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Iraq, dopo duemila anni torna alla luce la città di Alessandro Magno

Dopo duemila anni l’antichissima città di Qalatga Darband è tornata alla luce: l’antichissimo avamposto militare risale all’epoca della famosa battaglia di Gaugamela, e gli archeologi sono a lavoro per scoprire di più sulla storia del luogo.
A cura di Federica D'Alfonso
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Alessandro Magno combatte a Isso (Museo Archeologico Nazionale di Napoli).
Alessandro Magno combatte a Isso (Museo Archeologico Nazionale di Napoli).

Un sito archeologico rimasto per più di duemila anni inesplorato sta ora tornando alla luce. Si tratta di un antichissimo insediamento fortificato in Iraq, risalente all'epoca di Alessandro Magno, dove lo stesso condottiero potrebbe aver soggiornato in attesa dello scontro finale con i persiani di Dario III. Gli archeologi sono a lavoro per scoprire di più, ma alcuni particolari interessanti sono già emersi.

Qalatga Darband, il cui nome vuol dire “castello del valico montano”, sorge a 10 chilometri da Rania, nella provincia di Sulaimaniya, nel Kurdistan iracheno. Si tratta di una enorme terrazza naturale di circa 60 ettari, affacciata sul fiume Zab, in un luogo di estremo interesse strategico sia dal punto di vista militare che commerciale: in base ai primi scavi e ritrovamenti, gli archeologi hanno ipotizzato che la sua funzione fosse proprio quella di ospitare i soldati e i mercanti in viaggio dall'Iraq all'Iran.

I primi ritrovamenti

L'indagine archeologica del sito è iniziata con una mappatura topografica, e i reperti superficiali in ceramica hanno permesso di ipotizzare come epoca di costruzione quella a cavallo fra il I secolo a. C. e il I secolo d. C. Secondo gli studiosi ci sono buone probabilità che la città fosse nel pieno della sua espansione all'epoca della famosissima battaglia di Gaugamela fra Alessandro Magno e il re persiano Dario III: il celebre condottiero greco avrebbe utilizzato Qalatga Darband come avamposto militare durante la sua campagna di conquista dell'Oriente.

I primi scavi hanno portato alla luce alcune mura fortificate e delle presse di pietra che dovevano servire per la produzione di olio e vino. Inoltre, le immagini satellitari hanno evidenziato la presenza di un grande edificio fortificato nella parte settentrionale del sito che, in base anche al ritrovamento di una statua di Persefone e di una di Adone, sembra essere un tempio per il culto delle divinità classiche.

L'Iraq Emergency Heritage

Gli scavi di Qalatga Darbond rientrano nell'ambito di un più ampio progetto dell'Iraq Emergency Heritage Management Training Scheme, che dal 2016 ha messo in campo archeologi e studiosi dell'antichità per indagare un'area ancora inesplorata, al fine di individuare e salvaguardare i numerosi tesori archeologici rimasti a lungo ignorati a causa della guerra. Il progetto continuerà fino al 2020, e riguarderà l'area dalla Mesopotamia settentrionale all'Iran.

Il progetto è nato in realtà molto tempo fa: già dagli anni Novanta gli archeologi avevano notato delle irregolarità nelle coltivazioni di grano dell'area, grazie alle immagini raccolte da alcuni satelliti sovietici negli anni Sessanta. Per tutto questo tempo, a causa dei continui conflitti che hanno riguardato questa particolare area geografica, il territorio è rimasto pressoché inesplorato: ora il British Museum è al lavoro per ricostruire le vicende che hanno riguardato l'intera area geografica per tutto il primo millennio a. C., rimettendo insieme i pezzi di una storia ancora da raccontare.

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