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L’arco di Palmira sorge a Londra e New York in risposta alla devastazione dell’Isis

Dopo la distruzione del Tempio di Bel, il mondo si indigna e si mobilita per la tutela del patrimonio culturale. L’arco di Palmira, risalente a duemila anni fa, sopravvissuto all’Isis, sarà riprodotto con la più grande stampante 3D del mondo in doppia copia: una sarà collocata a Trafalgar Square a Londra e l’altra a Times Square, nel cuore di New York. Il progetto internazionale, è finanziato dall’Institute for Digital Archaeology, unione di archeologi e studiosi delle università di Oxford e Harvard, e vede anche una partecipazione italiana.
A cura di Silvia Buffo
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L'arco di Palmira
L'arco di Palmira.

La riproduzione dell'arco di Palmira ha suscitato l'entusiasmo da parte del sindaco di Londra, Boris Johnson, che ha proposto di collocare stabilmente la riproduzione a Trafalgar Square e non solo per una settimana. La realizzazione della struttura, di consistenza leggera e in polvere di pietra, è prevista a Shanghai e sarà terminata in Italia per poi esser collocata vicino alla colonna di Nelson nella celebre piazza londinese nel mese di Aprile in occasione della World Heritage Week.

Episodi shock come la distruzione del Tempio di Bel hanno indignato il mondo intero e sollevato una sensibilizzazione mondiale per la tutela del patrimonio culturale. Palmira, a causa del conflitto siriano, è stata devastata a livello turistico dopo la devastazione del suo tempio e alla decapitazione di  Khaled al-Asaad, l’anziano archeologo siriano esperto delle rovine di Palmira.

L’istituto di Archeologia digitale e Unesco, hanno distribuito qualche mese fa macchine fotografiche in 3D a fotografi volontari per catturare immagini di monumenti a rischio in zone di guerra in Medioriente e Nord Africa. Le immagini saranno custodite in un database «di un milione di immagini» non solo utili a ricerche e a progetti di natura culturale ma per un'eventuale necessità di ricostruzione in 3D in scala 1:1. Questa mission è affidata ai cosiddetti Monuments Men, come gli ufficiali che durante la seconda Guerra Mondiale salvarono monumenti e opere d’arte dalle mire distruttive dei nazisti.

Una vera e propria sfida che esalti l’importanza internazionale del patrimonio culturale contro i pericoli di devastazione a cui la Siria è esposta. Alexy Karenowska, direttore dell’Institute for Digital Archaeology dichiara:

«Tendiamo a pensare al patrimonio culturale in modo un po’ “campanilistico”. In occidente la gente pensa che è un problema del Medio Oriente il fatto che Isis stia distruggendo questo patrimonio artistico. Ma la nostra idea è sottolineare che il patrimonio culturale è qualcosa che è condiviso tra le persone».

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