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In Italia ogni giorno più di 30mila luoghi della cultura muoiono nell’indifferenza

Secondo quanto emerso dall’iniziativa “I luoghi del cuore” del Fai, sono oltre 30mila i luoghi della cultura che andrebbero salvati dal degrado. Un numero enorme, che ci pone davanti al quesito: cosa fare del patrimonio culturale ‘minore’ italiano? Valorizzarlo o lasciare che deperisca perché non abbiamo abbastanza risorse?
A cura di Redazione Cultura
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Sala dei Pavoni nel Castello di Sammezzano, Firenze
Sala dei Pavoni nel Castello di Sammezzano, Firenze

Sono per la precisione 33.264. Questo il numero, secondo quanto emerso dall'ottava edizione de "I luoghi del cuore" promossa dal Fai – Fondo Ambiente Italiano, dei luoghi della cultura e dell'ambiente italiano che andrebbero salvati dall'oblio, dall'indifferenza e possibilmente valorizzati. Un numero enorme, che pone ancora una volta di più davanti al problema di come reperire le risorse necessarie per valorizzare un patrimonio inestimabile, che potrebbe fornire migliaia di occasioni di lavoro in un Paese come il nostro, dove il lavoro è sempre più merce rara. Ma le risorse economiche per il recupero scarseggiano, così come le idee: cosa farne, dunque, di un patrimonio culturale ‘minore' forse persino troppo ricco?

Nell'oltre milione e mezzo di voti espressi on line, secondo gli italiani, tra questi luoghi quello che più di tutti meriterebbe di essere salvato è il Castello di Samezzano a Reggello, a 40 chilometri da Firenze, che ha raccolto la cifra record di 50.141 voti. Tenuta di caccia in epoca medicea, completamente ripensata qualche secolo più tardi dal marchese Federico Panciatichi Ximenes, il Castello si è guadagnato nel tempo l'appellativo di “Cappella Sistina dell’Ottocento”.

Purtroppo, come persino il Fai ha ammesso, quasi nessuno conosce questo luogo (a dir poco meraviglioso) che oggi versa in condizioni disastrate. Peraltro a nulla, in passato, è servito progettarne una riqualificazione in un settore diverso, come un albergo. Con buona pace della retorica che spesso vede nell'intervento dei privati l'unico modo per salvare la cultura del nostro Paese.

Il Castello di Sammezzano, così come tutti le altre migliaia di castelli, siti archeologici, aree naturali, conventi, abbazie, giardini storici, edifici e negozi, è certamente il simbolo di una grande partecipazione culturale e – come sostiene il vice presidente del Fai, Marco Magnifico – del “più grande movimento di popolo per un’iniziativa culturale", ma lo è anche all'inverso della grande questione che oggi tutto il patrimonio culturale italiano, in particolare quello minore, lontano dai siti museali e ambientali più mainstream, sta attraversando.

E cioè: cosa ne facciamo di questo enorme patrimonio? Intendiamo valorizzarlo, reperendo le risorse necessaria per metterlo "a sistema" e restituirlo alla dignità che merita, oltre che per promuovere occasioni di lavoro imperdibili in un Paese dove il lavoro manca a tutti i livelli. Oppure abbiamo deciso che di tutto questo patrimonio "minore" non intendiamo occuparcene e lasciarlo degradare e marcire finché non sparirà del tutto? La grande partecipazione popolare all'iniziativa del Fai ci pone davanti questo dilemma. A chi del patrimonio culturale italiano si occupa la risposta.

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