Intervista a Ishizuka e Number 8, creatori del manga sul jazz Blue Giant: “La prima sfida è disegnare il suono”
Blue Giant è uno dei manga più importanti tra quelli che parlano di musica e sicuramente è il manga più importante per il jazz. Attraverso la vita, e la carriera di Dai Miyamoto, fatta di gavetta, tentativi poco riusciti, costante allenamento, il mangaka Shinichi Ishizuka – istituzione del disegno giapponese – porta il pubblico nel mondo del sax tenore (strumento suonato da artisti del calibro di Coleman Hawkins, Lester Young, Stan Getz, Sonny Rollins, John Coltrane, Archie Shepp, tra gli altri), nei localini jazz del Giappone e poi, dalla seconda serie permetterà al suo protagonista di girare il mondo. Immagini vividissime, enorme attenzione alle espressioni del viso, soprattutto mentre si suona, allo strumento, la costruzione di una storia narrativa che muove i passi dalla scuola, prima giocandoci e poi smontando i cliché sul jazz, genere che negli ultimi anni ha ritrovato, soprattutto nei paesi anglosassoni, una nuova vita. Dopo la prima serie Blue Giant, in Italia è arrivata anche la nuova serie Blue Giant Supreme, che porterà Dai in Germania e il 30 aprile uscirà Blue Giant Supreme 4. Fanpage.it ha intervistato il maestro Shinichi Ishizuka e Number 8, co-autore della seconda serie di Blue Giant, nonché editor coinvolto nella realizzazione di Blue Giant sin dagli esordi.
Coma nasce l’idea di un manga sul jazz?
Ishizuka: Ho sempre amato il jazz. Da quando ho iniziato la mia carriera da mangaka ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto, se si fosse presentata l’occasione, disegnare un manga che avesse come argomento il jazz.
Number 8: E se lo dice Ishizuka bisogna farlo per forza! Ma dato che, nel Giappone contemporaneo, il jazz non è uno dei generi musicali principali, ho perso il sonno a cercare un modo per raccontare questo suo fascino.
Scrivere e disegnare musica, non potendola far ascoltare è sempre complesso: quali sono state le difficoltà maggiori nel creare un libro sul jazz?
Ishizuka: Riuscire a disegnare il suono è stata la prima sfida. Ancora adesso, storia dopo storia, proseguiamo per tentativi ed errori. La difficoltà maggiore è stata quella di raccontare a un’ampia platea di lettori (soprattutto a quelli più giovani) il fascino e le particolarità di un genere relativamente chiuso come il jazz.
Number 8: Dall’incontro tra la forza del disegno di Ishizuka e il dinamismo del jazz, nascono le scene live migliori. Ma è anche vero che un manga non si crea solo con le performance musicali. Infatti, credo che per far sì che il suono venga percepito sia estremamente importante anche tutta la storia che precede la performance.
Quando avete capito che Blue Giant stava cominciando a diventare qualcosa di importante anche per il pubblico?
Ishizuka: Non c’è proprio un momento specifico, ma quando stavo disegnando il quarto e il quinto volume della prima serie, ho iniziato a ricevere dei feedback sul fatto che BLUE GIANT fosse interessante. Da quando compare Yukinori, che è un po’ l’opposto di Dai.
Number 8: Quando Yukinori e Tamada hanno deciso di formare un trio e sono diventati famosi. Per un certo periodo la popolarità di Yukinori e Tamada era più grande di quella del personaggio principale. In quel momento, tutti i lettori credevano che il trio sarebbe durato per sempre.
Come avete costruito il personaggio di Dai?
Ishizuka: Io stesso, all’inizio, non avevo in mente l’immagine di un ragazzo giovane, normale, energico e di provincia. Penso sia un personaggio che ha preso forma man mano che costruivo la storia con NUMBER 8.
Number 8: Finché Dai si proclamerà il numero uno al mondo, potrà effettivamente diventare il numero uno. Perché funzioni, nella natura del personaggio deve esserci questa forte motivazione, e Dai Miyamoto è proprio questo tipo di personaggio, quindi ha continuato a cercarla e gradualmente l’ha tirata fuori.
Come mai ha scelto proprio il sassofono?
Ishizuka: Il sax tenore è uno strumento tipico del jazz. Poi ho pensato che sia la sua forma che le sue dimensioni fossero molto belle e pittoresche; ed ecco che il protagonista è diventato un sassofonista.
Number 8: Anche se adesso Ishizuka dice così… mi ha chiesto se non era meglio la tromba, visto che il sax è molto complesso da disegnare.
Memorabile la scena del primo live, quando dopo l’assolo chiedono a Dai di smetterla. In generale sono molto belle le espressioni facciali, i dettagli sulle mani mentre suonano: come le ha costruite?
Ishizuka: Per rendere più convincenti possibile le scene delle performance, scatto delle foto mentre suono uno strumento e poi disegno tenendole come riferimento.
In poche tavole Dai spiega così cos’è il jazz per lui: "Il jazz è una musica libertà travolgente" e poco dopo dice che "è la musica dei sentimenti”. Cos’è il jazz per voi? E in che modo disegnarlo vi aiuta ad avvicinarvi a esso?
Ishizuka: Credo che la definizione del jazz vari da persona a persona (e poi è più divertente che ognuno abbia un’idea diversa). Però, quando nel manga ci sono quelle scene di “musica forte”, e di “musica forte ed emozionale” le disegno come se fossero i pilastri della storia. Personalmente, quello che preferisco del jazz sono proprio i suoi aspetti di libertà e emotività.
Number 8: Penso che nel jazz siano incluse sia la forza che la delicatezza. Ma forse ciò che davvero cattura il cuore del pubblico sono l’intensità e la potenza. Per esempio, nei live, quando assisto a una performance del genere, mi commuovo profondamente.
Dai suona nei localini, spesso viene rifiutato (in Germania anche con connotati razzisti). Tutta la saga mi sembra anche un grosso omaggio alla gavetta. Lo è? Qual è stata la sua gavetta nel disegno, invece?
Ishizuka: Provarci e non avere paura di fallire sono anch’essi dei temi importanti della storia. Io stesso penso che, se non ci provo fino in fondo, non posso capire. So di avere ancora molto da imparare sul disegno. Per questo, ancora adesso, sono in formazione.
Quali sono state le parti più difficili da disegnare e raccontare?
Ishizuka: Le espressioni che racchiudevano emozioni che non dovevano trapelare all’esterno. Riuscire a far esprimere delle emozioni completamente diverse tra loro solo con una piccola angolazione degli occhi e delle sopracciglia. Nelle bozze, infatti, ho ridisegnato le espressioni facciali moltissime volte.
Number 8: Chissà come mai la musica fa emozionare così tanto le persone. Riesce a comunicare attraverso l’emozione dei musicisti e degli spettatori, che provano ognuno qualcosa di diverso. Ma mentre questo accade in modo del tutto naturale, è molto difficile disegnarlo in modo dinamico.
Il tema della difficoltà linguistica che Dai prova nel secondo volume sembra quasi una riproposizione delle difficoltà che trova nel far capire il linguaggio jazz agli altri. Esiste un parallelo o è una sovrainterpretazione?
Ishizuka: Quando il protagonista vuole comunicare qualcosa, può trasmetterla anche in una lingua non verbale (anche se ci sono momenti in cui non vuole comunicare affatto). Sono convinto che il jazz possa raggiungere tutti, e il carattere accomodante del protagonista (“in qualche modo farò!”) deriva proprio da questo.
Number 8: Credo che sia molto difficile descrivere a parole la musica che fa emozionare. Proprio l’altro giorno, ho scritto un racconto musicale in cui Yukinori è il protagonista, ma mi sono accorto che ci sono mille espressioni diverse a seconda dei personaggi che appaiono. Motivo per cui, qualsiasi espressione deve per forza trasmettere un’emozione.
Nel primo libro il jazz è visto come musica per gente di classe. Quanto questo cliché, negli anni passati, ha allontanato i giovani da questo genere?
Ishizuka: Sicuramente il jazz ha degli aspetti molto complessi, credo sia per questo che il numero di persone che ne ha avuto accesso era limitato. Personalmente penso che il jazz sia facile da capire (più delle regole del baseball).
Number 8: Ho come l’impressione che la libertà del jazz sia stata percepita come un elemento di difficoltà. Ma se ci si attiene strettamente alla spiegazione dell’improvvisazione, sono sicuro che non sia difficile.
Credete che quest'opera abbia avvicinato le nuove generazioni al jazz, soprattutto oggi che il genere si è rinnovato grazie alla commistione con nuovi linguaggi musicali come rap, urban etc?
Ishizuka: Mi è capitato di incontrare dei lettori che mi hanno detto di essersi interessati al jazz con BLUE GIANT. Sarei felicissimo se il manga diventasse una porta d’ingresso al mondo del jazz. Ho come l’impressione che il mondo del jazz stia pian piano cambiando in base ai tentativi e agli errori dei musicisti.
Number 8: Sento molto spesso dei lettori che mi dicono di essere andati per la prima volta in un jazz club! Sono molto contento di essere riuscito a realizzare, in quest’opera, molte delle cose che Ishizuka voleva fare. Anche se penso che il futuro del jazz sia la sua fusione con vari generi musicali, vorrei che tutti si interessassero al jazz più essenziale.
Dai prova ovunque può, l’esercizio è costante. È qualcosa di autobiografico? Come lui, anche lei ha bisogno di disegnare costantemente?
Ishizuka: In effetti il protagonista si esercita costantemente. I migliori musicisti che ho incontrato e intervistato continuavano sempre a studiare per molte ore. Io non sono diligente come il protagonista.
Sapete già cosa diventerà Dai? Come evolverà?
Ishizuka: Anche se le sfide future saranno legate a evoluzioni e cambiamenti più sottili, qualunque piega prendano, credo che la storia continuerà finché Dai non diventerà il miglior sassofonista del mondo.
Number 8: Dai incontrerà persone da tutto il mondo e continuerà a crescere. Dal momento che il jazz è una musica senza confini, vorrei che anche Dai diventasse una persona senza limiti.
(Grazie ad Aurora Leode Fadonougbo e a J-Pop per la traduzione dal giapponese)