Il successo di One Piece ci insegna che dovremmo iniziare a prendere sul serio i manga
Nelle ultime ore, alcuni giornali italiani sono stati folgorati sulla via di Damasco da una notizia un po' "inaspettata": alla testa delle classifiche dei libri più venduti in Italia secondo La Stampa e Il Corriere della Sera, infatti, non c'è il classico giallo imperdibile da oltre ventimila copie o l'ennesima variazione sul tema della "fantastica storia dei Templari", ma un manga. Il fumetto in questione è l’edizione speciale del numero 98 di One Piece, uno shōnen – termine giapponese che indica una particolare categoria di manga, solitamente d'avventura, indirizzati principalmente a un pubblico maschile molto giovane – scritto da Eiichirō Oda e incentrato sulle avventure di una ciurma di pirati abbastanza strampalata che chiunque sia nato negli anni Novanta conosce fin troppo bene. Per chi fosse poco avvezzo all'argomento: One Piece è uno dei manga più venduti e influenti al mondo, con alle spalle una storia editoriale ormai ventennale – in Giappone le pubblicazioni sono iniziate nel 1997, in Italia nel 2001 – e una lunga serie di adattamenti (tra cui un anime di grande fama che va in onda dal 1999, svariati OAV e addirittura una serie tv live action prodotta da Netflix).
Quanto è in salute il mercato dei manga in Italia?
Senza voler sottostimare in alcun modo la portata dell'evento – che ha indubbiamente scosso le liturgie tradizionali dell'editoria italiana, creando un precedente a suo modo "storico" – e al netto dello spaesamento che la notizia sembra avere generato in alcuni addetti alla cultura, il crescente interesse del pubblico italiano nei confronti della nona arte non è certo una novità; da anni infatti, seguendo un trend simile a quello di altri paesi europei, il mercato del fumetto nostrano sta conoscendo una stagione felice testimoniata da una crescita esponenziale, soprattutto per quanto riguarda manga e libri a fumetti. A confermarlo sono i numeri: ad esempio, secondo un'analisi condotta dalla Federation of European Publishers (FEP), le vendite di fumetti equivalgono, oggi, a una fetta importante del comparto editoriale italiano globalmente inteso (tra il 2 e il 6%). Non dovesse bastare, uno studio presentato a luglio dall’Associazione Italiana Editori-Aie su dati NielsenIQ ha evidenziato come, nel primo semestre di quest’anno, il settore dei fumetti abbia addirittura triplicato le sue vendite, segnando un +214%. Si tratta di cifre che testimoniano un mercato in salute e con margini di crescita ancora da esplorare.
L'impatto della pandemia sul mercato dei manga
Dietro questi numeri positivi si cela, però, uno scenario complesso: in primis, l'impatto della pandemia e le tante ore costretti in casa hanno contribuito in maniera decisiva alla riscoperta dell'amore per i manga da parte degli italiani, spingendo la grande distribuzione a irrobustire l'offerta; inoltre, nell'analizzare il fenomeno è importante precisare un punto: come riporta Fumettologica, le stime pubblicate dai quotidiani sono soltanto parziali – non si tratta di un dato completo, perché si riferisce principalmente alle vendite in librerie tradizionali, supermercati e catene online, senza tenere conto del volume d'affari generato da altre realtà, come le fumetterie, le edicole e le fiere specializzate. In ogni caso, una cosa è certa: in Italia i manga rappresentano una realtà in continua espansione, da prendere sul serio e da premiare con il riconoscimento che merita.