Kappa FuturFestival 2024: “Se Torino è la patria dell’elettronica italiana è un po’ merito nostro”
Il Kappa FuturFestival, arrivato alla sua 11esima edizione, è diventato uno dei più importanti festival internazionali di musica elettronica al mondo. Dopo aver festeggiato lo scorso anno 90mila presenze, provenienti da 118 nazioni, l'edizione 2024 si appresta a raggiungere anche numeri maggiori, come sottolinea Stefano Dalla Villa, Marketing Manager di Movement Entertainment, l'azienda che si occupa dell'organizzazione del Festival. Il prossimo 5, 6 (già sold-out) e 7 luglio ritornerà al Parco Dora di Torino uno degli appuntamenti più importanti per la musica internazionale, sottolineato anche da Dj Mag, tra le riviste più accreditate di musica elettronica, che ha piazzato il Festival al 7° posto, superando eventi come il Coachella, il Sonar, ma anche il Burning Man e l'Awakenings. Musica, ma anche sostenibilità ambientale, come dimostra la scelta di adottare una proposta diversa sui mozziconi di sigaretta: "Kappa FuturFestival è anche il primo festival musicale ad adottare la raccolta differenziata dei mozziconi di sigaretta, che verranno trattati e trasformati in nuova materia prima". Tutto mantenendo la propria identità, anche nella scelte della line-up: "Sono 3 i criteri che ci guidano nella scelta della programmazione: musicisti che crediamo coerenti con l’identità del nostro Festival, la musica che ci piace e la disponibilità degli artisti". Qui l'intervista a Stefano Dalla Villa, Marketing Manager di Movement Entertainment.
Da quali base siete ripartiti dopo aver celebrato la decima edizione lo scorso anno con oltre 90mila presenze?
Siamo ripartiti con la consapevolezza di essere un punto di riferimento per il mondo dell’entertainment in Italia e in tutto il mondo. Per fare un paragone, ora giochiamo nella Champions League dei Festival di musica elettronica: non si può più sbagliare e dobbiamo eccellere in tutti i servizi mantenendo uno standard di qualità molto elevato in tutti gli ambiti.
Cosa significa aver reso Parco Dora, uno dei simboli della ricostruzione post-industriale di Torino, uno dei luoghi più importanti per la techno in Europa?
Parco Dora è il Central Park italiano, frutto della più imponente riqualificazione verde post-industriale dell’ultimo decennio. Con un po’ di follia, nel 2012, siamo stati i primi a metterci piede investendo risorse private per migliorarne i servizi e renderlo non solo il simbolo del Festival, ma anche meta del turismo industriale nella città di Torino, riconosciuta in tutto il mondo. Negli ultimi anni sono diventati virali i video degli artisti che suonano tra le colonne del parco e nei commenti si può leggere lo stupore di scoprire una location così straordinaria.
Quanto è importante nella costruzione della line-up del Festival la provenienza del pubblico, che l'anno scorso ha toccato oltre 100 nazioni sparse in tutto il mondo?
Nel 2023 abbiamo raggiunto le 118 nazioni di provenienza del pubblico. Per questa edizione siamo già a 147, Italia inclusa. La varietà di artisti presenti al Festival garantisce un’esperienza inclusiva, diversificata e attrattiva per partecipanti da tutto il mondo. Allo stesso tempo vogliamo però mantenere la nostra identità, caratteristica che ci ha sempre premiato.
Quanta importanza viene data anche al contesto extra-musicale del festival, con l’entrata in programmazione di spettacoli artistico-visivi?
Kappa FuturFestival è nato nel 2009 per celebrare il centenario del Futurismo. Inevitabilmente siamo molto legati al mondo dell’arte, digitale e non. Negli anni abbiamo collaborato con i migliori fotografi del mondo, penso a Oliviero Toscani, Massimo Vitali, Settimio Benedusi, Jacopo di Cera e molti altri e, grazie alla collaborazione con la piattaforma BlackDove, con alcuni dei VJ e visual artist più affermati nel comparto digital. Dallo scorso anno, la cornice del Kosmo Stage è l’installazione di Marinella Senatore Dance First Think Later, l’artista di arte contemporanea più importante che oggi l’Italia possa vantare.
Con che spirito è stato pensato l’aspetto della comunità in un Festival che è al centro di un tessuto metropolitano?
La comunità che circonda Parco Dora è per noi un attore fondamentale. Negli anni abbiamo instaurato un confronto franco e aperto con i residenti le cui indicazioni ci hanno spronato a migliorare. Cerchiamo sempre di renderli partecipi dei nostri traguardi e anche di coinvolgere il tessuto commerciale cittadino. Vogliamo infatti che KFF sia un valore aggiunto per tutti dagli esercizi commerciali, alle altre attività culturali, all'amministrazione.
Con quante declinazioni, oltre quella musicale, il mondo del digitale tocca il Festival?
Il digitale interessa moltissimi ambiti. A partire dalla biglietteria: un ambiente digitale accessibile tramite l’App ufficiale del Festival su cui il partecipante può scaricare il biglietto, caricare credito sul proprio wallet che poi li trasferisce sul bracciale dotato di chip RFID che riceve all’ingresso. Infatti per tutte le transazioni che avvengono all’interno di KFF per acquistare cibo, bevande, merchandise e tutti gli altri servizi disponibili si utilizza il sistema cashless. Digitale è anche la comunicazione: a Parco Dora installiamo 910 metri quadri di ledwall, sui palchi ma non solo, su cui proiettiamo informazioni utili quali la mappa, la timetable e i visual di artisti internazionali di cui parlavamo poco fa.
Dal punto di vista ambientale, quali sono le iniziative che possono rendere questo festival sostenibile?
Abbiamo stretto diverse collaborazioni per rendere il festival più sostenibile. In primis con il consorzio CORIPET che ci aiuta a realizzare la raccolta differenziata selettiva e a cui l’anno scorso abbiamo conferito 240 kg di bottigliette in PET – pari a circa 12 mila bottiglie – separandoli dal resto dei rifiuti. Queste sono state poi trasformate in rPET in un impianto di riciclo del territorio. Kappa FuturFestival è anche il primo festival musicale ad adottare la raccolta differenziata dei mozziconi di sigaretta, che verranno trattati e trasformati in nuova materia prima dalla start-up RE-CIG. A queste iniziative si aggiunge la riduzione degli sprechi di tessuto grazie al riutilizzo delle bandiere degli scorsi anni che, unite al neoprene da scarto industriale, sono state trasformate in borse e astucci da Cingomma, laboratorio artigianale di upcycling. In questo modo abbiamo recuperato 145 mq di tessuto e subito dopo il Festival metteremo in produzione la nuova collezione con le bandiere del 2024. Invece i vecchi banner in PVC sono stati utilizzati per realizzare lanyard per il personale impiegato al Festival.
Dal punto di vista economico, come il festival diventa anche un indotto per la città di Torino?
Stimiamo una ricaduta territoriale di 25 milioni di euro. Un indotto importante e di cui siamo fieri, perché Torino è la nostra città e la portiamo orgogliosamente in tutto il mondo mettendola al centro della nostra campagna mediatica.
Quali sono stati i criteri di scelta per la line-up quest’anno e quale presenza ha entusiasmato voi e il pubblico all’annuncio?
Sono 3 i criteri che ci guidano nella scelta della programmazione: musicisti che crediamo coerenti con l’identità del nostro Festival, la musica che ci piace e la disponibilità degli artisti. Il pubblico ha accolto tutta la line up con grande entusiasmo, ma ciò che ha colpito maggiormente è stata la capacità di presentare nuovi B2B, collaborazioni live tra 2 artisti, che non hanno mai suonato insieme.
Che tipo di responsabilità sentite nell’organizzare un festival di musica techno in una città che è la patria dell’elettronica italiana?
Se Torino è patria della musica elettronica è anche un po’ merito nostro che portiamo – grazie a Movement e Kappa FuturFestival – dal 2006 i migliori artisti mondiali in città.