Joan Baez compie 75 anni: l’usignolo di Woodstock continua a cantare
"Tanto tempo fa mi avevano detto di stare zitta e cantare": ha cantato, certo, con una forza straordinaria, ma non ha mai taciuto. Perché per Joan Baez la musica ha sempre significato prima di tutto denuncia, conquista, cambiamento: non è mai stata zitta, divenendo non solo la voce femminile più celebre ed impegnata degli anni '60, ma anche il simbolo di un'intera generazione in rivoluzione. L'amore leggendario per un riccioluto ragazzo del Minnesota che si chiamerà Bob Dylan, le intense ballate folk e lo spirito popolare, i diritti civili, la condanna per ogni forma di discriminazione: ha cantato tutto questo, in più di mezzo secolo di musica. Joan Baez oggi compie 75 anni: è passata una vita da quel primo ukulele con cui strimpellava i soliti quattro accordi. Una vita trascorsa con la musica, ma anche con l'impegno civile e politico: più di mezzo secolo di musica, di storia, e Joan Baez continua ancora a cantare con forza.
Nel 1965 canta l'inno pacifista "We Shall Overcome" e si unisce alla voce di Martin Luther King nella storica marcia per i diritti civili in Alabama, e nel '66 è al fianco di Cesar Chavez e dei contadini immigrati della California, nella loro lotta per ottenere migliorate condizioni di lavoro e di vita.
Ma la musica e l'attivismo politico diventano inseparabili per Joan Baez quando l'America comincia a parlare del Vietnam: "Where Have All the Flowers Gone?", chiede Joan con la sua chitarra, gridando pubblicamente la propria obiezione alle spese di guerra. Joan rifiuta di seguire la politica dominante e annuncia che non pagherà la quota destinata al ministero della difesa, incoraggiando a gran voce l'obiezione di coscienza al servizio militare. Nel Natale del 1972 si unisce ad una delegazione pacifista che attraversa il Vietnam del Nord per consegnare la posta e gli auguri natalizi ai prigionieri statunitensi. E mentre Joan è lì, su Hanoi si scatena il tremendo "bombardamento di Natale" ordinato da Richard Nixon, che durò undici giorni.
"La voce non è più la stessa, ma la passione si. Non credo di essere molto cambiata negli anni": Joan non cambia, e diventa la prima artista ad esibirsi a Sarajevo dallo scoppio della guerra civile, ed è la prima in assoluto a cantare nell'ex penitenziario di Alcatraz a San Francisco per la "Bread and Roses", l'associazione di beneficenza della sorella, Mimi Fariña.
"I am Paris, I am Beirut, I am Baghdad, and beyond…"
E Joan non cambia nemmeno oggi, e non tace. Come non ha taciuto dopo i fatti del 13 novembre scorso a Parigi:
Anche quando i nostri governi si impegnano nella follia della vendetta, noi dobbiamo ricordare loro che il vero nemico non è la popolazione, ma le ambizioni imperialiste, l'avidità, e l'estremismo religioso da tutti i lati. Per capire quali debbano essere i rimedi contro la violenza crescente abbiamo bisogno di capire che cosa ha creato il livello di fanatismo e l'odio che stiamo vivendo, assumendoci la responsabilità per la nostra ignoranza, e portando il lutto per la perdita di vite umane.
Il Corano (05:32) dice: "Chiunque uccide un innocente uccide tutta l'umanità". Nei Vangeli Gesù disse: "Rimetti la tua spada al suo posto. Tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada" ( Matteo 26 52-54 ), e Gandhi, che con la nonviolenza ha sconfitto l'Impero britannico, ha detto, che "occhio per occhio renderà tutto il mondo cieco". Esistono semi di pace in tutte le religioni, e vendicare le atrocità con altre atrocità non può servire a nessuno.