L’ermo colle dell’Infinito di Leopardi a Recanati diventa patrimonio FAI
L'ermo colle, il luogo dove Giacomo Leopardi concepì nel 1819 “L’Infinito”, la sua lirica più celebre, ispirata dalla “siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”, sarà tutelata e valorizzata da un accordo, appena firmato, tra il Comune di Recanati, il Fondo Ambiente Italiano, il Centro Nazionale di Studi Leopardiani e il Centro Mondiale della Poesia e della Cultura “Giacomo Leopardi. Affidata al FAI, in particolare, la valorizzazione culturale e la concessione per la gestione di alcuni spazi del Centro Nazionale di Studi Leopardiani e del famoso Colle chiamato “Orto delle Monache”.
Ma in cosa consiste un lavoro di tutela e promozione di un luogo "immateriale" a cui tanta importanza è conferita da un'opera dell'intelletto, dalla vena poetica e, infine, dalle parole usate da un sol uomo? Probabilmente, sta proprio in questa difficile sfida, la grandezza di Giacomo Leopardi. Non esiste in letteratura un luogo geografico, reale e al tempo stesso astratto, come l’“ermo colle” celebrato dal Sommo.
E nella pratica? L’intervento sull’Orto delle Monache sarà affidato all’architetto Paolo Pejrone, celebre paesaggista europeo, da anni collaboratore della Fondazione, che si occuperà del progetto di restauro del colle con le sue piante, i muretti, il prato, gli orti, le siepi in modo da renderlo fruibile dal pubblico, senza al contempo fargli smarrire l'identità di luogo remoto e discreto.
Infine, all’interno del Centro Nazionale di Studi Leopardiani, ci sarà uno spazio restaurato in cui poter essere immersi nella narrazione della storia filosofica e spirituale di Giacomo Leopardi, proporrà una presentazione della vicenda filosofica e spirituale di Leopardi e dei suoi scritti.