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Sanremo 2018

Il lessico miserabile delle canzoni di Sanremo 2018 (con quattro eccezioni)

Anche quest’anno, l’analisi dei testi delle canzoni di Sanremo col parametro del Vocabolario di base della lingua italiana. Non c’è molto da ridere.
A cura di Giorgio Moretti
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Se volete piazzare scommesse datemi retta

L'anno scorso ho condotto un'analisi dei testi delle canzoni di Sanremo in una maniera un po' originale: vi ho cercato, canzone per canzone, quali parole non fossero comprese nel Vocabolario di base della lingua italiana di Tullio De Mauro. In altri termini ho usato questo vocabolario, che contiene lo scheletro quotidiano essenziale della nostra lingua (circa 7.000 parole), come soglia suggestiva ma misurabile per valutare la ricercatezza e la poesia di una canzone: insomma, più parole della canzone non sono in questo vocabolario, meglio è.

Avevo indicato tre canzoni come le migliori da un punto di vista lessicale: quella che indicavo come migliore ha vinto, la seconda è arrivata terza vincendo però il premio della critica, la terza è arrivata seconda. Quindi, oltre ad essere una metodologia di analisi divertente, forse è anche predicativa di una certa parte del valore artistico di una canzone, sinolo di musica e parole. Vediamo se riesco a fare altrettanto, e al solito iniziamo dal peggio.
(Nota di metodo: stavolta, per evitare cavilli irrilevanti, ho considerato incluse nel Vocabolario anche parole tecnicamente non presenti ma direttamente derivate da altre incluse. Ad esempio ho considerato presente nel vocabolario ‘ubriacare' anche se c'è solo ‘ubriaco', ‘pugile' anche se c'è solo ‘pugilato'.)

Zero

In questo gruppo di canzoni non si trova sostanzialmente parola che esca dal Vocabolario di base. E purtroppo sono nove, quasi la metà di quelle in gara. Si fa una canzone col materiale lessicale da bar, da mercato. Testi che sono tutti un tornare, un fuggire, un non sapere, un non riuscire a capire o a dire. Direi ‘Bravi' ma non amo il sarcasmo. Questo è l'elenco. (Unico distinguo per "Il coraggio di ogni giorno", che ha un finale in dialetto: la rende più varia, ma resta povera anche secondo il parametro del dialetto.)

Qualcosa

Queste canzoni sono elevate da pochissimi termini, spesso uno solo, non compresi nel Vocabolario di base. Possono essere al limite del caso o possono essere ricercati con intenzione, ma questi termini non diventano un modo di pensiero.

  • Senza appartenere: c'è uno ‘sconfinati', attribuito a ‘labirinti' che in effetti si mostra piuttosto preciso ed evocativo.
  • Adesso: c'è un ‘miraggio', che però banalmente si ‘rincorre', il che lo rende abbastanza stereotipo.
  • Rivederti: questa riesce a giocare su immagini e parole meno solite, e si allontana dal Vocabolario di base con ‘prismi' e ‘limpidi'.
  • Passame er sale: canzone in romanesco. Al netto del dialetto (di cui si può però apprezzare il termine ‘tigna' per ‘testardaggine'), c'è un ‘riconquistati' che riesce a rendere un po' meno esausto un passaggio altrimenti usatissimo.
  • Eterno: qui c'è solo il titolo, che è anche un termine essenziale della canzone. Non è proprio il più ricercato in assoluto, ma una struttura retorica della canzone ricca di anafore e consonanze la impreziosisce.
  • Custodire: con grande scioltezza considera ‘carisma' e ‘insolenza'.
  • Ognuno ha il suo racconto: non ci sarebbe niente di rilevante, ma l'immagine di un ‘miracolato' riesce a dare un minimo di inconsueto spessore.

Ci siamo

Queste sono le canzoni su cui puntare, almeno guardando la ricchezza del parametro lessicale.

  • Una vita in vacanza: la frizzantezza lessicale, anche forte di una certa ironia, è data dalla carrellata di mestieri dei giorni nostri che è il fulcro della canzone. Nomi ricercati o inventati, architettati nella maniera più semplice o più improbabile, più divertita o più amara.
  • La leggenda di Cristalda e Pizzomunno: una bella narrazione, che sa trovare il suo smalto in certe parole che sono tratti netti di pennello, come ‘ammaliante', ‘irrompere', ‘beffardo'.
  • Lettera dal duca: con grande naturalezza la canzone include un numero notevole di parole piacevolmente ricercate, da ‘utopie' a ‘redini', da ‘indelebile' a ‘meschino' a ‘mediocre'. L'inclusione di un ritornello e di un verso finale in inglese dà vivacità ulteriore al testo.
  • Arrivedorci: in questa canzone c'è un costante gioco con le parole, ricercate e inventate, e coi concetti che portano, condotto con una disinvoltura garbatissima. Da questo punto di vista, la migliore.

Al di là di questo gioco, del divertimento di cercare d'indovinare la canzone migliore dal solo testo, speriamo nel successo di quelle forme d'arte che pensano il sentimento, che non lo sbrodolano in parole povere. I sentimenti sono già abbastanza complessi, se si evita di pasticciarli è meglio.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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