J. D. Salinger: 10 anni fa moriva l’autore de “Il giovane Holden”
Il 27 gennaio 2010 muore uno degli scrittori più influenti della letteratura americana del Novecento: J. D. Salinger, celeberrimo autore de “Il giovane Holden”, muore per cause naturali alla veneranda età di 91 anni, lasciando un solo unico grande romanzo. Ma in realtà, per oltre quarant'anni, Salinger non smetterà mai di scrivere: secondo alcuni biografi, dovremo aspettare il 2060 per leggere le altre opere dello scrittore newyorkese. Intanto, a dieci anni esatti dalla sua scomparsa, ecco chi era J. D. Salinger, dalla sua fama di “egoista misantropo” a geniale padre di uno dei personaggi più indimenticabili di sempre.
J. D. Salinger, “un egoista misantropo”
J. D. Salinger è sempre stato circondato da un’aura quasi leggendaria, dovuta in gran parte alla natura di uomo schivo e solitario, poco avvezzo alle apparizioni pubbliche e ancor meno a parlare di sé. In tutto, lo scrittore rilasciò solo due interviste quando era in vita, e a partire dal 1953 divennero rarissime le volte in cui lo si vedeva uscire dalla sua residenza di Cornish, nel New Hempshire, dove si era ritirato subito dopo la pubblicazione del suo capolavoro.
Un carattere che J. D. Salinger aveva sicuramente sempre avuto, ma che negli anni della giovinezza e dell’età adulta acuì il suo lato più aspro soprattutto dopo la terribile esperienza della seconda guerra mondiale: lo scrittore, arruolatosi nel 1942, fu uno dei primi ad entrare in un campo di concentramento dopo la liberazione. Ricorderà sempre “l’odore dei corpi bruciati” portando con sé, per sempre, quel trauma.
Ma ad accrescere la sua fama di scontroso misantropo fu la relazione con la scrittrice Joyce Maynard: all'epoca della loro frequentazione, Salinger aveva 53 anni e lei appena 18. La donna, che lo scrittore lascerà bruscamente dopo un anno, parlerà di lui con toni molto aspri, affermando che la loro storia d’amore era in realtà solo frutto di una “seduzione violenta”, priva di reale amore da parte dell’uomo, che la Maynard definirà sempre “un egoista misantropo”.
Il giovane Holden: il capolavoro di Salinger
Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli verrebbero un paio di infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale sul loro conto. Sono tremendamente suscettibili su queste cose, soprattutto mio padre. Carini e tutto quanto – chi lo nega – ma anche maledettamente suscettibili. D'altronde, non ho nessuna voglia di mettermi a raccontare tutta la mia dannata autobiografia e compagnia bella.
Nel 1951, infine, dopo una serie di racconti pubblicati sul The New Yorker, esce nelle librerie il romanzo destinato a cambiare le sorti stesse della letteratura americana: una storia di ribellione, disillusione e perdita di innocenza, che in Italia arriva nel 1961 con il titolo di “Il Giovane Holden”.
Un titolo ben diverso da quello, estremamente evocativo, scelto da Salinger nell'edizione originale e che in italiano suonerebbe più o meno come “Il prenditore nella segale” (in inglese “The Catcher in the Rye”). Un titolo curioso, ispirato ad una poesia in lingua scots che viene citata dallo stesso protagonista in una delle pagine più famose del romanzo: alla domanda della sorella su cosa avrebbe voluto fare da grande, Holden risponde che avrebbe voluto essere come “colui che salva i bambini, afferrandoli un attimo prima che cadano nel burrone, mentre giocano in un campo di segale”.
Un dettaglio che restituisce tutta la complessità del personaggio raccontato da Salinger, che per ammissione dello stesso autore va considerato in tutta la sua portata autobiografica: “la mia adolescenza fu molto simile a quella del ragazzo del libro”, raccontò Salinger in una delle rarissime interviste rilasciate, “è stato un grande sollievo parlarne alla gente”.
I romanzi inediti: li leggeremo fra 40 anni?
Il nome di J. D. Salinger è da sempre legato a quello del suo romanzo più celebre: l’unico, in verità, che lo scrittore pubblicò durante la sua lunga carriera letteraria. Oltre a “Il giovane Holden”, infatti, Salinger firmò tre raccolte di racconti pubblicate fra il 1953 e il 1963, più una pubblicata postuma nel 2014, e quell’unico memorabile romanzo. Ma per oltre trent’anni l’autore continuerà a scrivere: "Non pubblicare mi dà una meravigliosa tranquillità…Mi piace scrivere. Amo scrivere. Ma scrivo solo per me stesso e per mio piacere”.
Conosciamo ancora poco dell’enorme quantità di pagine che Salinger deve aver accumulato durante la sua esistenza solitaria ed isolata: nel 2013 vengono resi noti, sul web, tre racconti, ma il resto della sua produzione letteraria è tutt’ora inedita. Secondo alcune testimonianze, discordanti fra loro, Salinger avrebbe lasciato precise disposizioni testamentarie affinché il materiale scritto, rigorosamente catalogato da lui stesso, venga pubblicato solo quando saranno trascorsi cinquant'anni dalla sua morte.