Il mondo felino conquista la letteratura: il gatto è il migliore amico dello scrittore
Oggi 17 febbraio è la Festa del gatto e ricordiamo come il fascino felino abbia conquistato il mondo senza nessuno sforzo ma per irresistibili doti naturali: i gatti sono esserini ‘perfetti', seduttori innati, ‘endorfine' in movimento. Miti e leggende nel corso dei secoli sono stati attribuiti a loro perché sono animali che riescono a far parlare molto di sé, sono naturalmente connessi alla sfera del magico e del fantastico, proprio per la loro inafferabile aura di mistero. Anche la letteratura si è fatta conquistare dal fascino felino, è risaputo che una sottile alchimia leghi gatti e scrittori.
La sottile alchimia fra gatti e scrittori
Quale migliore compagnia per uno scrittore se non quella di uno scaldotto sulle gambe, dal morbido manto, mentre ci si cimenta ad inventare storie e si è a caccia di parole per dare voce al proprio estro narrativo? Proprio come i mici quando vanno a caccia delle loro prede, gli scrittori sono a caccia di nuovi stimoli e parole calzanti alle loro belle storie. Facendo un "tuffo" direttamente nell'oceano dei libri, quando pensiamo al gatto nel mondo letterario non può che tornarci alla mente la nitida figura del “Gatto con gli stivali”, protagonista del nostro immaginario infantile, che ha incantato generazioni di bimbi ma anche di adulti. Per questo dobbiamo dire un grazie allo scrittore francese Charles Perrault, che nel'600 diede vita al più celebre gatto delle fiabe che ha senz'altro contribuito ad arrichire il repertorio del ‘fantastico', a cui si torna sempre con piacere ogni volta che abbiamo bisogno di evasione.
Il gatto, il miglior amico dello scrittore, da Hemingway a Neruda
Andando nel vivo delle biografie degli scrittori, ricordiamo come nella finca di Cuba, Hemingway aveva fatto costruire in prossimità del suo studio delle cucce per una trentina di gatti: uno non gli bastava per rigenerare la sua mente letteraria e poi "un gatto semplicemente conduce al successivo"- la pensava così lo scrittore icona della "generazione perduta". Avere a che fare con un gatto vuol dire sempre immergersi in mondo di mistero e come scrive Mauro Bersani nel suo libro, edito da Einaudi, "i gatti portano sempre un che di arcano percepito istintivamente da chiunque li frequenti e sfruttato a piene mani da scrittori e poeti”. Sì, aveva ragione, scrittori di tutte le epoche hanno, infatti, dedicato al mondo felino molte attenzioni. Come dimenticare la bellissima "Ode al gatto" di Pablo Neruda, a metà strada fra la poesia d’amore e l’epos: «Oh fiera indipendente della casa, arrogante vestigio della notte, neghittoso, ginnastico ed estraneo, profondissimo gatto, poliziotto segreto delle stanze, insegna di un irreperibile velluto». Una vera e propria invocazione al "Dio Gatto" da parte di un appassionato estimatore del genere felino. Neruda è un innato scorgitore di bellezze e così che si lascia piacevolmente sedurre non solo dall'estetica ma anche dall'identità del gatto, dalla personalità inafferrabile e dal carattere regale.
Lo Stregatto ‘allucinatorio' di Alice nel Paese delle Meraviglie
Invece a rendere maggiormente l'idea della connessione fra il gatto e la sfera del magico è sicuramente lo scrittore Lewis Carroll che nel suo romanzo "Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie" ha ideato il fantastico micio del Cheshire, a righe rosa, dal sorriso sinistro che è solito arrotolarsi in un movimento spiralizzato fino a dissolversi, una figura allucinatoria che si ripresenta come una costante sul cammino di Alice. Il sorriso a mezzaluna, il ghigno folle e un fare ambiguo connotano lo Stegatto che vorrebbe essere una sorta di guida per Alice ma poi risulta essere con lei enigmatico e beffardo. Nel corso della fiaba non lo vedremo mai accanto della regina dei cuori né di nessuno, le sue apparizioni sono imprevedibili e rappresenta benissimo la vera essenza del gatto, solitario, autonomo ed finanche ‘evanescente' quando è il caso.
I più curiosi aneddoti degli scittori e i loro gatti, da Dante Alighieri ad Ennio Flaiano
E a proposito del legame fra gatti e scrittori si dice che anche Dante avesse sulle sue gambe un micio nero durante le sue attività di scrittura e facendo un volo pindarico, dal Medio Evo al pieno cuore del ‘900, come dimenticare la citazione di Ennio Flaiano:
Il mio gatto fa quello che io vorrei fare, ma con meno letteratura.
La pensava così lo scrittore e non era l'unico nel secolo scorso, anche Anna Maria Ortese si lasciò intrigare dallo charme felino:
Chi non ha mai guardato in quegli occhi non ha mai visto nulla di divino.
Ed è con queste semplici parole che la Ortese ci ricorda di quanto la natura del gatto ci appaia inevitabimente connessa con qualcosa di più elevano, di quasi sovrannaturale. Nel gatto c'è sempre qualcosa di ‘indicibile', di inafferrabile, forse è quasto il segreto del suo grande magnetismo sugli esseri umani. Oggi 17 febbraio 2017 sono in corso celebrazioni di ogni genere in occasione della tanto attesa la Festa del Gatto e all'essere felino non mancheremo di dare tutte le attenzioni che merita.