Il direttore di Biennale Teatro: “trasformo Venezia in un college teatrale” (intervista)
Alex Rigola, classe 1969, dirige da tre anni il Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia. Regista teatrale, firma la sua prima regia a 27 anni; colleziona negli anni numerosi premi, soprattutto in Spagna, e dal 2003 è direttore del Teatre Lliure di Barcellona.
Per l'edizione 2013 del festival Alex Rigola ha invitato a Venezia artisti di assoluto rilievo del panorama teatrale internazionale: nomi storici come quelli di Ute Lemper e Krystian Lupa si affiancano a talenti noti e meno noti in Italia quali Thomas Ostermeier, Angelica Liddell, David Espinosa. Ma è lo stesso direttore a specificare che l'interesse principale del festival, ciò che lo distingue dagli altri festival di teatro italiani, è la grande attenzione all'aspetto laboratoriale.
L'idea del direttore è trasformare Venezia, l'estate, in un grande college teatrale, in cui i diversi artisti ospiti tengano workshop per i giovani provenienti da ogni parte del mondo. Per lo stesso motivo la scelta degli spettacoli in programmazione non nasce tanto dalla volontà di mostrare le ultime novità del panorama europeo, quanto dal desiderio di mettere in scena opere che, pur avendo qualche anno di vita, possano nutrire la ricerca teatrale alla base del festival stesso.
Alex Rigola sottolinea più volte che il Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia non vuole dare risposte, non vuole indicare una direzione al teatro contemporaneo; è un festival creato per porsi semplicemente domande e che, difronte a una crisi artistica generale, cerca di gettare nuove basi, di incoraggiare lo scambio di esperienze tra giovani e meno giovani affinchè da un lavoro comune, vivo, gestito da artisti talentuosi, possa magari nascere con naturalezza un nuovo percorso teatrale, senza che lo si rincorra ossessivamente. Non a caso il festival non ha neanche un titolo che dia l'idea di una tematica omogenea, si coglie solo un indirizzarsi verso l'opera shakespeariana che, per la profondità con cui ha inciso e si è radicata nell'umanità tutta, vuol dire scegliere un tema aperto ad ogni possibile interpretazione.