Isaac Asimov: 100 anni fa nasceva il celebre autore di “Io, robot”
Il 2020 inizia con un anniversario molto importante per la letteratura fantascientifica, e per gli appassionati del genere: il 2 gennaio saranno infatti trascorsi 100 anni dalla nascita di Isaac Asimov, uno degli autori più prolifici ed importanti del secolo scorso. Nato a Petroviči, in Russia, nel 1920, e naturalizzato statunitense, Asimov ha legato il suo nome ad alcuni dei romanzi e delle raccolte di racconti più celebri e suggestivi di tutti i tempi come "Io, robot" e "L’uomo bicentenario". Opere che nascondono un pensiero complesso, di uno scrittore che fu anche uomo di scienza, e che proprio ad essa votò gran parte della sua vita: a studiarla, e ad indagarne i legami inscindibili con etica e filosofia. A 100 anni dalla morte, ecco chi era Isaac Asimov.
Isaac Asimov: scrittore, scienziato e filosofo
Isaac Asimov è conosciuto principalmente per la vastissima letteratura fantascientifica alla quale ha contribuito a dare un impianto del tutto nuovo, diverso da ciò che caratterizzava il genere fino a quel momento. I suoi mondi sono governati da leggi razionali, “scientifiche”, calcolabili ed oggettive, ma nonostante questo, mai infallibili: nulla a che vedere con la fantascienza ottocentesca di cui, comunque, Asimov fu avido lettore fin da ragazzo.
Oltre ad essere prolifico scrittore Asimov fu, prima di tutto, uomo di scienza: con una laurea in Chimica alla Columbia University, dove conseguì anche un master e un dottorato in Biochimica che lo portarono a collaborare attivamente con alcune delle menti più brillanti del secolo nella ricerca farmaceutica. Asimov fu per un breve periodo docente, ma abbandonò questa carriera in favore di quella di scrittore e divulgatore: moltissimi dei testi che scrisse, infatti, furono dedicati alla chimica, alla fisica e all'astronomia in cui per la prima volta si parla di buchi neri, entropia, di effetto serra e di buco nell’ozono.
Una fede nel progresso scientifico che non ha mai, però, abbandonato una certa visione critica della scienza se non accompagnata da etica e razionalità. Un’idea che Asimov difenderà sempre, elaborata anche grazie agli studi di Filosofia: "Non è saggio rifiutarsi di affrontare il pericolo, anche se bisogna farlo con la dovuta cautela. Dopotutto, è questo il senso della sfida posta all'uomo fin da quando un gruppo di primati si evolse nella nostra specie. Qualsiasi innovazione tecnologica può essere pericolosa: il fuoco lo è stato fin dal principio, e il linguaggio ancor di più; si può dire che entrambi siano ancora pericolosi al giorno d'oggi, ma nessun uomo potrebbe dirsi tale senza il fuoco e senza la parola".
Le Leggi della Robotica e la sfida del progresso
Non tutti sanno che fu proprio Asimov a tradurre per la prima volta in inglese il termine “robotica” parlando di macchine altamente tecnologiche in grado di riprodurre automaticamente il lavoro umano. La parola era stata utilizzata già da un altro scrittore di fantascienza, Karel Čapek, ma fu Asimov a conferirgli dignità linguistica per definire una disciplina in grado di toccare i più svariati ambiti di applicazione scientifica, ricerca filosofica e riflessione etica. Per l’Asimov scrittore e per quello scienziato, infatti, una scienza pensata senza il costante apporto di una salda riflessione morale, sarebbe stata impossibile.
È in questo modo che i mondi abitati da robot positronici e governati dalle celeberrime Leggi della robotica prendono forma nella sua letteratura: con Asimov gli scenari distopici in cui il progresso tecnologico è per sua natura votato alla distruzione dell’essere umano cessano di avere credibilità, in favore di narrazioni che hanno letteralmente rivoluzionato il modo stesso di intendere la fantascienza.
“Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno”. “Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge”. “Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge”. Le celeberrime “regole” che danno forma al rapporto uomo-macchina nella letteratura di Asimov vengono citate per la prima volta esplicitamente nel 1942 nel racconto “Runaround”, uno dei nove che compongono la famosa antologia “Io, robot” del 1950.
Gli imperativi categorici suggeriti dallo scrittore russo ebbero talmente tanto successo da divenire quasi leggi fondamentali del modo stesso di scrivere fantascienza. Alle tre, successivamente, Asimov aggiunse una quarta legge conosciuta anche come Legge Zero: “Un robot non può danneggiare l'Umanità, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, l'Umanità riceva danno”, recita la postilla che conclude il Ciclo delle Fondazioni. Ma, come tutte le leggi, anche queste possono essere infrante: nessuna fiducia cieca, né ingenue speranze di redenzione, nei racconti di Asimov. Il dato più realistico di una fantascienza vista come scienza, nella sua letteratura, è proprio la consapevolezza che non esiste salvezza nell'accettazione passiva delle verità oggettive e “controllabili”, bensì nella costante messa in discussione di esse: “se la conoscenza può creare dei problemi, non è con l'ignoranza che possiamo risolverli”.