Il misterioso Tondo de Brécy potrebbe essere un’opera di Raffaello e non di un artista sconosciuto
Una misteriosa opera chiamata Tondo de Brécy potrebbe essere un capolavoro di Raffaello fino ad oggi attribuito a un artista sconosciuto. A renderlo noto sono stati gli studiosi di un team di ricercatori dell'Università di Nottingham e dell'Università di Bradford che per esaminare l'opera hanno usato una nuova tecnologia che prevede l'impiego di un'intelligenza artificiale. L'ipotesi dell'attribuzione al celebre artista rinascimentale di Urbino nasce con il confronto di un'opera da lui prodotta con la stessa composizione.
Il Tondo de Brécy è un dipinto su tela di circa 95 cm di diametro che rappresenta una Madonna con bambino che ricorda una pala rinascimentale, così com'era la Madonna Sistina, opera di Raffaello Sanzio. A confermare le prime somiglianze confrontando i due dipinti è stata una nuova tecnologia di riconoscimento facciale utilizzata dal team di ricercatori delle due università britanniche per esaminare il misterioso dipinto e scoprire ulteriori dettagli in merito alla sua realizzazione.
Gli studiosi, sovrapponendo le due opere, hanno scoperto che i volti del Tondo de Brécy sono identici a quelli della pala di Raffaello. Questo li ha indotti a pensare che probabilmente i due dipinti siano stati realizzati dalla stessa mano. Fino ad oggi si credeva che il Tondo de Brécy, conservato in una collezione creata dall'uomo d'affari del Cheshire, George Lester Winward, fosse solo una copia vittoriana della Madonna Sistina. Oggi invece, con questo nuovo sistema di analisi eseguita tramite l'intelligenza artificiale, si è potuto rilevare che la somiglianza tra le Madonne dei due dipinti è altissima, risulta del 97%, mentre quella tra i due bambini è dell'86%.
"Il confronto diretto tra i volti – ha detto Il dottor Christopher Brooke, ricercatore onorario presso l'Università di Nottingham, esperto di analisi digitale delle immagini e coautore di un documento di ricerca sul ritrovamento – ha portato a una corrispondenza del 97%, una probabilità statistica molto alta che le opere d'arte siano di autori identici". Secondo gli esperti, inoltre, se la media del confronto è più alta del 75% è molto probabile che si tratti di un'opera dello stesso artista. In questo caso è molto simile anche la tecnica che induce a ricollocare l'opera nel rinascimento e non in età vittoriana.
"Un'ulteriore conferma – prosegue Brooke – viene dall'analisi dei pigmenti utilizzati nel Tondo, che ha dimostrato che le caratteristiche del dipinto sono considerate tipiche della pratica rinascimentale e quindi è altamente improbabile che si tratti di una copia successiva". La nuova tecnologia utilizzata, se veramente fosse riuscita a smascherare Raffaello come autore dell'opera, potrebbe portare a una svolta significativa nell'ambito dello studio delle opere d'arte e delle attribuzioni delle stesse. Il sistema di riconoscimento facciale con intelligenza artificiale è stato sviluppato da Hassan Uguali, professore di visual computing presso l'Università di Bradford.
"Guardando i volti con l'occhio umano – ha spiegato Ugail – si nota un'ovvia somiglianza, ma il computer è in grado di vedere molto più in profondità di noi, in migliaia di dimensioni, a livello di pixel". Inoltre aggiunge che secondo quanto emerso dalla valutazione dell'analisi, condotta da lui e dai suoi colleghi, ed esaminando anche le ricerche e gli studi precedenti, è certo che per entrambi i dipinti sono stati utilizzati modelli identici "e che sono senza dubbio dello stesso artista". Uno degli studi precedenti a cui fa riferimento Ugail è un lavoro di Howell Edwards, dell'Università di Bradford, che aveva già effettuato un esame approfondito del dipinto. A breve è prevista la pubblicazione di un documento accademico riguardante l'analisi dell'opera.
Il signor Winward, possessore del Tondo, era un facoltoso collezionista d'arte che ha acquistato l'opera nel 1981 come parte di una collezione d'arte che spazia dal XVI al XIX secolo. Due anni prima di morire, nel 1995, ha istituito la de Brécy Trust Collection, dal nome dei suoi antenati francesi, per conservare la sua collezione di dipinti e disegni e metterla a disposizione degli studiosi d'arte.