Il Getty Museum restituisce all’Italia la Testa di Ade trafugata in Sicilia
La Testa di Ade, detta anche Barbablù, torna in Italia. Il John Paul Getty Museum di Malibu ha restituito l'opera, che era stata trafugata dal sito archeologico di Morgantina, in provincia di Enna, alla fine degli anni Settanta. Il reperto era poi stato esportato illecitamente e venduto al Getty Museum nel 1985 dal collezionista di New York Maurice Tempelsman per la cifra di 500 mila dollari. Grazie agli archeologi è stato possibile dimostrare l'appartenenza del reperto al sito siciliano, e reclamare il maltolto: dopo ben tre anni di tira e molla, Barbablù farà rientro in Italia il 29 gennaio, presso il Museo di Aidone.
La Testa è databile fra 400 e 300 a.C., e si tratta di un pezzo molto raro e pregiato: sia per il tipo di materiale utilizzato, assai fragile, sia per le tracce di colore rosso mattone nei capelli e blu nella barba (da qui il soprannome di Barbablù). Raffigura molto probabilmente il dio greco Ade, e pare che fosse originariamente collocata nel santuario di Demetra, all’interno del parco archeologico di Morgantina.
Proprio nel sito archeologico in effetti sono stati rinvenuti dall’archeologa Serena Raffiotta dei resti di un ricciolo blu della barba della statua: si è capito che la statua conservata nel museo californiano faceva parte di quel sito, e si è proceduto subito con una rogatoria internazionale avviata nel 2014 per la restituzione del prezioso reperto.
Nella giornata di ieri Barbablù è stato riconsegnato nelle mani del Console Generale d'Italia a Los Angeles, Antonio Verde, che ha commentato soddisfatto: "Dobbiamo soprattutto all'impegno e alla competenza degli archeologi italiani se da un ricciolo di ceramica blu ritrovato tra i resti degli scavi di frodo a San Francesco Bisconti si è potuta accertare la provenienza della testa dello stesso caratteristico colore custodita al Getty".
In realtà non è la prima volta che il Getty Museum si trova a dover restituire un pezzo della sua collezione: Marion True, la curatrice dello spazio riservato ai reperti antichi, nel 2005 finì in giudizio in Italia per traffico di reperti rubati; come lei anche il commerciante statunitense di opere d’arte Robert Hecht. Nel 2012 è stata avviata un'attività di verifica capillare su 45 mila opere della collezione, e meraviglie come la Venere di Morgantina e l'Atleta di Fano sono riuscite così a tornare, dopo trent'anni di lontananza, nel nostro Paese.