Il segreto di Madeline Miller: come nasce il successo de La canzone di Achille
Da qualche mese, anche grazie a un passaparola di proporzioni globali su TikTok, si parla sempre più insistentemente de La canzone di Achille, romanzo di esordio della scrittrice e insegnante statunitense Madeline Miller che, nel 2012, ha vinto il Women's Prize for Fiction. Se vi state chiedendo quali possano essere le ragioni del ritorno in auge di un libro pubblicato quasi dieci anni fa, beh, la risposta è più facile di quanto possiate pensare: la rinascita è infatti da imputare a Selene Velez, una delle booktoker più conosciute al mondo, che nell'estate dello scorso anno ha inserito la fatica d'esordio di Miller all'interno di una lista di letture consigliate, spingendo all'acquisto una parte considerevole dei suoi oltre 100mila follower; da allora, La canzone di Achille ha raggiunto ritmi di vendita impressionanti, toccando picchi di circa 10mila copie al giorno negli Stati Uniti. Tuttavia, ferma restando l'importanza della "pubblicità indiretta" di Velez, il successo di Miller è dipeso anche da un altro fattore: con il suo stile volutamente scanzonato e al prezzo di una serie di criticità stilistiche inevitabili (specialmente quando l'intento è quello di rivolgersi a una platea giovanissima), Miller è stata capace di far strappare la cultura classica dalle mani dell'élite, indirizzandola nei binari della letteratura popolare e trasformandola in un gradiente attraverso cui leggere il presente.
La canzone di Achille: possiamo considerare L'Iliade un testo "femminista"?
Negli ultimi anni, per fortuna, la voce di chi ha sempre patito una disparità di diritti evidente nella sua vita di ogni giorno (pensiamo all'attivismo dei movimenti femministi e LGBTQ+, alle lotte per il cambiamento della condizione sociale, culturale, umana, giuridica e politica delle persone omosessuali, bisessuali e transessuali e per la parità di genere nel mondo del lavoro) ha finalmente acquisito il peso che merita all'interno del dibattito pubblico: dopo essere state costrette all'oblio da false credenze e da uno stigma sociale che, per lungo tempo, le ha indotte a "nascondersi" e imprigionate in una specie di quotidianità sotterranea, queste soggettività richiedono oggi di essere rappresentate non soltanto dal punto di vista politico e sindacale, ma anche nell'ambito della produzione culturale, dove sono state spesso imprigionate in stereotipi e oggetto di narrazioni svilenti. Questo processo sta riguardando sempre più da vicino anche i classici, come dimostrano diversi esempi: nel 2017, la nuova traduzione dell'Odissea di Emily Wilson – la prima curata da una donna in Inghilterra – ha riscosso un successo insperato e aperto un dibattito critico sulle modalità un po' vetuste con cui tendiamo ad approcciare la cultura classica; nel 2019, Einaudi ha portato in Italia un romanzo importante come Il silenzio delle ragazze di Pat Barker, una rivisitazione radicale dell'Iliade in cui la Guerra di Troia viene raccontata dal punto di vista di Briseide, la schiava di Achille, dando voce a una donna relegata nelle retrovie della Storia (e per la quale Achille era più un "macellaio" che un eroe). Da questo punto di vista, Miller ha avuto l'indubbio merito di anticipare i tempi di almeno un decennio: ha capito prima di altri che un bestseller, per potersi dire realmente "contemporaneo" e piacere a chi non avesse trascorso gli ultimi trent'anni all'interno di una caverna, dovrebbe essere inclusivo.
Madeline Miller, tra femminismo e parità di genere e sesso
Come Il silenzio delle ragazze, infatti, anche La canzone d'Achille ha l'ambizione di approfondire una dimensione dell'Iliade poco esplorata, ossia il travagliato amore che legò Achille e Patroclo, uno degli elementi chiave dei miti associati alla guerra di Troia. Come per Barker, anche nel caso di Miller il dato saliente è la prospettiva; gli eventi sono narrati da un punto di vista inconsueto e non etero-normativo (quello di Patroclo) e forniscono spunti di riflessione importanti sulla considerazione dell'omosessualità nell'età classica; Miller mette in scena un legame tra uomini spogliato da ogni luogo comune, restituendolo alla naturalezza con cui i greci antichi riconobbero e accettarono l’omosessualità. Un intento simile è alla base di Circe, il secondo romanzo di Madeline Miller. A scuola solitamente ci viene presentata come la maga che trasforma i compagni di Ulisse in porci e vengono sottolineati grandemente le sue doti di ammaliatrice; ebbene, Miller ci consegna una Circe sconosciuta alle cronache e profondamente decostruita, che trasmuta i marinai affamati in maiali non per una non meglio precisata crudeltà di fondo, ma per autodifesa. Per questa via, riesce nel (per nulla agevole) compito di trasformare un'antica storia di sottomissione femminile in un racconto di emancipazione e coraggio piena di richiami al contemporaneo. Del resto, è questo con ogni probabilità il segreto di Miller: utilizzare la Storia per parlare al presente.