Klimt in mostra a Milano: atmosfere preziose per Palazzo Reale
La tanto attesa mostra di Gustav Klimt a Milano ha aperto le porte al pubblico e fino al 13 luglio 2014 decorerà le sale di Palazzo Reale con armonie preziose e raffinate.
Eleganti ritratti femminili, nudi sensuali e arabescati, paesaggi intessuti come mosaici, intrecci di linee e motivi ornamentali, geometrie colorate e oro. L’atmosfera è intrisa di preziosismo e simbolismo; è la tipica atmosfera dell’arte klimtiana, mistica, erotica, soffusa.
Sono 20 i dipinti di Klimt esposti a Milano, ovvero una raccolta cospicua, considerando che il corpus di oli lasciato dall’artista viennese è abbastanza esiguo, a fronte, invece, dell’enorme numero di disegni realizzati. E dunque, tra oli e grafica, particolare spazio è dato a due dei soggetti prediletti e preponderanti nella produzione di Klimt, quelli più amati anche dal suo pubblico: la figura e il paesaggio.
Donne fatali, inquiete e inquietanti, sofferenti e potenti; i volti, sempre realistici, emergono da sfondi indistinti; i corpi, stilizzati e in pose languide, sono delineati da contorni netti e decorati con motivi geometrici, con arabeschi e ori. Salomè, La famiglia, Adamo ed Eva, Fuochi fatui ed altri ritratti o nudi presentano a Milano alcune delle migliori declinazioni del tema.
Bosco di faggi, Dopo la pioggia, Girasole, Mucche nella stalla, tra gli altri esposti a Palazzo Reale, sono invece i capolavori in cui Klimt applica il suo inconfondibile stile al tema del paesaggio e della natura: visioni bidimensionali caratterizzate dall’horror vacui, decorativismo esasperato, tessitura cromatica a mosaico fitta e minuta, per vedute ideali, lontane dal naturalismo impressionista e già tendenti a un clima simbolista.
L’originalità dell’esposizione milanese, intitolata Klimt. Alle origini di un mito, sta in gran parte nel porre l’attenzione su aspetti spesso trascurati dagli studi sul pittore austriaco: la mostra propone infatti le diverse tappe del ricco percorso di Gustav, dalla formazione artistica alla Secessione, con opere che vanno dalle prime esperienze giovanili ai capolavori della maturità, il tutto corredato da una documentazione di foto d’epoca e lettere autografe e accompagnato da dipinti realizzati da artisti vicini al nostro, per respirare e comprendere ancor meglio il clima artistico della Vienna a cavallo tra ‘800 e ‘900.
Tra documenti e opere d’arte, da una prima indagine sui rapporti familiari e affettivi del pittore, si passa ai risultati dei fondamentali studi nella Scuola di Arti Applicate, dove il giovane Klimt apprende tecniche diverse (come il mosaico e la lavorazione dei metalli) e un vasto repertorio di motivi decorativi tratti da tutte le epoche e culture, che diventeranno parte integrante del suo stile maturo. Interessante analizzare il passaggio dalle opere dell’apprendistato, improntato alla pittura storicistica e accademica, alle prime opere autonome che lo resero il pittore più in vista della città: in mostra è possibile ammirare i bozzetti di dipinti monumentali, grandi campagne decorative per teatri, musei e altri edifici che sorgevano sulla rinnovata Ringstrasse, dove Klimt andava sperimentando i primi rinnovamenti della sua arte, accentuando il decorativismo e la bidimensionalità.
È solo dopo un articolato e particolare percorso formativo che il nostro pittore diventa, come noto a tutti, il maestro della Secessione viennese, associazione di artisti e architetti fondata nel 1897 con l’intento di rinnovare l’arte viennese andando oltre gli accademismi e il vacuo storicismo. In mostra le opere della prima fase della Secessione sono la chiara testimonianza del rifiuto dello storicismo e del passo che Klimt stava compiendo verso l’avanguardia internazionale, con uno degli stili più influenti e imitati di sempre, che si poneva in linea con le contemporanee formule dell’Art Nouveau, dello Jugendstil e del Liberty e che si diffondeva con successo per la sua potenza ed il suo fascino.
Non poteva mancare, infine, lo straordinario Fregio di Beethoven, un’opera monumentale, uno degli interventi pittorici più celebri dell’artista e più grandiosi. Realizzato nel 1902 per il Palazzo della Secessione di Vienna, è ovviamente inamovibile, ma a Milano una copia fedele nell’ultima sala dell’esposizione, sulle note della Nona sinfonia di Beethoven, immerge il visitatore in piena atmosfera secessionista e klimtiana, tra ori, decorazioni, stilizzazioni, arabeschi, ornamenti eclettici, sensuali volti di donna e corpi sinuosi, per un’esperienza unica di opera d’arte totale.
Bombardati come siamo dalle riproduzioni commerciali dei capolavori di Klimt (che, molto più che in altri casi, non rendono giustizia alla bellezza di quelle opere), forse non ci rendiamo conto di quanto questo artista sia stato rivoluzionario. Finalmente la mostra milanese lo racconta nel suo percorso affascinante e inaspettato, dalla formazione alla Secessione.