Il crack del Cirque du Soleil è la fine della globalizzazione per lo spettacolo dal vivo
Con l'annuncio del Cirque du Soleil di licenziare il 95% del proprio personale e far ricorso alla bancarotta controllata finisce un'era. Quella dei carrozzoni spettacolari in giro per il mondo, sempre in tour, delle produzioni milionarie che staccano biglietti l'uno dopo l'altro. A causa della crisi economica innescata dalla pandemia di coronavirus, il famoso circo canadese, dedicato soprattutto a mimo, acrobazie, giocoleria, ha deciso di ristrutturare il proprio debito utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalle autorità canadesi per evitare un tracollo shock. Che tuttavia lascia sul campo un'esperienza più che decennale di cui i mimi, acrobati e giocolieri hanno rappresentato il volto più amato dal pubblico di tutto il mondo, a loro modo simbolo di un settore che la Covid-19 ha letteralmente disintegrato: quello delle grandi produzioni di spettacoli dal vivo di stampo planetario. Le produzioni del Cirque du soleil sono molto amate anche nel nostro Paese. Purtroppo, il volto feroce e impietoso di questa crisi si sta manifestando in queste ore, tra i dipendenti della Entertainment Group di Daniel Lamarre, tra le lacrime dei fan di tutto il mondo e i messaggi di cordoglio per quella che si annuncia non una chiusura definitiva, ma una pesantissima ristrutturazione.
"Con entrate pari a zero dopo la chiusura forzata di tutti i nostri spettacoli a causa di Covid-19, il management ha dovuto agire con decisione per proteggere il futuro dell'azienda", ha dichiarato ieri il presidente Lamarre, annunciando il licenziamento di 3.480 dipendenti. Oggi la richiesta della società di accedere alla bancarotta controllata sarà esaminata dalla Corte Superiore del Québec, dove ha sede la società, vera e propria multinazionale dello spettacolo dal vivo e delle arti circensi.