Joan Mirò a Napoli: il giro del mondo (fantastico) in 80 opere dell’artista spagnolo
Sarà uno degli eventi della prossima stagione autunnale, almeno dal punto di vista artistico. Certamente lo sarà per la città di Napoli, dove dal 25 settembre 2019 al 23 febbraio 2020 sarà di scena l’esposizione dal titolo “Joan Miró. Il linguaggio dei segni”. Un modo per raccontare il mondo fantastico, onirico e creativo dell'artista spagnolo, che al PAN Palazzo delle Arti Napoli, sarà l'oggetto della mostra con i suoi capolavori. Ben ottanta tra quadri, disegni, sculture, collage e arazzi, tutte provenienti dalla straordinaria collezione di proprietà dello Stato portoghese in deposito alla Fondazione Serralves di Porto. Le opere esposte coprono il lungo arco della produzione artistica di Miró, dal 1927 al 1986, un racconto sull’evoluzione dello stile di questo straordinario artista che riesce a trasformare i diversi oggetti che compongono le sue opere in segni visivi, anticipando il linguaggio dell’arte del Ventesimo secolo.
Joan Mirò a Napoli: la storia delle opere salvate
L'esposizione racconta, oltre al percorso artistico di Mirò, un'altra vicenda. Quella di patrimonio creativo salvato integralmente, da quando nel 2014 lo Stato portoghese ha impedito la vendita della collezione, allora del Banco Português de Negoció, preservando un patrimonio di inestimabile valore e che tra il 2016 e il 2017 sono state presentate per la prima volta al Museo Serralves di Porto, all'interno di una mostra dove sono stati oltre 300.000 i visitatori.
Si tratta di un intenso viaggio nella materialità che supera le costrizioni della tela e del colore utilizzando ogni supporto materiale necessario per dare forma a quella sorprendente evasione poetica che caratterizza l’opera di Miró. La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli e organizzata dalla Fondazione Serralves di Porto con C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, si configura come il più importante evento culturale della stagione autunnale napoletana. Ed è a cura di Robert Lubar Messeri, professore di storia dell’arte all’Institute of Fine Arts della New York University, e sotto la guida di Francesca Villanti, direttore scientifico C.O.R.