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Jvli racconta a Fanpage le canzoni con Olly, Emma e Angelina Mango: “Li ringrazio, mi hanno dato fiducia”

Jvli, nome d’arte di Julien Boverood, è uno dei nomi più interessanti della discografia italiana: dopo l’esordio da “solista” con Ho voglia di te con Emma e Olly, ha prodotto per l’autore genovese Per due come noi, in collaborazione con Angelina Mango. Qui l’intervista.
A cura di Vincenzo Nasto
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Jvli, 2024
Jvli, 2024

Jvli, nome d'arte di Julien Boverod è uno dei producer italiani più interessanti degli ultimi anni. Dopo aver lavorato con autori come Boro Boro, Fred De Palma, ma anche Dargen D'Amico, ha esordito al Festival di Sanremo 2023, producendo Polvere di Olly, dopo il lungo viaggio a Sanremo Giovani. L'anno successivo ritornerà, accompagnando Emma con Apnea e Fred De Palma con Il cielo non ci vuole. Più recentemente, dopo aver prodotto L'ultima poesia di Geolier e Ultimo, ma soprattutto Devastante di Olly, ha dato il via alla sua carriera solista con Ho voglia di Te di Emma e Olly. Mentre successivamente, ha lavorato alla produzione del singolo di Olly Per due come noi, che vede il talento genovese in compagnia di Angelina Mango. Il brano, come ha raccontato lo stesso Jvli nell'intervista, è stato prodotto quasi un anno prima della vittoria sanremese della cantante ed è stato pubblicato lo scorso 6 settembre. Qui l'intervista a Jvli.

Come ti sei avvicinato alla musica?

Sono nato in Valle D'Aosta ed è stata una fortuna per me, un piccolo mondo a parte che mi ha permesso di crescere molto lentamente rispetto a quanto poi ho visto nelle altre città dove ho vissuto. Studio sin da piccolo musica (i genitori sono entrambi musicisti) e ho cominciato con la fisarmonica che è uno strumento abbastanza atipico, ma mio padre lo suonava. Poi è arrivata la batteria, fino al liceo musicale dove ho fatto chitarra.

Sei diplomato quindi?

Non l'ho finito purtroppo, perché mi sono trasferito a Torino. Inizialmente facevo remix e ripetizioni nel 2016, andavano molto di moda, ho cominciato un percorso da dj e poi mi sono trasferito sulla produzione e sono arrivato a Milano.

Chi ti ha accolto?

Takagi e Ketra: mi hanno dato la possibilità di poter lavorare con loro e ormai sono 4 anni che son qui. La passione per la musica è una cosa che nasce principalmente dalla famiglia, anche i miei nonni erano musicisti.

Come hai vissuto il salto dalla Valle D'Aosta a Torino, anche musicalmente?

Le prime produzioni arrivavano da ciò che ascoltavo da piccolo. Poi il mondo, con l'arrivo a Torino e l'inizio della carriera da dj, ha cominciato ad assumere più valore per me. Ho cominciato a suonare nelle discoteche.

E Milano, invece?

Ho fatto un passo indietro, infatti mi è ritornata quella voglia di chitarra e cantautorato che ascoltavo da piccolo con i miei genitori. Credo mi abbia aiutato anche crescere e aver iniziato a suonare live con Olly, mi ha riportato vicino allo strumento, la chitarra, più che alla discoteca.

Com'è stato collaborare con tantissimi artisti, tra cui Emma, Olly e Fred De Palma?

Con Emma mi è piaciuto molto che si sia affidata, buttandosi in un mondo nuovo. Ho imparato tanto da lei, soprattutto sul lato umano: si è affidata a un ragazzo molto più giovane, e non ho mai avvertito una minima parola fuori posto. Si è affidata ciecamente. Lei, come anche Olly e Fred, mi hanno dato una fiducia gigantesca e mi hanno regalato tanti momenti che non dimenticherò mai.

Qual è la sensazione che ti fa capire quando una produzione, un pezzo, ha le basi per diventare qualcosa di importante, come Devastante con Olly?

Lì c'è sempre un po' di contrasto. C'è sia un gusto personale, anche se non nego che ci sono volte che manchi completamente il bersaglio. Ammetto che se un pezzo mi dà buone sensazioni e i miei amici si gasano quando la faccio ascoltare, i risultati, più o meno, li porta sempre a casa.

Come convivi con questi brani che non hanno conquistato gli altri come hanno conquistato te?

Ci sono dei brani che non hanno funzionato come volevo, che riascolto tutti i giorni e sono i miei preferiti. Me li ascolto come se non fossero miei.

Mi fai un esempio invece di un pezzo che ti ha sorpreso in positivo?

Penso a Menomale che c'è il mare che ho fatto con Olly: inizialmente con quella non avevo avuto un grip come con altri pezzi che abbiamo fatto insieme. E invece adesso è anche virale sui social, è esploso. È diventata la mia canzone preferita, me la sono tatuata anche: mi ha dato una mano importante nei miei momenti più difficili. Una pacca sulla spalla.

Arriviamo a Sanremo: hai partecipato alle ultime due edizioni, c0m'è stato?

Il primo anno molto strano perché è stato un percorso molto lungo: abbiamo fatto tutta la trafila di Sanremo Giovani con Olly: quasi come un mondiale di calcio. Ci ha aiutati molto il maestro Cipolla, che subito mi ha messo a mio agio e nelle condizioni di relazionarmi con l'orchestra. Mai sentito fuori luogo.

È stato un sogno?

Il me bambino è uscito la prima volta che abbiamo fatto le prove all'Ariston: volevo saltare sulle sedie.

E il secondo invece?

Molto consapevole, anche perché c'era voglia di dimostrare che non c'ero arrivato per caso a Sanremo. Mi sono preso tutto sulle spalle, dagli arrangiamenti alle cover (ha accompagnato Emma e Fred De Palma).

E invece cosa rappresenta il viaggio musicale con Olly?

Con lui è diverso, c'è un rapporto che va oltre la musica ed è una fortuna, secondo me. Siamo migliori amici e a Milano è la mia famiglia: siamo entrambi fuorisede e passiamo tantissimo tempo assieme. La musica che faccio con lui ha qualcosa in più.

C'è una traccia che simboleggia questo rapporto? 

Credo l'ultima, quella insieme ad Angelina. Il pezzo lo abbiamo scritto un anno fa, mi ero appena lasciato con la mia fidanzata ed ero a casa di Olly sul divano. Dopo non so quante ore in cui abbiamo scritto e chiacchierato, è uscita la canzone: ci ha unito ancora di più. Il primo singolo dovevo farlo con lui e poi è nata l'idea di Angelina.

Com'è stato lavorare con lei?

Sicuramente molto bello: il pezzo risale a un anno fa, ancora prima di Sanremo. Praticamente era a ridosso della fine di Amici e abbiamo passato una giornata in studio molto piacevole: ha ascoltato il pezzo che esisteva già, e le è piaciuto molto.

C'è stata pressione affinché facessi un producer album? Ti senti pronto?

Per me è una cosa talmente importante che in questo momento non mi sento ancora pronto. Vorrei che il mio album avesse un'identità, un viaggio, qualcosa di diverso rispetto ai brani che potrebbero pubblicare gli artisti, producendo per loro. Ne ho visti molti, ma ci sono anche bei progetti come Obe di Mace. La mia etichetta mi ha proposto in passato di provare a fare qualcosa in questo senso, ma ho apprezzato tanto che hanno capito che non era quello che volevo fare. Poi adesso, dopo il pezzo con Emma che è andato benissimo, voglio capire cosa verrà dopo. Ci sarà tempo.

E invece c'è qualcosa che vorresti comunicare al pubblico sul lavoro, alcune volte invisibile, dei producer?

Mi piacerebbe mostrare come si costruisce da zero una canzone, non sono dalla storia da raccontare, ma dalle melodie, dall'accompagnamento. Alcune volte le persone pensano che i pezzi siano già prodotti, mentre invece molte volte è un lavoro sartoriale per l'artista che stai producendo. È un dialogo continuo, soprattutto per darci consigli su ciò che potrebbe esser fatto meglio.

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