Il libro-testamento di Ennio Morricone: “I ricordi ci permettono di guardare avanti”
Il maestro Ennio Morricone si è spento stamattina 6 luglio all'alba nella sua città, Roma. Il prossimo 10 novembre avrebbe compiuto 92 anni. Della sua lunga, densa vita resterà moltissimo. Le colonne musicali per il cinema, gli arrangiamenti per alcuni dei più grandi successi della musica popolare in Italia (come "Se telefonando" di Mina), aneddoti che lo hanno messo in contatto con i grandi artisti e registi internazionali, da Pier Paolo Pasolini a Sergio Leone, fino a Quentin Tarantino, con cui vinse il premio Oscar nel 2016 per la colonna sonora di "The Hateful Eight", nel 2016.
Nello stesso anno, infatti, il maestro diede alle stampe la sua autobiografia, "Inseguendo quel suono" (Mondadori) frutto di una conversazione con un suo allievo, il giovane compositore Alessandro De Rosa, "una sorta di lungo dialogo maestro-discepolo, corposo e ricco di informazioni, ricordi, approfondimenti per far capire a tutti i suoi fan quali storie e quali pensieri ci sono dietro le musiche più amate". Considerato il suo libro-testamento, tra quelle pagine Morricone ha raccontato la sua vita e soprattutto la sua musica.
È curioso osservare e riesaminare la propria vita attraverso un percorso del genere. Ad essere onesto non avrei mai pensato che lo avrei fatto. Poi ho conosciuto Alessandro De Rosa, e questo progetto si è sviluppato così gradualmente e spontaneamente che io stesso ho ripreso contatto con i fatti che emergevano, quasi senza rendermene conto, man mano.
Rileggere oggi quelle pagine, dopo la scomparsa del grande musicista e compositore, fa un certo effetto perché appare chiaro, sin dalle prima battute della sua autobiografia, che in quel libro si annidava una sorta di testamento, che come ogni lascito è anche il tentativo di scoprire qualcosa di sé. Non a caso, in "Inseguendo quel suono", Morricone dice:
Questa lunga esplorazione, questa lunga riflessione, a questo punto della mia vita è stata importante e persino necessaria. Entrare in contatto con i ricordi non significa solamente malinconia di qualcosa che sfugge via come il tempo, ma anche guardare avanti, capire che ci sono ancora, e chissà quanto ancora può succedere.
Riflessione musicologica, autobiografia e ricca aneddotica, in "Inseguendo quel suono" Ennio Morricone racconta con ricchezza di particolari il suo percorso: gli anni di studio al Conservatorio, gli esordi professionali per la Rai e la Rca dove scrive e arrangia numerose canzoni di successo, le collaborazioni con i più importanti registi italiani e stranieri, da Leone a Pasolini, a Bertolucci e Tornatore, da De Palma a Almodóvar, fino a Tarantino e all’ultimo premio Oscar. Il percorso di uno dei più geniali musicisti del nostro tempo ci viene offerto, pagina dopo pagina, svelandoci il rapporto misterioso e ambivalente che lega musica e immagini nel cinema, ma anche l’urgenza creativa che sta alla base delle sperimentazioni nell’ambito della musica assoluta.
Oggi posso dire d’aver assunto nuove posizioni rispetto ad alcuni accadimenti, quelli che solitamente durante l’arco di una vita succedono senza avere il tempo di essere messi in prospettiva.