Il mistero del teschio di Goya
Le spoglie di Francisco Goya y Lucientes (1746 -1828) sono conservate nella chiesa madrilena di San Antonio de la Florida, ma quello scheletro è senza testa.
Il mistero del cranio perduto
Perché il cadavere del grande pittore spagnolo sia stato seppellito senza testa è ancora un enigma. Non si sa, anzi, se il corpo sia stato decapitato prima della sepoltura o se piuttosto il cranio sia stato trafugato in seguito, con tanto di profanazione della tomba. Che fine ha fatto la testa di Goya? Chi, perché, quando e come se ne è appropriato? È un mistero lungo secoli, dalle tinte fosche e dalle note folli, proprio come la vita inquieta dell’artista. È l’incredibile storia di un cranio derubato, smarrito, ritrovato in un quadro, utilizzato infine per un esperimento scientifico.
La morte e il seppellimento
Francisco Goya y Lucientes morì il 16 aprile del 1828 dopo gravi malattie che già lo avevano reso sordo e poi muto. Si trovava in Francia, a Bordeaux, e nel cimitero della Chartreuse fu sepolto all’interno della tomba della famiglia Muguiro, cui era stato molto legato, là dove tre anni prima era stato seppellito il consuocero. Nessuna autorità spagnola si preoccupò di traslare in patria i resti fin quando nel 1880 Don Joaquín Pereyra, console di Spagna a Bordeaux, si imbatté per caso nella tomba abbandonata di Goya e si attivò per riportare le spoglie del genio nella sua terra natìa. Molte furono le peripezie burocratiche da affrontare, ma alla fine si decise di dare al Maestro un sepolcro monumentale nella Sacramental di San Isidro a Madrid, che però fu pronto solo nel 1888.
L’apertura della tomba e la scoperta del corpo senza testa
Il 16 novembre 1888 la tomba del cimitero di Bordeaux fu schiusa in presenza di sette persone. Due casse, di Francisco Goya e del suo consuocero, furono aperte. E lì l’atroce visione: uno dei due corpi, molto probabilmente quello del pittore, era privo di testa. Alcuni indizi portarono a credere che la salma fosse stata inumata già decapitata, ma non si comprese come potesse essere accaduto. Dopo l’inquietante scoperta, tutte le procedure per la traslazione furono bloccate, i cadaveri furono nuovamente seppelliti e della terribile mutilazione nessuno parlò per almeno 6 anni.
La traslazione e la pergamena nella bara
Nel maggio del 1900, dopo anni di trattative, lo scheletro acefalo di Goya arrivò nella Sacramental di San Isidro a Madrid, per poi essere nuovamente traslato nella chiesa di San Antonio de la Florida. Una pergamena nella bara spiegava che “manca allo scheletro il teschio, perché alla morte del grande pittore la sua testa, come è risaputo, fu affidata a un medico per uno studio scientifico, dopodiché non fu più restituita al sepolcro”. Ma di “risaputo” in questa vicenda non c’è nulla e nessuno seppe mai cosa era accaduto al teschio di Goya.
La frenologia
Un furto del cranio per motivi di studio pseudoscientifico è ipotizzabile in quanto correlato alla frenologia, scienza occulta che affermava una rispondenza tra le ossa del cranio e le caratteristiche della persona: osservando le forme della scatola cranica si pretendeva di diagnosticare propensioni, attributi, difetti e qualità dell’individuo. La frenologia divenne molto di moda alla fine del Secolo dei Lumi e con essa il disseppellimento dei cadaveri divenne pratica frequente. Non è quindi da escludere che qualche esaltato frenologo abbia voluto studiare la testa di colui che ideò Capricci, Follie e Pitture Nere.
Il teschio ritrovato e i presunti trafugatori
Nel 1928, durante le celebrazioni per il centenario della morte del pittore, Don Hilario Gimeno dichiarò di aver trovato presso un antiquario di Saragozza un dipinto raffigurante il teschio di Goya: oggi esposto al Museo di Belle Arti di Saragozza, Cràneo de Goya, pintado por Fierros, è un olio firmato e datato 1849, per di più autenticato dal marchese di San Adrián. Dunque, il pittore Dioniso Fierros con la complicità del suddetto marchese potrebbe aver dipinto il cranio di Goya dopo averlo trafugato dal sepolcro francese quasi 40 anni prima del disseppellimento ufficiale e della scoperta dello scheletro senza testa.
I ceci e l'esplosione del cranio
Volendo procedere con questa versione dei fatti, non si può trascurare il finale tragicomico: dopo la morte di Dioniso Fierros, il cranio finì nelle mani del figlio del pittore, Nicolàs, che, studente di medicina a Salamanca, lo sfoggiava con i suoi colleghi nelle aule dell’università e finì per sottoporlo ad un inutile esperimento di disgregazione suggerito dal professore di anatomia che aveva spiegato come le ossa che compongono il cranio possono disintegrarsi grazie all’azione naturale di una forza germinatrice. Insieme ad alcuni compagni di corso, Nicolà Fierros, ignaro del valore di quel teschio, riempì di ceci inumiditi il cranio di Goya che, come volevasi dimostrare, esplose per la forza espansiva dei legumi. I resti delle ossa frantumate furono spartiti tra gli studenti.
Altre ipotesi sul mistero
Quella appena raccontata è una delle versioni più accreditate sulla storia del teschio di Goya. A narrarla, in maniera non troppo romanzata, è stato Juan Antonio Gaya Nuño nel saggio La orripilante storia del teschio di Goya. Tra le altre ipotesi c’è quella recente dello psichiatra Bernard Antoniol, secondo il quale Goya avrebbe dato il suo consenso alla decapitazione, per permettere al dottor Laffargue di analizzarne il cranio secondo le teorie frenologiche e capire se il pittore era davvero pazzo come si vociferava; ad oggi, secondo Antoniol, quel cranio si troverebbe nel magazzino di un ospedale parigino.