Non serve un occhio troppo allenato per intuire che "cazziare" e "cazziatone" c'entrino con "cazzo", ma cercare di essere più circostanziati è ben più difficile. La ricostruzione del linguista Antonio Vinciguerra, redatta per la relativa scheda dell'Accademia della Crusca, spiega l'origine meridionale e verosimilmente napoletana dei termini a partire da cazzià, un derivato di "cazzo", dando argomenti per considerarlo una metafora di possesso sessuale. "Cazziare" prenderebbe quindi il significato strapazzante di "rimproverare aspramente" attraverso una metafora di possesso violento.
Che sia così o che, come suggeriscono altri studiosi, ci sia un nesso più diretto e sfumato fra cazzo e furia (trasparente nell'incazzarsi, ad esempio), sembra pacifico che la diffusione del termine sia merito della leva militare, un istituto che ha contribuito non poco alla standardizzazione dell'italiano e che fra l'altro ha fatto filtrare nella lingua nazionale termini maturati nei gerghi delle caserme.
Quindi oggi ci ritroviamo a parlare del capoufficio che cazzia spesso i suoi sottoposti, dell'allenatore che cazzia i giocatori, del cazziatone che facciamo all'amico che ha ripreso a fumare. Ebbene, date le premesse dovrebbe essere evidente che non tutti i contesti sono adatti ad accogliere una parola del genere: è una parola volgare. Nessun pregiudizio verso "cazzo" o altre parole della sfera sessuale, per carità, ma come sa il senso comune, non sempre si può pronunciare o scrivere la parola "cazzo" coi suoi derivati. O meglio, si può, non arrivano i gendarmi; ma si fa la figura dell'ignorante, e non di un ignorante generico. Del penoso ignorante che nemmeno si accorge di star dicendo volgarità.
Si possono usare sinonimi come "rampognare" e "rampogna", come anche "riprendere", "rimproverare" e "rimprovero", tutti termini chiari, lucidi e sempre accettabili. Che hanno un ulteriore pregio. "Cazziare" e "cazziatone" non sono termini efficaci nel senso che si potrebbe supporre: il cazziatone non è una manifestazione di potere, di polso che si sa imporre. Con la sua perdita di lucidità, di calma, descrive esattamente una perdita di dominio sulla situazione che scoppia in un rimprovero. Dopotutto ti incazzi con la lavatrice da aggiustare quando non ti riesce aggiustarla, e il cazziare è analogo: non solo è volgare, ma scivola nella descrizione di un dare in escandescenze poco presente a sé stesso.