20 anni senza Walter Sorell, il critico che ha emancipato la danza del Novecento
Se sui banchi di scuola studiamo che la preistoria e la storia differiscono dallo studio delle fonti e dunque dall'invenzione e dall'adozione delle prime forme di scrittura, è altrettanto vero che la preistoria della danza differisce dalla storia della danza proprio dall'emancipazione di una critica pubblicistica della danza. Ed oggi ci piace approfittare del ricordo dello scrittore, professore universitario e giornalista austriaco-americano Walter Sorell, morto venti anni fa ma inevitabilmente al centro della cultura di danza occidentale. Con le firme dei critici autorevoli e credibili come la sua la danza si è definitivamente affrancata della vita teatrale sui generis, ritagliandosi un maggiore spazio di visibilità e valorizzazione sul campo minato della cultura.
Non è un caso, infatti, che la danza ed il balletto fino al principio dell'Illuminismo hanno goduto di una scarsa considerazione in seno all'intellighenzia europea, parecchio più interessata alle sorti della musica colta e del teatro. I ballerini fino a quel tempo erano giudicati per le caratteristiche ginniche delle loro rappresentazioni, sottovalutando gli aspetti artistici e culturali di ogni titolo di balletto. Con l'istituzione dei teatri maggiori, basti pensare all'Académie d'Opéra di Parigi del 1669, al Teatro di San Carlo di Napoli del 1737 e della Scala di Milano del 1778, il ruolo della ballerina ha assunto man mano un ruolo sempre più credibile in seno alle maestranze teatrali con una prima forma di professionismo. Da lì le ballerine, dunque soprattutto le ballerine, hanno alzato l'asticella dell'attenzione del pubblico e della critica attorno al balletto ed alle rappresentazioni coreutiche sempre crescenti di numero e qualità.
Lo status quo del balletto tra il Settecento e l'Ottocento ha visto la presenza di Gasparo Angiolini e Jean-Georges Noverre, ovvero i due riformatori della danza che si sono avvicendati sulle sorti coreutiche di quel tempo. I critici di allora raccontano di aspri confronti tra i due protagonisti ed i rispettivi stuoli di artisti e coreografi, con la definitiva consacrazione delle scelte di Jean-Georges Noverre di cui si festeggia il compleanno del 29 aprile a celebrazione della Giornata Mondiale della Danza poi istituita dall'Unesco. Ci sembra proprio che sia il tramonto del Settecento la vera alba della danza moderna, o comunque quella che somiglia di più alla danza che conosciamo ancora oggi. O per lo meno è il giudizio dei critici che conforta questa nostra tesi e quella di Walter Sorell, una delle maggiori firme pubblicistiche di sempre.
Walter Sorell ha studiato a Vienna per poi imporsi all'attenzione come giornalista freelance con la contestuale direzione del teatro Volkshochschule Ottakring. Nel 1939 emigrò via Lussemburgo a New York, ripensando la propria vita nella nuova veste di immigrato dell'élite culturale statunitense. Ha lavorato infatti come traduttore delle opere di Hermann Hesse in America e come critico di danza per diverse riviste a stelle e strisce. Non a caso Walter Sorell dal 1958 al 1974 è stato professore di letteratura drammatica e danza presso la Columbia University di New York e, proprio in quegli anni, ha scritto anche biografie di Alma Mahler-Werfel e Gertrude Stein. Le sue opere maggiori sono "La danza attraverso i secoli" del 1967, "Hanya Holm" del 1969, "Al bordo del tempo. Records 1972-82" del 1983, "Aspetti della Danza" del 1984, "Danza attraverso i secoli" del 1985, "Mary Wigman – A Legacy" del 1986 ed "Origine esilio a casa" del 1997, l'anno della sua morte.