Il mondo dell’editoria messo in crisi dal Coronavirus: meno 23% di libri venduti
Qualcuno aveva immaginato che, con l'emergenza Coronavirus e un po' di tempo in più per leggere, si sarebbero venduti più libri. O quantomeno che il settore librario non risentisse più di altri la crisi economica del momento. E, invece, il mercato dell'editoria è uno dei settori più in bilico in conclusione di un'altra settimana di stato d'emergenza, come quello che stiamo attraversando. I dati, infatti, sono impietosi. Meno 23% di libri venduti nell'ultimo periodo, addirittura meno 55% nella città di Milano, capitale non solo economica del Paese, ma anche dell'editoria e, come ci consegnano annualmente le statistiche, per numero di libri letti e lettori. Insomma, se viene meno il capoluogo meneghino, viene giù l'Italia. Dei libri e non solo.
A riferirlo è il quotidiano Repubblica oggi in edicola, in un articolo a cura di Raffaella De Santis. Il motivo del crollo? Avere più tempo per leggere è certamente utile per alcuni, ma in sostanza lo stallo in cui si è ritrovata l'economia italiana, sta sfavorendo anche il comparto dei libri. Per il semplice fatto che la cancellazione degli eventi del mondo dell'editoria, dalle presentazioni ai festival, dalle fiere ai grandi convegni, fa vendere meno libri.
Con buona pace del tempo da ritrovare. Che è sempre buona norma di vita, per carità, ma probabilmente chi legge sta leggendo libri che già aveva, perché la verità è che le librerie sono vuote e il grido d'allarme di molti librai, culmine della filiera dell'editoria, che immaginiamo presto si farà sentire ai più alti livelli, ci dice che la ripresa registrata del 2019 di un buon 4% di fatturato in più sulla vendita libri, è già sfumata.