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Il Diario di Anna Frank diventa di pubblico dominio: ma la Fondazione si oppone

Il 1 gennaio 2016 è scaduto il copyright sul Diario di Anna Frank, e l’opera è divenuta a tutti gli effetti di pubblico dominio. È stata pubblicata on line una versione in lingua originale, gratuita, ma una controversia legale rischia di renderla illegale: la Anne Frank Fonds ha infatti dichiarato Otto Frank, padre di Anna, co-autore del Diario e ha esteso i propri diritti sull’opera fino al 2050. Una mossa che crea confusione sulla storicità del documento, e che rischia di generare una battaglia legale senza precedenti.
A cura di Federica D'Alfonso
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Il Diario di Anna Frank è stato pubblicato on line, gratuitamente, poche ore dopo l'inizio del 2016. Le leggi europee in materia di copyright stabiliscono che la proprietà intellettuale di un'opera da parte di un soggetto o un'associazione cessi allo scadere dei settant'anni dalla morte dell'autore: Anna Frank morì nel 1945, dunque il diritto d'autore è regolarmente scaduto a partire dal 1 gennaio 2016. Uno dei testi più importanti per la memoria storica dell'umanità diviene così, finalmente, di pubblico dominio. O forse no: la Anne Frank Fonds, istituita nel 1963 da Otto Frank e detentrice della proprietà intellettuale dell'opera, con un'abile mossa legale è riuscita a prolungare la scadenza del copyright fino al 2050, dichiarando Otto Frank, padre di Anna, co-autore del Diario.

Nata con lo scopo di difendere e diffondere il messaggio umanitario fortemente auspicato dalla giovane autrice, la Fondazione sembra oggi impegnata a difendere ben altro: i diritti legali sull'opera e, ovviamente, tutto quello che ne deriva. In che modo? Affermando che Otto Frank avrebbe non solo curato l'edizione del testo, ma anche modificato e tagliato alcune parti, creando in questo modo un'opera nuova, di cui si può definire "autore" a tutti gli effetti. Il Diario viene così vincolato per altri trent'anni alla Fondazione, fino allo scadere dei settant'anni dalla morte di Otto, avvenuta nel 1980.

Una decisione confermata lo scorso 23 dicembre da una corte civile di Amsterdam, la quale ha stabilito che la pubblicazione del Diario costituisce reato in quanto infrange il diritto d'autore. Decisione che ha portato numerose proteste sia da parte degli editori che degli studiosi. Due di questi, il professore universitario Olivier Ertzscheid e la parlamentare Isabelle Attard, entrambi francesi, hanno comunque promosso la pubblicazione in lingua originale on line, scatenando un uragano legale e mediatico senza precedenti: considerare Otto Frank "autore" del testo vuol dire infatti mettere in dubbio l'attribuzione esclusiva del testo ad Anna, attribuzione sostenuta per anni proprio dalla stessa Anne Frank Fonds.

Una falsa attribuzione?

pagine originali dal Diario, conservato dalla Anne Frank Fonds
pagine originali dal Diario, conservato dalla Anne Frank Fonds

Nel 2009 l'UNESCO ha inserito il Diario di Anna Frank nell'Elenco delle Memorie del mondo, volto a tutelare gli archivi e i documenti storici. Il Diario è considerato universalmente una testimonianza fondamentale della guerra e delle persecuzioni naziste: una responsabilità storica che oggi, stando ai fatti, sembra contare soltanto in forza del guadagno economico che ne deriva. Il quotidiano britannico The Guardian, che sta seguendo da vicino la questione, ha raccolto vari pareri a riguardo: il professor Ertzscheid, uno dei tenaci difensori della libera diffusione del testo, si è detto scioccato per il rifiuto della fondazione alla pubblicazione online, "soprattutto considerando che dal primo giorno del 2016 entreranno nel dominio pubblico opere come il Mein Kampf di Adolf Hitler". Contro le argomentazioni della fondazione si è scagliata anche la parlamentare Isabelle Attard: "Affermare che il libro non sia stato scritto soltanto da Anna vuol dire indebolirne il peso che ha avuto per decenni come testimonianza degli orrori di questa guerra".

Un membro del consiglio di amministrazione della fondazione, Yves Kugelmann, ha spiegato che, dopo la guerra, "Otto Frank ha unito le due versioni del Diario lasciate da Anna Frank, che erano entrambe incomplete e in parte si sovrapponevano. Ha battuto a macchina i manoscritti di Anna, e con forbici e colla li ha letteralmente ‘copiati e incollati' nella versione che è stata pubblicata in inglese a partire dai primi anni Cinquanta". Secondo Kugelmann il libro creato da Otto Frank avrebbe un vero e proprio copyright legato al suo nome. "Dal punto di vista delle leggi sul copyright il padre di Anna deve essere visto come un autore di quella versione. Questo non vuol dire, notate bene, che lui ‘co-scrisse' nulla".

In realtà quando nel 1947 Otto Frank pubblica per la prima volta il Diario, con il titolo di "Het Achterhuis"("Il retrocasa"), dichiara nella prefazione che il libro era stato scritto tra il 1942 e il 1944 interamente dalla sua giovane figlia. Questo importante particolare, alla luce delle nuove dichiarazioni della Anne Frank Fonds, ha provocato moltissime proteste degli editori e un dubbio legittimo: il diario è stato scritto solo di Anna Frank, e allora oggi è libero da diritti, o è di Anna Frank e suo padre, dunque la fondazione ha mentito per anni e ha fallito in uno dei suoi obiettivi principali, cioè favorire una diffusione informata del testo? L'avvocato francese Agnès Tricoire, specializzata in diritto della proprietà intellettuale, ha dichiarato a tal proposito al quotidiano britannico che "se accettiamo le argomentazioni della fondazione, significa che ha mentito per anni dicendo che Anna Frank era l'unica autrice del diario".

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