Si tratta, a ben vedere, di un'epoca che impone come unico orizzonte di senso la crescita illimitata e il superamento di ogni confine.Ciò è suffragato tanto dal discorso del neoliberista, che assume il plusvalore come unico orizzonte di senso; quanto dal discorso del neolibertino, che fa del plusgodimento autistico e individualizzato il solo valore di riferimento della società a cinismo avanzato. In effetti, tutte le grandi patologie del nostro tempo, dalla tossicodipendenza all'alcolismo, si lasciano inquadrare in quest'ottica all’insegna dell’eccesso e del trascendimento del giusto limite. Anche l'anoressia è, in effetti, un'illimitatezza in negativo. Il “caso Varani” ne è un esempio tragico.
Per comprendere quanto accaduto, forse occorre tornare sulla “scena originaria”, in quella villa degli orrori magistralmente delineata da Pasolini in “Salò” del 1975: il godimento mortifero dell’individuo assoluto, senza legami autentici, trapassa nell’eccesso foriero di morte, nella “jouissance mortelle”, come la etichettava Jacques Lacan.
La dissociazione epocale tra legge e desiderio mostra nitidamente due aspetti interconnessi nella vicenda Varani: anzitutto che, quando non è in relazione con il limite, la libertà produce pulsione di morte, come adombrato dalla struttura narrativa di Salò e dal suo ritmo di prestazioni edonistiche e supplizi mortiferi, immagine fedele della civiltà dei consumi e dell’atto coprofagico a cui costringe quotidianamente i suoi sudditi coatti. Senza freni e autorità, il desiderio si converte, infatti, in illimitatezza puramente dissolutiva.
Distrutti i grandi ideali, a sopravvivere è unicamente il godimento non più disciplinato dalla legge, strutturalmente cinico, edipico e narcisistico. In secondo luogo, la dissociazione tra legge e desiderio rivela il volto anarchico del potere, il suo carattere acefalo, poliarchico e rizomatico, quale si è venuto configurando nel capitalismo assoluto, che si riproduce simbolicamente a sinistra, ossia nel quadro dei valori antiborghesi maturati a partire dal Sessantotto.
La sola legge che il capitale impone oggi ai suoi miseri e sempre più docili sudditi è quella sessantottesca del “vietato vietare”, il godimento tantalico sotto il segno dell’alienante lex della mercificazione senza freni. Per questo, il caso Varani è emblema tragico del nostro tempo.