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Il volto di Vinicio Capossela diventa arte: l’ultimo capolavoro di Jorit Agoch

Lo street artist napoletano Jorit Agoch torna a far parlare di sé con una nuova opera: il famoso cantautore Vinicio Capossela entra così nella sua “Human Tribe”.
A cura di Federica D'Alfonso
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Vinicio Capossela in "Human Tribe" (Jorit AGOch)
Vinicio Capossela in "Human Tribe" (Jorit AGOch)

Anche Vinicio Capossela è entrato nella tribù di Jorit Agoch. Lo street artist napoletano ha eseguito il suo ultimo capolavoro a Vallesaccarda, in provincia di Avellino: un gigantesco volto, curato in ogni minimo dettaglio e che riporta le usuali strisce rosse sulle guance, dipinto “semplicemente” con dello spray. Nella periferia di Napoli sono già apparsi J-Ax, Fedez, Valerio Jovine, Clementino, Rocco Hunt e anche un inaspettato Achille Bonito Oliva, che hanno reso lo street artist di Quarto molto famoso nella sua città, e non solo. Jorit dipinge volti famosi, ma anche anonimi, sconosciuti, come quello della bambina apparsa nel maggio 2015 su una palazzina di Via Argine, e volti che sono divenuti simbolo della città di Napoli, come il bellissimo San Gennaro di Forcella.

Jorit copre sempre il viso, in ogni fotografia. Ma non è importante conoscere la sua identità, perché la sua arte parla da sola. Così come i numerosi viaggi che da anni intraprende in giro per il mondo: dal 2005 Jorit è in Africa, in Tanzania, dove collabora con la scuola internazionale d'arte Tinga Tinga di Dar es Salaam. Poi è la volta degli Stati Uniti, dove torna quando può, e dove ha portato bellissimi esempi del suo modo d'intendere l'arte.

Il San Gennaro dipinto a Forcella da Jorit (foto di Valeria Iodice)
Il San Gennaro dipinto a Forcella da Jorit (foto di Valeria Iodice)

Una scelta che può sembrare quasi ironica, quella di coprire il viso e di celare la sua identità, dato che è proprio questo ad essere al centro di ogni opera di Jorit: il volto umano è diventato un mezzo di comunicazione fondamentale, un elemento caratterizzante, quasi un totem da venerare, in ogni opera realizzata. A prescindere dall'identità del soggetto, che sia esso famoso o no, la comunicatività risiede nei particolari, in ogni singolo centimetro di pelle riportato sulla tela: sia esso afroamericano, rom, una star del panorama musicale o un noto critico d'arte, il soggetto che interessa a Jorit è l'uomo nelle mille espressioni che il suo volto può assumere, a prescindere dalle identità culturali: ognuno di noi, secondo Jorit, conserva sempre la propria comune appartenenza ad un unica tribù, quella umana. "Human Tribe", il nome sotto il quale lo street artist riunisce tutte le sue creazioni, nasce proprio da quest'idea.

I volti di Jorit sono tutti, indistintamente, marchiati da due strisce rosse sulle guance: un simbolo che lo street artist ha scelto per richiamare il mistero del rituale magico africano della scarnificazione. La cicatrice simboleggia un rito iniziatico, legato al passaggio dall'infanzia all'età adulta e all'ingresso dell'individuo nella tribù. I suoi volti hanno tutti questo simbolo comune, che è divenuto il segno di riconoscimento più immediato delle sue opere, e della comune appartenenza di ogni individuo ad un'unica tribù, quella umana, che esse comunicano.

Ho maturato un'intensa esperienza di volontariato creativo in giro per il mondo, vivendo presso culture e civiltà altre da paradigmi e parametri occidentali. Ciò ha fatto sì che si formasse in me, a poco a poco, la certezza che ogni diversità sia da superare, nel verso della nostra universale appartenenza alla grande tribù umana. Da allora, e soprattutto dai viaggi in Africa, qualsiasi sia la provenienza del soggetto dipinto sui muri delle città del pianeta, ogni mio volto riporta il segno di un rito pittorico, che rifonde l'individuo celebrato nel principio assoluto dell'uguaglianza.

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