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James Joyce, Dublino rivuole le sue ceneri ma scoppia la polemica: “È solo un modo per fare soldi”

Il corpo di James Joyce deve tornare a Dublino: è questa l’idea del consiglio comunale della città irlandese, tradotta in una richiesta ufficiale alle istituzioni di Zurigo affinché i resti dello scrittore tornino in patria. Joyce si trova nel cimitero di Fluntern dal 1941, ma ora l’Irlanda vorrebbe che i suoi resti fossero restituiti: proposta che non è piaciuta né alla Svizzera, né agli intellettuali irlandesi. Ecco perché.
A cura di Federica D'Alfonso
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Il monumento a James Joyce ad O'Connel Street, Dublino.
Il monumento a James Joyce ad O'Connel Street, Dublino.

È stata già soprannominata “la battaglia delle ossa”, quella che negli ultimi giorni sta vedendo impegnate la Svizzera e l’Irlanda. Il motivo della contesa, i resti di James Joyce. Il celeberrimo autore morì a Zurigo nel 1941 e venne sepolto nel cimitero locale, ma ora, a distanza di oltre settant'anni, Dublino ha reclamato il suo corpo: alcuni consiglieri comunali hanno lanciato la mozione che, se accolta, riporterà Joyce nel suo Paese natale giusto in tempo per il centenario dalla pubblicazione dell’Ulisse, nel 2022. Ma l’idea non piace a tutti: ripercorrendo la biografia dello scrittore, probabilmente non piacerebbe neanche a lui.

James Joyce “esule” dall'Irlanda: la morte a Zurigo

Lo scrittore James Joyce insieme alla moglie Nora Barnacle in una foto del 1931.
Lo scrittore James Joyce insieme alla moglie Nora Barnacle in una foto del 1931.

Il 13 gennaio 1941 James Joyce muore a causa di un’ulcera. Le sue condizioni di salute erano già gravi quando, un anno prima, si era trasferito a Zurigo dopo più di vent'anni di “esilio” dall'Irlanda trascorsi fra Trieste e Parigi. James Joyce non aveva mai avuto un buon rapporto con la sua terra d’origine: egli stesso si definì esule, partito volontariamente insieme a sua moglie Nora per sfuggire ad un’atmosfera culturale opprimente intrisa di pregiudizi e cattolicesimo che guardava alle sue opere come “oscene” e “anti-irlandesi”. Un sentimento reciproco, se si pensa che dopo la sua morte fu proprio il ministro degli affari esteri a rifiutare la richiesta di rimpatrio della moglie, non soddisfatto dalla richiesta fatta alle autorità svizzere di scoprire se fosse “morto da cattolico”.

Nessun rappresentante delle istituzioni irlandesi partecipò al suo funerale e quando, dieci anni dopo, anche Nora Barnacle morì, anche lei venne seppellita nel cimitero di Fluntern a Zurigo dove si trovano attualmente i resti. Da qui, secondo la richiesta inoltrata qualche giorno fa, il corpo di James Joyce dovrebbe spostarsi per ritornare in patria: ritorno che, nemmeno quando lo scrittore era in vita, era stato possibile.

La richiesta di Dublino: “Joyce torni in patria”

Il monumento di O'Connel Street, a Dublino.
Il monumento di O'Connel Street, a Dublino.

Ad esprimere il desiderio che uno dei maggiori scrittori del Novecento torni nel posto in cui è nato sono stati Dermot Lacey e Paddy McCartan, consiglieri comunali di Dublino. Dietro la richiesta, giustificata come un onore dovuto alla memoria di Joyce, c’è anche l’imminente anniversario dalla pubblicazione di una delle sue opere più importanti e famose: il 2 febbraio del 2022 l’Ulisse compirà cento anni. Motivazione che ha spinto molti giornalisti e uomini di cultura a guardare con diffidenza all’idea di veder tornare i resti di James Joyce nella stessa terra che, come ricordavamo, per molto tempo lo ha tenuto lontano.

La Svizzera: la richiesta “finirà nel nulla”?

Il monumento a James Joyce nel cimitero di Fluntern, a Zurigo.
Il monumento a James Joyce nel cimitero di Fluntern, a Zurigo.

Lo scrittore Mark O’Connell ha usato parole molto dure nei confronti dell’idea lanciata dalle istituzioni irlandesi. Dalle pagine del Guardian ha spiegato come il ritorno a Dublino di Joyce rappresenterebbe nient’altro che una “trappola culturale”. “Una trappola in una città che ormai si è trasformata in un luogo contraddittorio, pieno di turisti facoltosi che riempiono i luoghi più in della città, nelle cui strade contemporaneamente si affollano i corpi di centinaia di migliaia di senzatetto”. Riportare i resti dell’autore dell’Ulisse lì rappresenterebbe, sostiene O’Connell, un modo in più per la città di “presentarsi come una mecca letteraria mentre in realtà si sta trasformando in un deserto culturale, dove gli spazi creativi chiudono per far posto a più hotel, e dove gli artisti non possono permettersi di vivere a causa di un mercato degli affitti brutale e non regolamentato, presieduto da un partito al potere di cui molti membri sono allo stesso tempo ricchi proprietari”.

Ma cosa ne pensa la Svizzera? Secondo Fritz Senn, fondatore e storico direttore della Zurich James Joyce Foundation, ha sottolineato come sia impossibile valutare la questione in base a quanto sostenuto dall'Irlanda, ovvero che “Joyce avrebbe voluto tornare lì”. “Non ci sono prove del fatto che lo scrittore volesse tornare in Irlanda o essere addirittura sepolto lì”, ha spiegato, “non ha mai preso la cittadinanza irlandese quando avrebbe potuto farlo. La maggior parte degli esperti di Joyce sarebbe d'accordo”. Al momento Senn ha chiuso la questione sostenendo che il progetto non è stato ancora studiato, e che molto probabilmente “finirà nel nulla”. Sapremo presto se ha ragione.

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