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Il mito dei Bronzi di Riace del Museo di Reggio Calabria: “Uno dei grandi misteri della storia”

Conservati nel Museo Archelogico Nazionale di Reggio Calabria, i Bronzi di Riace sono tra i capolavori scultorei più significativi dell’arte greca, oltre che un ormai simbolo della città calabrese. Eppure nonostante anni di ricerche e studi, sono ancora molti i misteri che circondano la loro origine e il loro significato: “Per poterli comprendere immergerli nel loro mito”.
A cura di Redazione
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Le ipotesi avanzate da studiosi ed esperti sulla loro origine non si contano e nonostante quasi 50 anni di ricerche e approfondimenti quella dei Bronzi di Riace resta una delle storie più misteriose legate all'epoca classica. Conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, queste due statue bronzee sono considerate tra i capolavori scultorei più significativi dell'arte greca, oltre che un ormai simbolo della città calabrese. Sono guerrieri o dei? Ancora non ci è dato saperlo ma esistono decine di teorie a sostegno di entrambe le supposizioni. E ancora, da dove provengono? Le ha create la stessa mano? Come sono finite sui fondali di Riace Marina, dove sono state rinvenute nel 1972? Insomma, di domande ce ne sono ancora molte, nella maggior dei casi parte prive di risposta. Di certo c'è che è impossibile non rimanere affascinati davanti a tanta perfezione e al loro eccellente stato di conservazione. Ecco, allora, tutte le curiosità su uno dei misteri irrisolti dell'arte nostrana.

Ritrovamento e restauro dei Bronzi di Riace

I Bronzi di Riace furono scoperti nel 1972 da un chimico romano che stava facendo delle immersioni a circa 300 metri dalla costa di Riace Marina, in provincia di Reggio Calabria, e a soli 8 metri di profondità. Quando Stefano Mariottini, questo il nome del sub, vide affiorare dall'acqua un braccio scuro pensò che si trattava di un cadavere. Invece, era appena diventato il protagonista di uno dei ritrovamenti più importanti dell'età classica. Alte rispettivamente 1,97 e 1,98 metri, alcuni hanno pensato raffigurassero due fratelli, ma si trattava soltanto di una delle prime ipotesi. Nel 1975 le due statue vennero trasferite a Firenze, dove furono sottoposto ad una massiccia operazione di restauro, per pulirle e svuotarle dell'argilla che c'era al loro interno. Tornarono a Reggio Calabria nel 1980, dove vennero esposte al pubblico per la prima volta nel 1980. Oggi si trovano in una sala dedicata del Museo Archeologico, insieme ai bronzi di Porticello, rappresentando la più grande collezione di bronzistica greca del V secolo a.C. in tutto il mondo, in cui sono rimasti anche dopo i lavori di ristrutturazione ed ampliamento, costati 30 milioni di euro, per i quali sono stati fondamentali i contributi delle politiche di coesione europea. "Sono effettivamente l'opera d'arte greca tecnicamente più complessa, più difficile da realizzare, e dal punto di vista della mimesis, cioè dell'imitazione del vero, sono qualcosa che non può essere paragonato", ha detto a Fanpage.it Daniele Castrizio, professore di Numismatica dell'Università di Messina a proposito dei due Bronzi di Riace.

Statua A e Statua B a confronto

I bronzi di Riace sembrano apparentemente simili. Eppure ci sono alcune differenze che ci aiutano anche a capire il periodo in cui sono stati realizzati, che è diverso. Come sottolinea Giacomo Oliva, responsabile biblioteca e rapporti istituzionali del Museo Archeologico di Reggio Calabria, si tratta di due uomini nudi, ma mentre "la statua A (detta anche "il Giovane") ha la corporatura perfetta, con una tensione dei muscoli che nell'insieme realizza la bellezza assoluta, i riccioli della barba fatti uno per uno e saldati a caldo, oltre ai denti, la statua B (detta "l'Adulto") sostanzialmente ripete la stessa postura, ma se andiamo a vedere nei particolari troviamo molte differenze: vedete che non ci sono più i riccioli di capelli e barba, ma quest'ultima è cesellata, è più dolce, quasi come se volesse parlare con noi. È più umano e più vicino a noi". Proprio per questo, gli esperti tendono a considerare quest'ultima creazione come l'opera di un artista superiore. Dunque, i due bronzi non furono certamente opera della stessa mano. Così come si può dire certamente che furono prodotti ad Argo e ad Atene, nelle botteghe dei migliori artisti dell’antichità, durante il V secolo a.C., per via della presenza di argilla al loro interno, e che erano diretti a Roma quando si inabissarono nei fondali calabresi. Per il resto, tutto è ancora avvolto nel mistero.

Il mistero del significato delle due statue

"I bronzi sono un grande mistero. Per poter comprendere queste statue dobbiamo immergerle nel loro mito", ha detto il professor Daniele Castrizio spiegando il significato dei Bronzi di Riace. Nel corso degli anni sono state avanzate numerose ipotesi:  secondo alcuni l'atteggiamento altero del Giovane potrebbe far pensare ad Agamennone o a Tideo, uno dei membri della famosa spedizione dei Sette contro Tebe, mentre l’Adulto è più maturo e posato e la calotta che gli copre il capo riproduce una cuffia in cuoio indossata sotto l’elmo dagli strateghi. Secondo altri rappresenterebbero un greco e un trace. In realtà, potrebbero rappresentare i fratelli Eteocle e Polinice, nati dal rapporto incestuoso fra Giocasta ed il figlio Edipo. Secondo la leggenda, la maledizione contro la stirpe tebana fece in modo che i due fossero sempre in acceso scontro fra loro per il dominio della città di Tebe. Continua ancora Castrizio, "siamo arrivati ad una ipotesi di un gruppo a 5 statue che rappresentano Eteocle e Polinice, nel momento che precede il loro duello finale, quello che chiude anche la tragedia di Eschilo dei 7 a Tebe. Sono due fratelli che stanno per affrontarsi, uno vuole il potere, l'altro ha già compreso la morte. È un monito: due fratelli stanno per combattersi per conquistare il potere". Ad ogni modo, sono due opere straordinarie, divenute il simbolo del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria e di tutto il territorio della Magna Grecia.

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