Il menù di Capodanno scritto da Giacomo Leopardi: cosa voleva mangiare il poeta che amava Napoli
Forse era pessimista dal punto di vista filosofico, ma a tavola di certo era un gran buongustaio. Almeno è quanto emerge dal ritaglio autografo compilato da Giacomo Leopardi in persona in cui il sommo poeta annota con la sua calligrafia un elenco di piatti per un cenone davvero super in occasione del Capodanno, purtroppo uno degli ultimi, considerato che a Napoli nel 1837 il "buon Giacomino" spirò, trovandovi la morte.
Un appunto, un promemoria per il cuoco di Villa Ferrigni di Torre del Greco, Pasquale Ignarra, annotato dal grande poeta su carta avorio, con la scrittura minuta e precisa. Il ritaglio è stato ritrovato tra le Carte Ranieri, conservate nella Biblioteca Nazionale di Napoli, insieme alla maggior parte degli autografi leopardiani. Così, in occasione dell'arrivo del nuovo anno, sui social è stata pubblicata la famosa lista delle 49 pietanze preferite da Giacomo Leopardi, a maggior ragione nel 2019 anno in cui il Mibac celebrerà il cibo italiano nel mondo.
La lista con i desiderata gastronomici fu composta nell’ultimo periodo di vita di Leopardi, mentre si trovava ospite di Antonio Ranieri a Napoli. Alla Biblioteca Nazionale di Napoli, sono ospitati diversi manoscritti autografi del grande poeta marchigiano, da L'infinito fino a A Silvia. Lo scorso luglio, infine, sono state presentate al pubblico tre lettere autografe di Giacomo Leopardi che ne arricchiscono il fondo della Biblioteca Nazionale di Napoli: lettere intime, in cui il poeta discorre con l’amico Francesco Puccinotti della dolorosa vita recanatese, di poesia e di filosofia.
Si tratta di un vero e proprio archivio poetico e filosofico, che conserva alcune delle pagine più belle della storia letteraria italiana: oltre alle Operette morali il fondo napoletano conserva gran parte dei Canti, fra i quali L’Infinito, l’Ultimo canto di Saffo, A Silvia e Il sabato del villaggio, insieme ad importantissimi saggi autografi come il Discorso di un Italiano intorno alla poesia romantica del 1818 e le oltre quattromila pagine dello Zibaldone.