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Il dramma dei migranti fu trattato anche da Shakespeare. Ecco le parole struggenti

“Vedere gli stranieri derelitti, coi bambini in spalla, e i poveri bagagli, arrancare verso i porti e le coste in cerca di trasporto”. Queste le suggestive e toccanti parole del bardo di Stratford, che in tutta la loro attualità descrivono il dramma dei migranti. Si tratta del manoscritto del “Sir Thomas More” che in questi giorni viene riproposto per una più acuta e ampia riflessione sulla condizione dei rifugiati. Sarà mostrato al pubblico il prossimo 15 aprile in occasione di una mostra alla British Library dedicata a Shakespeare, di cui quest’anno ricorre il quarto centenario dalla morte.
A cura di Silvia Buffo
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Sicilia- La crisi mediterranea dei migranti
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La guerra, la fame e le persecuzioni, a cui generazioni di migranti cercano di sfuggire, sono state descritte più di 400 anni fa da William Shakespeare. Sopravvissuto in un’unica copia, si tratterebbe del "Sir Thomas More", l’ultimo testo scritto dal poeta inglese per eccellenza, oggi digitalizzato dalla British Library e disponibile online insieme ad altri 299 manoscritti. "Immaginate di vedere gli stranieri derelitti, coi bambini in spalla, e i poveri bagagli, arrancare verso i porti e le coste in cerca di trasporto". Sono questi i versi struggenti del secondo atto, una descrizione introduttiva che condurrà ad una riflessione ben più forte e complessa.

Si riconferma immortale Shakespeare nel trattare con maestria e profondità esistenziale temi universali. Descrive il dramma di età elisabettiana che vide i francesi protestanti in cerca di asilo in Inghilterra: il disagio fu così sentito che nacquero vere e proprie proteste anti-immigrazione nella città di Londra. Non cambia molto rispetto ai contesti drammatici della Siria e del Nord Africa, da dove oggi fuggono persone in cerca di un destino migliore in Europa.

William Shakespeare vuole creare empatia, compassione, identificazione, facendo familiarizzare il pubblico con la drammatica realtà dei francesi:

Se il Re vi bandisse dall’Inghilterra dov’è che andreste? Che sia in Francia o Fiandra, in qualsiasi provincia germanica, in Spagna o Portogallo, anzi, ovunque non rassomigli all'Inghilterra, orbene, vi troverete per forza a essere degli stranieri. Vi piacerebbe allora trovare una nazione d'indole così barbara che, in un'esplosione di violenza e di odio, non vi conceda un posto sulla terra, affili i suoi detestabili coltelli contro le vostre gole, vi scacciasse come cani, quasi non foste figli e opera di Dio, o che gli elementi non siano tutti appropriati al vostro benessere, ma appartenessero solo a loro? Che ne pensereste di essere trattati così? Questo è ciò che provano gli stranieri. Questa è la vostra disumanità.

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