Il poké melodrama di Angelina Mango: “Mengoni un gigante che mi ha aiutato nel momento del bisogno”
Per adesso Angelina Mango è stata la prima e unica artista italiana a esordire nel 2024 in testa alla classifica FIMI degli album con il suo esordio "poké melodrama" – prima c'era riuscita solo Taylor Swift – a coronamento di mesi di grandi successi e riconoscimenti, dalla vittoria del Festival di Sanremo all'ottimo riscontro ottenuto all'Eurovision che quest'anno si è tenuto in Svezia. In pocké melodrama, anticipato da singoli come melodrama, ma anche La noia, Che t'o dico a fà e Fila indiana, Mango mostra tante sfaccettature sonore e continua un racconto di sé che riesce a non scadere in storielle didascaliche ma mostrano una interessante capacità di scrittura (come aveva mostrato già, in maniera forse più acerba, nell'Ep Monolocale). La cantautrice sta cercando di trovare una strada, per ora ha dato segnali importanti, sia come penna, appunto, che come performer e chi l'ha vista in questi mesi lo sa bene. In questa intervista a Fanpage ha parlato di come è camboata la sua vita e com'è gestirla, di quanto sia cresciuta lei, del sound che ricerca, del diventare adulta, di Marco Mengoni e del successo che ha dato a La Rondine, canzone del padre che ha portato come cover sul palco dell'Ariston.
In Gioielli di famiglia dici che si impigliano al collo e non ti fanno respirare più e pochi versi dopo noti la loro bellezza sul collo di tua madre. Mi racconti cosa rappresentano questi gioielli e in che modo sono stati luccichio o peso?
I gioielli sono tutto quello con cui sono cresciuta, tutto l'ambiente familiare, tutte le situazioni diverse dallo standard che ho vissuto quando ero piccola e che per un po' erano delle cose dalle quali cercavo di staccarmi, semplicemente per avere una vita sociale, normale. Negli anni del liceo o anche delle scuole medie questo era un po' più complicato, poi ho capito che i gioielli di famiglia sono una cosa che ti restano addosso e brillano, sono dei valori aggiunti, delle cose di cui andare fieri e questa è una cosa alla quale sono arrivata col tempo, guardando mia madre che li portava con fierezza.
Come è stato uscire con un album, col tuo primo album, in un momento in cui eri già esplosa a livello commerciale?
Sicuramente c'è molta responsabilità e un po' di pressione in più, anche perché ho anche pensato: ok, ho vinto Sanremo, quest'album è importante perché deve essere, in qualche modo, una conferma, però deve essere anche una scoperta. Io volevo che la gente scoprisse qualcosa di nuovo di me e con questo album credo di averlo fatto, non mi sono mai risparmiata in nessuno dei brani, ho toccato tutti i punti che volevo toccare, quelli più spigolosi e anche quelli più leggeri, ho dato tutto e secondo me era essenziale farlo e non nascondere niente, soprattutto dopo un anno in cui mi hanno sempre vista molto energica, molto trionfante sul palco, però volevo mostrarmi anche fragile, anche umana.
Qual è la scoperta più grande che hai fatto in questi ultimi mesi.
È che quello che avevo paura di non riuscire a fare, alla fine, per me è diventata come una dipendenza.
Ovvero?
Avevo paura di non riuscire a fare tante le cose grandissime che ultimamente ho fatto: alla fine, infatti, le gestivo e le gestivo pure bene, solo che adesso sono entrata in questo loop in cui non riesco più a fermarmi, sono in questa vortice, però mi fa sentire bene e finché è così va bene.
Vincere Amici ha un peso incredibile, così come uscire e renderti conto di come è cambiata la tua vita. Ma a te è successo che poi hai vinto Sanremo, hai partecipato all'Eurovision, insomma, pensavi di riuscire a reggerla questa cosa? La reggi?
La reggo, la reggo, ma se fossi stata sola, probabilmente, non l'avrei retta, perché sono comunque molto delicata, molto fragile, però ho questa grandissima fortuna di avere attorno un team gigante di persone che mi vedono come un essere umano e non come un Excel da riempire. Poi sono circondata anche da una famiglia e da amici che cerco sempre di vedere, che mi tengono coi piedi per terra, che mi raccontano le loro vite e a cui non interessa se ho fatto questo, questo o quest'altro, sono persone che ascolto, a cui non devo parlare.
C’è una cosa che mi piace, ovvero mi pare che ci sia voglia di esplorare musicalmente, penso alle sonorità latine di melodramma, quelle gitane di Crush, che idea musicale ha Angelina Mango?
Ho avuto molti dubbi sull'aspetto musicale, sul sound di quest'album, perché non l'ho costruito tutto nello stesso periodo. In realtà è nato nell'arco di 12 mesi, ed essendo molto spontanea nella scrittura, quando arrivava il momento scrivevo, però non c'è stato il classico periodo di scrittura dell'album, quindi attraversavo varie fasi. Passavo da un piano e voce a un chitarra e voce, a una trappata, al latino e alla fine ho detto: ma io posso fare mai un disco che ha così tante direzioni musicali? Ero preoccupata, poi alla fine, girando la prospettiva, mi sono detta di sì, che effettivamente potevo farlo perché è l'unico modo che ho per dire tutto, per dire come io entro in studio.
Come entri in studio?
Ci entro così, con gli occhi chiusi, e dico alla musica "portami dove ti pare, sono una tua servitrice", credo anche che sperimentare dei sound diversi serve anche a scoprire quello che voglio dire. Tutta l'eterogeneità di questo disco è anche dovuta a tutte le collaborazioni che ci sono: la direzione artistica, alla fine, era mia di Giovanni Pallotti, però poi abbiamo proprio sperimentato con un sacco di gente e questo è stato stimolante, in fondo io ho 23 anni e voglio imparare.
Ti dà fastidio quando ti paragonano, chessò, a Rosalia?
No, se mi dicessero una che non mi piace mi darebbe fastidio.
Qua è la tua più rande crush musicale?
Post Malone, ma anche Billie Eilish.
A parte la manager, Marta Donà, con Marco Mengoni cosa condividi?
L'esperienza alla mia età, nel senso che quando ho fatto Sanremo mi è stato molto vicino perché anche lui aveva vissuto la stessa cosa, dieci anni prima, e sapeva che affrontare una cosa del genere, farlo in questo modo e vincere è una cosa grossa, che devi poter gestire e hai bisogno di persone a cui appoggiarti quando non sai dove andare e lui è stata una di quelle persone. Ed è stato molto spontaneo, da parte sua, entrare nella mia vita, non è una cosa scontata che fanno le persone, soprattutto dei giganti come lui, poi adesso è anche diventato un mio amico.
Cosa è avvenuto l'incontro che dà vita a Smile?
Ero all'instore di Reggio Calabria, a fine giugno dell'anno scorso e una bambina si è avvicinata e mi ha detto che aveva perso anche lei suo padre, ma era felicissima. Quello sembrava il giorno più bello della sua vita, perché mi stava incontrando e io ero sconvolta da questa cosa, dal fatto che lei mi raccontasse delle cose così terribili col sorriso e ho capito che volevo affrontare anch'io così la vita.
Qual è l'età per fare la adulta, per citarti?
Non lo so, infatti io lo chiedo della canzone: qual è l'età?
C'è un'età in cui hai cominciato a sentirti adulta?
A dire la verità ancora no, ma spero di non sentirmi mai troppo adulta. Sembra una cosa banale, però forse nel momento in cui mi sentirò adulta non sarò più curiosa e quel minimo di curiosità che ho lo voglio mantenere.
Quali sono i problemi giganti di cui parli in Diamoci una tregua?
I problemi giganti sono le cose che solo per me sono giganti, tutte le cose che appartengono alla mente, dall'ansia a tutte le paranoie e ai momenti no che solo tu capisci nel momento in cui li vivi. E quando sei con qualcuno a casa, con un partner, arriva il momento in cui il partner deve fare i conti anche con i tuoi problemi che magari non capisce. Ecco, questa è maturità, non so se essere adulti ma è maturità.
In Edmund e Lucy canti quasi con la voce rotta una storia di fratelli, e dici pure: "Tra fratelli ci sono momenti più freddi ed è colpa di entrambi, fortuna ci teniamo stretti". Come nasce?
Non potevo fare altro che scrivere questa canzone perché lui mi ha mandato una traccia di piano e quel piano diceva esattamente queste parole e io le ho trascritte e le ho cantate. Credo che il nostro amore e il nostro legame meriti di appartenere a un disco e di avere un suo spazio, di essere celebrato.
Non c’è volontà di morbosità, ma il rischio di fare come alcuni protagonisti di fila indiana è lì. È difficile provare a non parlare del tuo passato, semplicemente perché quel trauma, per citare una parola che esiste anche quando non la verbalizzi, ormai è parte integrante della tua poetica: declinato nella rabbia, nel perdono, nell’affrontarlo. Esiste un modo di affrontare quella cosa senza risultare “vampiri”?
Si diventa vampiri nel momento in cui si disumanizza la persona che si ha davanti e nel momento in cui tu mi vedi come un oggetto immortale, come qualcosa che non prova niente, mi stai disumanizzando e in quel momento sei un vampiro. Sembra una frase fatta, ma dipende tutto da come le chiedi le cose.
"State nei panni degli altri e vi stanno grandi (…) al posto tuo, a modo tuo, farei così". C’è chi continua a trattarti come una ragazzina, nonostante tutto?
Non tanto, devo dire la verità. Sarà che mi circondo delle persone che mi piacciono e che quindi non mi trattano come una ragazzina, sarà che mi faccio valere anche se vado in giro con la maglia di Hello Kitty (dice indicandosi la maglia che veste in quel momento, ndr).
Com'è tornare in Basilicata?
È strano, devo dire la verità, sono tornata poco negli ultimi due anni, devo abituarmi a vivere tutto quel mondo perché i miei occhi sono sempre gli stessi, però quelli degli altri cambiano, chiaramente, e quindi bisogna trovare sempre dei nuovi equilibri. Casa mia la amo e in casa mia ci starei tutta la vita.
"Volevo andare in Olanda scappare via per diventare un’altra, menomale che ormai non ci vivo più senza di te e quella faccia che fai" canti in melodrama. Cos'è questa storia?
Era il momento in cui dopo il liceo, dopo quel mese di università tristissimo, ho detto: mo che faccio? Me ne vado? Vado a imparare l'inglese, lavoro, volevo andare ad Amsterdam o a Dublino, in Spagna. In Olanda mi sarebbe piaciuto e poi invece mi sono innamorata, sono entrata ad Amici, è successo il bordello.
E tornare sul palco di Amici, invece, come è stato?
Bellissimo ma traumatico perché rivivi completamente quella sensazione. Quando sono uscita dal palco tremavo, perché senti quasi ancora il giudizio, la competizione. È strano, però era stata una bellissima botta cantare Ci pensiamo domani a distanza di un anno, in questo corpo, in questa mente diversa, è stato bello.
Te lo senti molto addosso il cambiamento del corpo e della mente?
Sì, mi sento molto più consapevole, anche troppo, mi sento troppo lucida in alcuni momenti, non so se questo è un bene oppure no. Per il momento credo sia un bene, perché non mi perdo niente, non mi perdo neanche troppo io.
Noi abbiamo visto il tuo primo concerto dei club, adesso è cambiato, sai già come sarà il prossimo?
Sicuramente il tour dei club, come quello dei Festival di quest'estate avrà come motivo principale la musica. Tutto quello che è suono, tutto quello che è strumento, io voglio vedere quello che sento e mi piace molto, sul palco, cantare, girarmi e vedere che c'è qualcuno che sta suonando con me sulla stessa onda. Questa è la cosa imprescindibile nei live, dopo questo arriva tutto il resto e io voglio puntare anche sulla spontaneità e sulla fisicità di cui parlavamo prima. Il disco nuovo, però, mi permetterà anche di non muovermi, in alcuni momenti, di stare lì ferma e comunicare e mi permetterà di arrivare a tante persone diverse. Sto notando anche che il pubblico sta cambiando, ci sono persone di tutte le età, tanti ragazzi sui 30 anni che si interessano all'aspetto proprio più nerd della mia musica ed è bello, voglio fare una cosa per tutti.
L'ultima domanda è sul fatto che hai riportato La rondine su in classifica e addirittura in certificazione: immagino sia stata una delle scelte di cui sei più fiera, anche perché l'hai fatta conoscere anche a gente della tua età che forse non la conosceva.
È una delle cose di cui vado più fiera, al di là di me, al di là della mia carriera, perché questa cosa, nella mia testa, non fa parte della mia carriera musicale, fa parte di un gesto che ho fatto per onorare una persona che amo e quindi sono più contenta di averlo fatto e sono contenta che le persone che avevo attorno mi abbiano aiutato a gestire, capire e non farmi sovrastare da tutti i dubbi che avevo, perché avrei per sempre rimpianto di non averlo fatto. E quando ho visto mia mamma e mio fratello andare lì a prendere il disco di platino, ho detto – mi vengono i brividi – perché è proprio stata la cosa giusta!
Intervista di Francesco Raiola e Vincenzo Nasto