“Il nome della rosa” in TV: il significato del titolo del libro di Umberto Eco
Per fortuna prima di lasciarci Umberto Eco ci ha lasciato la sua versione. Così da non ingenerare ulteriori dubbi su quello che per molto tempo ha visto affannarsi e succedersi versioni di ogni genere. Stiamo parlando del significato del titolo del romanzo italiano più famoso al mondo, "Il nome della rosa", del semiologo, saggista e romanziere nato ad Alessandria nel 1932 morto nel 2016, e che da stasera sarà in televisione su Rai Uno, per la prima puntata della serie Tv dal cast internazionale.
Per anni, dopo l'uscita del libro vincitore del premio Strega nel 1981, ci si è interrogati sul significato del titolo del romanzo di Umberto Eco, soprattutto per quella citazione finale che ha ingenerato mille dubbi. "Il nome della rosa", infatti, finisce con una postilla inserita da Eco prima di andare in stampa: "Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus", che tradotta in italiano significa pressappoco "la rosa primigenia esiste solo nel nome, possediamo soltanto nudi nomi".
Il mistero della citazione "manipolata" da Eco
Questa frase è una variazione di un verso inserito nel "De contemptu mundi" di Bernardo Cluniacense, monaco benedettino del XII secolo. Frase che deve gran parte della sua fortuna a Umberto Eco che con essa chiuse il suo fortunato romanzo. Il punto, però, è che si tratta di un falso. O meglio, di una manipolazione. Va notato, infatti, che il verso originale di Bernardo è significativamente diverso, poiché recita "stat Roma pristina nomine, nomina nuda tenemus". Che in italiano significa: "Roma antica esiste solo nel nome, possediamo soltanto nudi nomi". Umberto Eco ha quindi sostituito Roma con Rosa e voilà, ecco spuntare fuori il fortunato titolo della famosa opera. Il verso, che ha dato origine al titolo dell'opera, è stato spiegato dallo stesso Eco in Postille a "Il nome della rosa":
Bernardo varia sul tema dell'ubi sunt (da cui poi il mais où sont les neiges d'antan di François Villon) salvo che Bernardo aggiunge al topos corrente (i grandi di un tempo, le città famose, le belle principesse, tutto svanisce nel nulla) l'idea che di tutte queste cose scomparse ci rimangono puri nomi.
"Il nome della rosa": la disputa filosofica medievale
Spiegazione a cui si aggiungono, nel 2016, le parole che Umberto Eco espresse in occasione di un'intervista a Repubblica, quando fu lo stesso professore a spiegare – contro le illazioni sul presunto legame tra "Il nome della rosa" e alcuni versi di William Shakespeare – che il titolo del suo romanzo era esclusivamente dovuto a quella citazione inserita sul finale che:
significa che le cose non esistono più e rimangono solo le parole. Shakespeare dice esattamente l'opposto: le parole non contano niente, la rosa sarebbe una rosa con qualunque nome.
Quindi, tradotto letteralmente, il verso di Eco intende sottolineare che al termine dell'esistenza della rosa particolare non resta che il nome dell'universale. Questa versione si contrappone alla teoria di Guglielmo di Champeaux, il quale sosteneva che gli universali continuano ad avere una realtà ontologica anche dopo i particolari. In particolare, le diverse interpretazioni hanno origine dal diverso intendere il termine pristina che letteralmente significa: precedente, antico, passato, anteriore, primigenio, primitivo, che è all'origine della questione di carattere filosofico.