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Jude Ellison S. Doyle: “Abbattiamo il patriarcato e ricostruiamo il mondo su una base più equa”

Dopo Il mostruoso femminile e Spezzate, Jude E. S. Doyle pubblica in Italia il fumetto Maw, un’opera contro il patriarcato: Fanpage l’ha intervistato.
A cura di Francesco Raiola
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Jude E. S. Doyle
Jude E. S. Doyle

Jude E. S. Doyle è uno degli scrittori americani più interessanti quando si parla di patriarcato e di temi di genere. Autore di libri ormai cult come Il mostruoso femminile e Spezzate (Trainwreck, ovvero donne che dopo aver raggiunto la popolarità cadono in rovina per colpa della società che ama guardare e fagocitare questa caduta), Doyle ha pubblicato, sempre per TLON, suo editore italiano, il fumetto "MAW. Una mostruosa vendetta contro il patriarcato", un racconto tradotto da Laura Fantoni, disegnato da A.L. Kaplan e colorato da Fabiana Mascolo che parla di Marion Angela Weber (MAW, appunto), una donna dal passato difficile che accompagna la sorella in un raduno femminista, organizzato da una femminista della seconda ondata che ha creato un business. La sorella della protagonista spera di poterla aiutare a ritrovare un po' di serenità e pace, ma quello che avviene distrugge definitivamente tutto, Maw, infatti, subisce ancora una violenza che la trasforma in un mostro che distrugge tutto.

Come è nato MAW?

Maw è nato quando avevo appena finito di scrivere le linee guida de "Il mostruoso femminile", un libro sul modo in cui le donne sono state percepite come mostruose nel corso degli anni, nei vari miti e nella narrativa horror. E mentre lo stavo scrivendo avevo cominciato a tenere una newsletter sull'horror, semplicemente perché guardavo sette film a settimana e avevo bisogno di un posto dove mettere i miei pensieri, questo attirò l'attenzione di Chris Rosa, che allora era editor dei BOOM! Studios, l'editore di fumetti americano che mi ha pubblicato per la prima volta e mi ha chiese di trovare alcune idee per farne una storia. Questo fumetto è stato uno dei vari progetti che gli ho proposto, ma è stato sicuramente la versione più inquietante e infelice tra le storie che potevo raccontare, è lui ha deciso di pubblicarlo.

Quando hai iniziato a sentire il bisogno di parlare di patriarcato?

Per me è sempre stata un'urgenza, penso che la mia identità di persona trans – anche quando non sapevo di essere trans – abbia a che fare con questo. Penso che il genere sia quasi come una seconda lingua, non mi viene naturale, devo pensarci su per capirlo, sai, sono diventato maggiorenne negli anni 2000, periodo in cui ci fu un'esplosione di misoginia negli Stati Uniti, come puoi notare anche leggendo Trainwreck: ogni settimana c'era una nuova donna da abbattere. Parlavo con molte ragazze in quel periodo, perché se sei a New York conosci molte donne che vogliono essere artiste o cantanti o attrici, che facevano enormemente attenzione al modo in cui apparivano perché c'era il rischio reale che qualcuno le prendesse in giro, bastava una foto brutta e la vita finiva. È stato trovandomi in quel contesto che ho iniziato a pensare che il patriarcato era ciò di cui devo parlare.

Il senso di comunità è molto forte nel tuo libro e mi sembra un tema sempre più centrale.

Sì, penso che sia Maw che un altro fumetto che uscirà in formato tascabile negli Stati Uniti prossimamente e si chiama The Neighbours e per qualche motivo, in generale, nella narrativa che ho scritto, questa idea di comunità tenda a emergere molto, anche se non necessariamente con un'accezione positiva. Voglio dire: se trovi la comunità giusta, quella comunità di persone che può relazionarsi con te, vederti e testimoniarti, starai bene, il rischio, però, è che ti senti spinto ad appartenere a qualcosa che può essere così intenso da finire di accettare alcune cose che non ti vanno bene. Sapete, ho visto persone rinunciare a molto di se stesse per restare nelle loro comunità e ho visto persone farsi risucchiare e radicalizzare da comunità davvero brutte e odiose che promettono loro solo un posto in cui sfogare la propria rabbia.

"Indossa un abito da 5.000 dollari, cosa ne sa lei del trauma?" dice la protagonista riferita a un'altra persona: quanto è importante la questione della classe?

Credo che questa questione sia venuta fuori da questo benessere strano e gentrificato che era molto attuale negli Stati Uniti nel momento in cui ho scritto il libro, anche se adesso se ne parla molto di meno. Credo che Diana sia specificamente il personaggio di cui si parla lì, volevo parlare un po' del modo in cui i più giovani tendono a vedere il femminismo della seconda ondata, il femminismo del 20° secolo, molte di loro erano donne del baby boom che entrarono nelle gerarchie aziendali e si sono svendute. E Diana in qualche modo si sta assolutamente svendendo, come se avesse monetizzato questo ritiro, che a quanto pare non fa proprio cose buone per le persone che ci vanno. Quella sorta di presa individualistica del potere è qualcosa che le femministe più giovani tendono a guardare con un po' di sospetto, e penso che facciano bene. Ti trovi a guardare con sospetto Diana per aver costruito un business sfruttando i traumi altrui, ma dovresti anche capire come è arrivata lì.

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Un altro sentimento importante è quello della rabbia, troppo spesso concessa agli uomini, ma mai alle donne, che devono, invece, essere educate…

Sì, quando sei una donna o anche solo percepita come donna, ti dicono che la rabbia è una delle cose principali che non dovresti provare, perché è un'emozione egoistica. La funzione primordiale del tuo corpo è quella di allontanare spesso le cose da te e di stabilire un limite ed è anche qualcosa che emerge spesso come prima risposta all'impotenza. Maw parla di un particolare tipo di rabbia bloccata, un luogo in cui mi sono ritrovato in alcuni momenti della mia vita, dove in realtà non hai la capacità di allontanare da te ciò che è successo e non hai la capacità di far sì che ciò non accada. E quando il sistema giudiziario ti delude, cosa che succede qui per il protagonista, può sembrare che tu sia completamente vittima, per questo provi molta rabbia e non sai cosa farne. Molti personaggi di Maw sono semplicemente paralizzanti: Marianne beve, Howie è sempre fatto, come se cercassero costantemente di scappare dal buco che hanno dentro, come se tutti gli abusi, tutta la tristezza e la rabbia venissero immagazzinati. Penso che in Maw sia proprio come quella sensazione per cui la tua rabbia è arrivata a un punto in cui ce n'è così tanta che non rimane più molto di te.

Fai dire a uno dei tuoi personaggi: "Nessuno mi crederà, ogni vittima lo pensa" eppure tu fai un salto ulteriore e aggiungi: "È una stronzata, ci credono, ma vogliono una scusa per guardare dall'altra parte"…

Penso che sia stato un punto che ho raggiunto io e che ha raggiunto Maw, e forse lo abbiamo raggiunto ora negli Stati Uniti, almeno dopo il MeToo, dove così tanti abusatori sono stati in un certo senso smascherati. È stato davvero spaventoso per molte persone. Per quanto mi riguarda ogni violenza sessuale di cui parlo, ogni forma di violenza di genere di cui parlo, è qualcosa che ho cercato di prendere da un resoconto reale, ove possibile, perché non volevo sensazionalizzare, non volevo causare traumi e volevo essere fedele a come queste cose accadono realmente.

Hai qualche esempio?

Uno degli incidenti principali da cui ho attinto è stato un caso di stupro di cui ho letto quando ero adolescente, in cui una giovane donna era stata drogata e violentata da diversi ragazzi, uno dei quali era il figlio dello sceriffo della loro città: l'avevano registrato e l'hanno fatto ascoltare in tribunale, a quanto pare, l'hanno riprodotto più volte, ogni giurato l'ha visto e alla fine mi pare che solo uno di loro abbia scontato un paio di mesi. È stato davvero, davvero raccapricciante. Ed è un punto a cui arrivi quando leggi come vengono recepiti questi crimini: non c'è dubbio che sia successo, tutti ammettono che è successo, tutti lo stanno guardando e ti ritrovi chi dice "ma è così importante? Vale la pena distruggere la vita di un giovane?". Penso che sia importante dire che uno dei principali eventi traumatici in molti processi per stupro è la sistematica degradazione della vittima e la messa in discussione della sua credibilità. Nel caso di cui ho letto da adolescente, hanno letteralmente realizzato dei poster con la faccia di questa ragazza e li hanno attaccati in giro per la città. Loro ti credono, sanno che è successo, ma hanno solo bisogno di un motivo per girarsi dall'altra parte.

Parlando della violenza, a un certo punto il protagonista dice: "Ma non ho fatto niente", per difendersi. Riusciremo mai a capire che c’è bisogno di agire e non di neutralità?

È interessante, sto leggendo un libro intitolato Truth and Repair: How Trauma Survivors Envision Justice di Judith Herman, che è un'esperta di traumi e in particolare di traumi da violenza sessuale. Lei ha intervistato tutte queste vittime e ha chiesto: come sarebbe la giustizia se potessi progettare un processo giudiziario che ti restituisca effettivamente parte di ciò che hai perso? E ciò che ha capito è che per molte vittime il ruolo degli passanti nell'ignorare il crimine o nel respingere il crimine o distogliere lo sguardo è stato quasi più doloroso dell'aggressione stessa. Non si è trattato solo dell'aggressione, che è ovviamente traumatica, ma del fatto di essere tagliati fuori dalla comunità, tagliati fuori dal tessuto sociale perché era successo loro qualcosa che nessuno poteva permettersi di riconoscere. E quindi penso che una cosa dobbiamo fare tutti e in particolar modo gli uomini, perché abbiamo meno probabilità di essere presi di mira direttamente, è imparare a vedere e a dire qualcosa.

Carla Lonzi, una delle più importanti femministe italiane, auspicava il femminismo della differenza, quindi non tanto dell'uguaglianza, perché sarebbe stata l'uguaglianza in un mondo costruito dall'uomo, ma voleva un'inversione, una vera e proprio rivoluzione. Cosa ne pensi?

Penso che questa sia davvero la chiave ed è qualcosa di cui parliamo molto negli Stati Uniti: assimilarsi al sistema così com'è non è sufficiente, perché il sistema è costruito per funzionare su qualcuno che viene oppresso. Sai, anche se non sei tu, stai solo scaricando la responsabilità su qualcun altro. E ciò di cui abbiamo bisogno è ricostruire il sistema su valori fondamentalmente diversi. Come fare? Non lo so, non credo che Maw offra una risposta, la risposta di Maw è semplicemente nichilista e coinvolge la morte e i mostri marini. Sono d’accordo che ciò che conta non è solo portare poche donne nelle posizioni di vertice, ciò che conta è fondamentalmente annullare la binarietà di genere così com’è, annullare l’idea che il genere sia un meccanismo connesso al potere e ricostruire il mondo su una base fondamentalmente più equa.

A che punto siamo con quello che chiami trainwreck?

Penso quasi che i grandi disastri degli anni 2000 accaduti a Britney Spears, Paris Hilton e Lindsay Lohan sembrino un po' come precursori di ciò che sta accadendo oggi, solo che al posto delle donne famose è molto più probabile che troveremo semplicemente una donna a caso che sui social media ha scritto un post imbarazzante. Penso che il tweet più ridicolo che ho visto di recente sia stato quello di una donna che diceva: "Adoro prendere il caffè in giardino con mio marito" e un gruppo di persone ha risposto cose tipo: "Oh, grazie per essertene vantata", "Non tutte abbiamo un giardino o un marito, sai?". La gente era semplicemente furiosa perché questa donna diceva che le piaceva il caffè e la persona con cui era sposata: è come se fosse ormai troppo facile trovare persone che non hanno team di pubbliche relazioni, soldi e fan, che sono semplicemente estranei casuali, e renderli dei mostri. È più facile ed è più divertente così, perché se ci vuole molto lavoro per abbattere una celebrità, non ce ne vuole altrettanto per rovinare la vita di una donna a caso che sta semplicemente prendendo un caffè nel suo cortile.

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