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Il Picasso restaurato: parte il progetto della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia

La Collezione Peggy Guggenheim di Venezia si prepara ad affrontare il restauro di un’opera di Picasso: si tratta di “Lo Studio (L’Atelier)”, realizzata dal maestro spagnolo nel 1928. La tela, compromessa dai precedenti interventi conservativi, sarà sottoposta alle più innovative teconologie in materia di restauro, grazie ad un progetto europeo.
A cura di Federica D'Alfonso
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Les Demoiselles d'Avignon, Pablo Picasso (1907), MoMa New York
Les Demoiselles d'Avignon, Pablo Picasso (1907), MoMa New York

Grazie alla collaborazione con il Consorzio universitario CSGI-Università di Firenze, il dipartimento di conservazione della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia ha iniziato un nuovo e importantissimo progetto di restauro: dopo aver riportato allo splendore originario “Alchimia” di Jackson Pollock, ora è la volta di Picasso. Si tratta dell'opera “Lo Studio (L'Atelier)”, realizzata dal maestro spagnolo nel 1928. I restauri promossi dalla Peggy Guggenheim si collocano nell'ambito del progetto europeo “Nanorestart” (NANOmaterials for the REStoration of works of ART) finanziato dalla Commissione Europea, uno dei più avanzati al momento in materia di conservazione delle opere d'arte.

L'intervento di restauro

Nel corso del tempo la tela di Picasso è stata oggetto di numerosi studi e ipotesi di intervento, mai andate in porto. Una prima indagine fu effettuata nel 1983 presso il MoMA di New York, e una seconda negli anni Novanta sempre a Venezia: in entrambi i casi, gli inadatti strumenti a disposizione consentirono di formulare solo delle ipotesi di lavoro. Ora invece, grazie alle nuove tecnologie disponibili, sarà addirittura possibile ricostruire il processo creativo ed ottenere un modello della prima versione del dipinto nascosta sotto gli strati di colore.

Robert Motherwell, tra i maggiori artisti americani del dopoguerra, dopo aver visto il dipinto di Picasso nella galleria newyorkese di Peggy Guggenheim Art of This Century, scriveva: "Quel quadro ha influito in maniera forse determinante sulla mia vita in quei primi dieci anni a New York. Quel bianco incredibile…certamente una delle opere più austere e forti a partire dall’affermarsi del cubismo. Senza dubbio uno dei capolavori del XX secolo". Oggi quel bianco ha perso la sua brillantezza, a causa di uno strato di cera affiorato dopo anni sulla superficie, applicato durante i precedenti interventi risalenti agli anni Sessanta per fissare i numerosi sollevamenti di colore. I depositi di particolato atmosferico hanno spento gli altri colori, impedendo la corretta lettura cromatica del dipinto.

Al momento, le misure più opportune da adottare sono ancora in fase di valutazione, prima di procedere con il restauro conservativo, che si avvarrà delle più recenti tecniche di pulitura: la Collezione Guggenheim partecipa infatti al progetto europeo NANORESTART, che sta sviluppando nuovi nanomateriali per la pulitura di opere moderne e contemporanee.

Questi sistemi non rilasciano alcun residuo sull'opera d'arte, sono completamente atossici e rispettosi dell'ambiente costituendo oggi la classe di materiali più avanzati per la conservazione delle opere d’arte. Le previsioni di consegna indicano il prossimo autunno.

Il grande pittore e scultore Max Ernst a notare “Lo Studio” in una galleria d'arte e ad indicarlo all'allora moglie Peggy Guggenheim, che lo acquistò nel 1942. Alcuni anni dopo, precisamente nel 1948, Peggy acquisterà il palazzo Venier dei Leoni, progettato da Lorenzo Boschetti nel 1748 e rimasto incompiuto, trasferendovi la propria collezione. Alla sua morte, avvenuta nel 1979, le sue ceneri vennero sepolte nel giardino del palazzo che passò, insieme alla collezione, alla Fondazione Solomon Guggenheim di New York. Il nuovo museo fu aperto al pubblico nel 1980 e costituisce una delle più importanti raccolte di arte contemporanea in Italia.

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