Jovanotti: “Con l’incidente in bici ho ricevuto un dono. Non vado in gara a Sanremo perché non sono competitivo”

Il 31 gennaio esce IL CORPO UMANO VOL.1, il nuovo album di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti. A Fanpage.it in questa intervista parla del suo viaggio interiore dopo l’incidente in bici, che a un certo punto si è rivelato come “un dono”. La positività come espressione del suo essere, ché imbronciato non si piace proprio, quando è giù possono vederlo solo “la Francesca e la Teresa”. Poi, a Sanremo solo come ospite, perché: “non mi piacciono le gare, sono competitivo solo con me stesso”.
A cura di Eleonora D'Amore
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Il 31 gennaio esce IL CORPO UMANO VOL.1, il nuovo album di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti sin dagli esordi. A distanza di otto anni da Oh, Vita! e di tre anni da Il Disco Del Sole, arrivano 15 canzoni che compongono la tracklist dell’album, tutte diverse tra loro, e ognuna parte di un corpo unico, un corpo umano che torna a vivere e a danzare dopo un lungo periodo di fermo dovuto all'incidente in bici nel luglio del 2023 a Santo Domingo.

Ogni canzone è un pezzo di vita, un passo verso nuovi orizzonti, un messaggio chiaro: vivere senza filtri e trasformare le proprie fragilità in forza. Guardare avanti con entusiasmo e (ri)prendersi la vita. Il corpo umano è stato anticipato dal singolo Montecristo, entrato direttamente al 1° posto della classifica EarOne, e da Fuorionda, accompagnato da uno street clip realizzato da Maikid e sua figlia Teresa Cherubini. Fanpage.it lo ha raggiunto nei suoi studi per parlare di questo nuovo viaggio, un incidente che a un certo punto si è rivelato a lui come "un dono", portatore di "una nuova possibilità per evolvermi, migliorare, di aprirmi a nuove prospettive. Anche per ciò che mi sta molto a cuore, ovvero il mestiere di autore di canzoni", ha dichiarato sorridente.

Ha tutte le intenzioni di tornare a suonare dal vivo per essere di nuovo colui che "fa scatenare la festa" e crede fortemente che questa positività rappresenti il suo posto nel mondo: "Il mondo come un luogo nel quale c’è la possibilità di entusiasmarsi e di partecipare con un verso, come diceva anche Walt Whitman. Il mio è un verso solare, che va incontro alla vita come fenomeno miracoloso, stupefacente". Grandi prospettive future, tra cui un concerto interamente dedicato ai ciclisti, ma tra queste non c'è Sanremo come big in gara, perché "non mi piacciono le gare, sono competitivo solo con me stesso". 

Ciao Lorenzo, ci spieghi la copertina de Il corpo umano?

Ho rispettato i simboli fedeli del gioco, persino il cuore infranto non mi appartiene ma l’ho tenuto. In realtà se dovessi ridisegnarli io, non li cambierei per niente. Incluso il naso da clown.

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E i boxer?

È un’idea di Teresa mia figlia, che li ha voluti come quelli del primo album dal titolo Jovanotti for President. Sono gli stessi boxer, che al tempo usavo anche ai concerti, quando toglievo i pantaloni davanti al pubblico.

In Fuorionda canti "Potrei dirti che fa ancora male e non si decide a passare, che quel giorno in ambulanza ho capito che si muore". Hai imparato letteralmente cosa significa cadere e sapersi rialzare. Ci spieghi il senso più profondo del periodo dopo l’incidente?

Mi è rimasta la consapevolezza della fragilità, della vulnerabilità, che prima era più astratta. L’avevo vista negli altri ma non l’avevo mai pensata addosso a me, se non come possibilità remota. Anzi, avevo una sorta di presunzione di invulnerabilità, mi mettevo in pericolo a volte in maniera incosciente. Non è detto che non riaccada, però sicuramente quello che mi è successo ha portato una consapevolezza nuova. In certi momenti sono addirittura contento, ho avuto la sensazione in questi ultimi mesi di aver ricevuto un dono, una nuova possibilità per evolvermi, migliorare, di aprirmi a nuove prospettive. Anche per ciò che mi sta molto a cuore, ovvero il mestiere di autore di canzoni. È accaduto qualcosa di importante, per ora l’ho convertito in qualche canzone nuova e la voglia di tornare ad essere quello che fa scatenare la festa.

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Al netto di errori e incidenti di percorso, come posso non celebrarti Oh vita, questo è quanto emerso dalla tua partecipazione a Belve dove, parere personale, sei stato la belva più belva di tutte. È un ruggito, quello della positività, che ritieni essere una marcia in più o ha effetti collaterali? 

È piuttosto misterioso capire cos’è. Non so bene cosa significhi positività perché è come sono, non conosco un’alternativa. Non so come si può essere diversamente da così perché vivo dentro il mio corpo. Sono cresciuto così, questo è il mio sguardo rispetto alle cose, credo che sia il mio ruolo perché mi è congeniale. Lo faccio con intensità, naturalezza e senza mentire, non è un atteggiamento il mio, sono proprio così. Credo nella possibilità di migliorarsi, di scoperta e cambiamento, in tutte le cose che mi forniscono gli strumenti per guardare il mondo come un luogo nel quale c’è la possibilità di entusiasmarsi e di partecipare con un verso, come diceva anche Walt Whitman. Il mio è un verso solare, che va incontro alla vita come fenomeno miracoloso, stupefacente. Come diceva Jessica Rabbit, mi hanno disegnato così.

Non amo mai mostrarmi gli altri di cattivo umore, se capita di essere triste, preferisco sparire”, canti nel brano Grande da far paura. Quanto c’è di te in questi versi?

Non è una frase poetica, è una didascalia quasi. Non vengo bene nelle foto di cattivo umore, non mi piace guardarmi. Non sono a mio agio con quel sentimento e quindi lo rimuovo anche dal mio aspetto se posso. Quando mi capita di provarlo, mi nascondo come fanno i gatti. Tranne con le persone costrette a starmi vicino, come la Francesca (Valiani, ndr) e la Teresa (Cherubini, ndr), che mi vedono anche nei momenti tristi.

Jovanotti con sua moglie Francesca Valiani e sua figlia Teresa Cherubini
Jovanotti con sua moglie Francesca Valiani e sua figlia Teresa Cherubini

Sei un cantante amato da fasce d’età molto diverse. Avere una figlia ventenne, fumettista e amante della musica, ti aiuta a muoverti con le nuove generazioni? 

Mi piace molto il pubblico dei miei concerti proprio per questi motivi. Teresa mi aiuta molto. Se penso a me e al mio babbo, non avevamo niente in comune a livello di passioni, eravamo distanti, non comunicavamo. Con mia figlia abbiamo molti interessi in comune e mi piace nutrirmi della freschezza del suo sguardo su cose dove io ho fatto già tre giri.

Hai 58 anni ma molti faticano a credere alla tua età. C’è un elisir interiore che impedisce al tempo di prendere il sopravvento? 

Sono un po’ stupito anche io perché non mi viene automatico pensare all’età che ho: in certi giorni sì, mi sento vecchio, ma nella maggior parte dei giorni no, non riesco a far coincidere la mia energia con l’età anagrafica. Spesso se mi chiedi quanti anni ho, ci devo pensare un attimo. Il vantaggio delle età, comunque, è che rimangono dentro. Poi io faccio musica, che mi tiene in contatto con una necessità di vitalità imprescindibile, come fosse un carburante. Quando vedo artisti come Mick Jagger o Gianni Morandi sul palco, ne ho la prova.

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Sabato 26 luglio 2025 ai Laghi di Fusine – in Friuli Venezia Giulia (data già SOLD OUT) c'è il tuo primo concerto riservato a soli ciclisti. Hai voluto un evento simile per “sanare” il tuo legame con le due ruote? 

Un po’ sì, è un esorcismo (ride, ndr)

Ti rivedremo in bici?

Mi ci sono già rimesso in bici, non sono ancora ai livelli di prima ma vado bene. Sarà un concerto per i ciclisti in un festival che si fa da 30 anni, che è una specie di tradizione. Vorrei anche celebrare una passione, visto che in Italia anima moltissime persone, incluso me.

Super ospite a Sanremo 2025. Una sola volta hai partecipato nei big (nel 1989 con Vasco, arrivato quinto) e quattro da ospite. Contempli la possibilità di poter tornare di nuovo come artista in gara un giorno? 

Non lo so, devo dire che non mi è mai venuto in mente. Anche nel 1989 non è che avevo granché voglia di andarci, fu un’idea di Claudio Cecchetto: arrivai quinto ma ero certo che sarei stato ultimo, andai proprio da outsider. Non sono un tipo competitivo, non mi piacciono le gare, sono competitivo solo con me stesso. Le poche gare in bici non mi hanno proprio divertito. L’idea di vincere e perdere non è mai stata nelle mie corde, neanche da bambino, mai fatto sport di squadra, ero uno che amava farsi i fatti suoi.

È un album variegato, penso alla differenza tra pezzi come Montecristo, Un mondo a parte o Le foglie di te: la ricerca resta la tua stella polare, come ci si mantiene sempre curiosi? Si dice che crescendo si diventa conservatori, e invece?

Io, il contrario. Oggi sono molto meno dentro un personaggio, meno attento alla mia identità o a quello che comunico al di fuori deve corrispondere a qualcosa di preciso. Cerco di fare cose che mi piacciono e seguo il mio corpo nei suoi segnali positivi: la pelle d’oca, il battito che accelera, le guance rosse, le gambe che si mettono in movimento. Ero più conservatore da ragazzo, oggi sono più libero.

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