video suggerito
video suggerito

Il soprintendente Massimo Osanna: “Mettiamo a lavoro i rifugiati negli scavi di Pompei”

La proposta lanciata dal soprintendente ai beni archeologici di Pompei di impiegare i profughi nei beni culturali è destinata a far discutere. In proposito abbiamo sentito l’esperto di rifugiati e politiche dell’accoglienza Andrea Morniroli.
A cura di Redazione Cultura
232 CONDIVISIONI
Massimo Osanna, soprintendente ai beni archeologici di Pompei
Massimo Osanna, soprintendente ai beni archeologici di Pompei

È destinata a scatenare un acceso dibattito la proposta lanciata, qualche giorno fa, dal soprintendente ai beni archeologici di Pompei Massimo Osanna, di impiegare i profughi in prestazione d’opera al servizio della cultura, convertendo la diaria giornaliera che il governo italiano paga per il loro mantenimento in una prestazione lavorativa retribuita.

La proposta, lanciata a margine dell'incontro del patto d’amicizia tra Pompei e Nola, avvenuto nella cappella San Paolino nel sito di Pompei, è indirizzata direttamente all'attenzione di Matteo Renzi. “In Italia – riferisce Il Mattino – arrivano centinaia di profughi laureati e con specifiche professionalità che percepiscono sussidi senza lavorare. Perché non impiegarli nei beni culturali?”

L'idea di Osanna, in verità, sempre secondo il quotidiano partenopeo, sembra però propendere più per l'utilizzo di manodopera non particolarmente qualificata: “In via generale potrebbero essere inquadrati come giardinieri, oppure affidargli compiti di ripulire la città archeologica da cartacce. Di certo, tra i profughi che arrivano sulle coste italiane ci sono architetti o ingegneri, e magari anche archeologi. Molti di loro provengono da città culturalmente elevate ma che, purtroppo, sono costretti a lasciare per rigidi regimi politici”. Dal canto suo, il governo, nella persona del sottosegretario Antimo Cesaro, ha dichiarato di considerare interessante la proposta di Osanna.

Sull'argomento, Fanpage.it ha sentito telefonicamente Andrea Morniroli, esperto di cooperazione sociale, che da trent'anni si occupa di migranti e delle problematiche connesse alla loro accoglienza con la cooperativa sociale Dedalus.

"Ogni percorso di inclusione, ancorché lavorativa, può essere considerata una buona idea" sostiene Morniroli. "Naturalmente utilizzare queste persone per la manutenzione e la valorizzazione dei beni culturali significa rispettarne le specificità ma soprattutto un metodo di condivisione con le persone direttamente coinvolte che non devono essere in alcun modo costrette a essere inserite in un percorso del genere. Un'integrazione di questo genere potrebbe portare dei benefici e servire alla riduzione della percezione errata di paura del rifugiato che spesso la comunità locale di accoglienza avverte."

Sull'utilizzo della diaria che il governo paga con i migranti, invece, Andrea Morniroli invita ad essere più cauti, perché in generale si tratta di poco più di tre euro al giorno. "La questione della retta è un po' più complicata, perché ciò che il governo italiano paga riguarda soprattutto il vitto e l'alloggio dei rifugiati, poco o niente va nelle tasche dei migranti. Quindi si pone il problema, non raro da immaginare possibile in Italia, di come evitare che percorsi del genere si trasformino in percorsi di sfruttamento che possono durare anche anni."

Insomma, la proposta del soprintendente Massimo Osanna è destinata a fare breccia nel panorama, già infuocato, dei discorsi di questi giorni intorno ai rifugiati e ai migranti nel nostro paese.

232 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views