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James Senese: “Il vero Pino Daniele è quello degli inizi, poi il sistema lo ha cambiato”

A 10 anni dalla scomparsa, James Senese racconta a Fanpage.it il suo Pino Daniele senza retorica: “Non c’è eredità da raccogliere. I suoi primi “gemiti” avevano un sentimento molto forte che ha creato una connessione che vive ancora oggi”.
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Sarà un 2025 pieno di pubblicazioni, di documentari, di approfondimenti che ricorderanno Pino Daniele. Ma a dieci anni dalla scomparsa, la voce più autentica per ricordarlo è quella di chi ne ha condiviso non solo il palco, ma in qualche modo anche i sogni e le battaglie musicali, iniziandolo alla professione. James Senese, sassofonista e anima dei Napoli Centrale, custodisce una memoria di Pino che va oltre le celebrazioni. Dal primo incontro con quel ragazzo che "non aveva soldi" ma aveva già il fuoco di chi avrebbe rivoluzionato la musica partenopea, fino all'ultimo saluto, Senese racconta un Pino Daniele diverso: un estremista del linguaggio, un rivoluzionario gentile, artista che ha saputo resistere alle lusinghe del "sistema". A Fanpage.it, il musicista napoletano si spoglia della retorica commemorativa per consegnarci un ritratto crudo e sincero di Pino Daniele, con quella stessa schiettezza che ha caratterizzato il loro sodalizio artistico e umano.

Pino Daniele e James Senese il 28 dicembre 2013 al Palapartenope.
Pino Daniele e James Senese il 28 dicembre 2013 al Palapartenope.

Dieci anni senza Pino. Ma possiamo dire che Pino sia scomparso davvero? 

Dipende. Per quello che dovrebbe essere Pino, per me, dovrebbe essere ancora più presente di quanto non lo sia. E invece no, non è così. C'è qualcosa, ma non è dominante. Almeno non dal mio punto di vista.

Però, Again – il singolo inedito pubblicato in novembre – è stata tra le più ascoltate in radio e in streaming.

Io non l'ho sentito il pezzo. Sempre Pino sarà, per carità, però…

Non hai ascoltato quindi l'ultimo pezzo? 

No. Ti dico la verità, quello che esce dopo è sempre tutto un "di più". Quando un artista ha qualcosa di veramente forte, non esce mai dopo. Esce prima, casomai.

Qual è la cosa più grande che ha fatto Pino Daniele? 

La sua grandezza sta nelle prime cose che ha fatto. I suoi primi "gemiti" avevano un sentimento molto forte che ha creato una connessione che vive ancora oggi nel popolo. Non voglio dire che negli ultimi anni lui aveva perso la sua vena creativa, no, questo non lo dico.

Però? 

Però siamo circondati dal sistema. ‘O sistema fa in modo che tutto cambia e anche l'artista in qualche modo cambia per adeguarsi. Ci vuole una forza maggiore per riuscire a essere se stesso fino all'ultimo.

Anche se questa è una storia che i più attenti già conosceranno, non ce ne stanchiamo: raccontami di quando vi siete conosciuti. 

Ricevo una telefonata: "Mi chiamo Pino, vorrei suonare con te". Ci siamo incontrati a casa mia, si discuteva di Napoli Centrale e lui entrò nel gruppo. Gli ho comprato il basso. In quel momento lì, non aveva soldi ma come tutti, eravamo tutti un po' a terra economicamente. Da quel basso, però, è cominciata una storia bellissima.

Da sinistra: Tullio De Piscopo, James Senese, Pino Daniele e Tony Esposito. 1981.
Da sinistra: Tullio De Piscopo, James Senese, Pino Daniele e Tony Esposito. 1981.

C'è un momento particolare che ti porti nel cuore? 

Io ho vissuto con lui cose che altri non hanno vissuto. Io e lui eravamo quasi la stessa cosa, ma in un modo diverso. Eravamo due estremisti nel nostro linguaggio. Lui aveva un sentimento molto forte nella scrittura, io estremizzavo i miei concetti nella musica. Avevamo due modi diversi di fare le cose, ma entrambi pensavamo a fare del bene al nostro popolo, non pensavamo mai a fare del male.

A proposito di bene e male, alcuni testi di Pino – penso a ‘O padrone, Je so' pazzo, Chillo è nu buono guaglione – sono considerati anche politici. Dai tuoi ricordi, lui aveva una coscienza politica in gioventù?  

Era molto giovane. La coscienza politica ci è entrata un po' nei pezzi, ma era messa così, allegramente. Voglio dire, non è mai stato sotto nessuna bandiera, sotto nessun colore.

Come vedi l'eredità di Pino nella musica di oggi? Ci può essere un erede? Tra i più amati oggi, per esempio, c'è Geolier. 

No, ma questa domanda non me la fare proprio. Non c'è nessuna eredità da raccogliere. Non c'è nessuno che sia così forte come lo è stato Pino.

Se tu potessi dirgli qualcosa, cosa gli diresti? 

Jammuncenne (andiamocene, ndr).

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