tempo perché il visitatore in questo spazio entra in una relazione molto intima con l’artista”.
Con l’intervista realizzata in occasione della mostra, lasciamo ora che sia l’artista stesso a svelare e chiarire la natura e la ragioni di questo progetto e, più in generale, della sua poetica.
D: Con The Intimate Subversion assistiamo non solo – come in molti dei tuoi lavori – a una critica al ruolo che il potere economico esercita nella nostra società, ma anche a una proposta per superare i problemi che questo predominio comporta. Ci potresti raccontare cos’è per te questa sovversione intima?
R: In questo progetto propongo di essere coscienti delle nostre motivazioni intime nel momento in cui affrontiamo le situazioni e di provare, una volta riconosciuto il sentimento, a trasformare la nostra area referenziale. Tutte le energie che si concentrano per armonizzare lo spettacolare disaccordo che viviamo oggi in alcuni casi, e in altri casi le tragedie, hanno una doppia direzione: tutto questo da un lato ci porterà in un territorio esterno al nostro e dall’altro ci rinforzerà come individui. L’alternativa che il progetto propone è uno stato, di riconoscerci e riconoscere. Questa è L’intima sovversione: questa parte del nostro pensiero, dei nostri sentimenti e delle nostre attività che riconosciamo negli altri.
Perché hai scelto la Scuola di San Pasquale e in che modo questo luogo ha interagito con l’organizzazione dello spazio espositivo?
Lo spazio della Scuola di San Pasquale si adatta in modo speciale all’idea del progetto e del suo allestimento. Situata accanto alla chiesa di San Francesco della Vigna, oltre ad essere bella di per sé e di grande interesse architettonico, la struttura su due piani della Scuola ha reso possibile che al piano terra si potesse esporre NON OLET, un'installazione composta da un’opera scultorea luminosa insieme a un video e a un tavolo con vari libri. Tutto ciò serve come introduzione a La sovversione intima: al piano terra si parla del denaro, dell'assenza di riferimenti, della globalizzazione della conoscenza, della perdita dell'olfatto e della generalizzazione delle decisioni, mentre al piano superiore si trova lo spazio per l'affetto, uno spazio pieno di energia, lì si trova la sovversione proposta.
Dopo aver fotografato paesi lontani (tra cui gli Stati Uniti in Alrededor del sueño, la Cina e Cuba negli omonimi lavori) hai deciso per questo progetto di tornare a parlare del tuo paese – in un momento economicamente molto difficile per la Spagna – e della tua città natale, Medina del Campo. Perché? Cosa rappresentano questi luoghi per te e cosa possono raccontare allo spettatore?
Per quanto riguarda la situazione spagnola, soffro e mi preoccupo nel vedere come i politici abbiano perso la battaglia con il potere economico e l’interesse nel fare una politica per le persone. Non solo hanno perso la battaglia, ma sono chiaramente alleati con il potere economico. Ho un forte legame affettivo con il mio paese d’origine e i suoi abitanti. Proprio per questa relazione di conoscenza dei luoghi e di memoria affettiva che mantengo con i quartieri di Las Tudas e La Mota, ho scelto queste case, queste strade e le loro famiglie per sviluppare il corpo centrale del lavoro. Sono due quartieri abbastanza isolati dal nucleo urbano e nei quali le relazioni interpersonali sono molto forti, dove le azioni e le decisioni di un vicino sono riconosciute facilmente e hanno una ripercussione immediata nel resto della comunità, non sono anonime, generano risposte immediate. Allo stesso tempo sono quartieri popolati dalla classe operaia che ha costruito le proprie case con molti sforzi, ragione per la quale queste persone si sentono non solo proprietarie delle loro case, ma anche responsabili dell’ambiente urbano.