Ce la mette tutta per essere costruttivo, Di Battista, davanti a Lilli Gruber. Le sue critiche a Salvini sono propositive, fondamentalmente concilianti, e traspare una solida fiducia nel fatto che insieme Lega e M5S possano fare tanto di buono. È solo necessario che Salvini recuperi una verve anticonformista che finalmente lo sciolga dal berlusconismo. Il suo problema è proprio questo, dice Di Battista: Salvini è conformista, mica fascista. L'argomentazione generale, per quanto nella sostanza scricchioli (e in effetti Lilli Gruber a Di Battista non ha lasciato un centimetro), nella forma è corretta: non è un attacco, ma un invito pubblico a convergere spostando il nocciolo della controversia su un fronte più proficuo.
Fino a poche settimane fa anche Di Battista riservava per Salvini critiche da scontro frontale, anche totalmente irrilevanti: non è passato un mese dacché diceva "chiacchieri di meno e lavori di più", o perfino che è "ingrassato come Renzi". Adesso però Di Battista ha dichiarato di voler tornare in campo, e quindi con Salvini ci si deve confrontare. Perciò sceglie una mutatio controversiae: nello scontro uno contro uno sulle rispettive mancanze, sui rispettivi difetti, Di Battista non può vincere, Salvini ha un consenso troppo forte, è troppo forte. Deve portare la disputa su altre questioni, non più ad personam, ma ideali: ostentando un'intelligenza fraterna liquida con sufficienza l'insinuazione che Salvini sia fascista (cedendo un punto importante), e cerca di appellarsi alla forza anticonformista della Lega (qualunque cosa voglia dire); è da lì che si deve ripartire.
Ma Salvini non segue Di Battista su quel campo. Non gli può interessare di meno, non ha ragione di scendere a patti adesso che si sta mangiando la scena politica. Prosegue con argomenti ad personam come può magistralmente fare solo chi si trova nella posizione sovrana di poter irridere ogni avversario in totale tranquillità. Di Battista diventa così un "chiacchierone tropicale a pagamento", una persona indegna di considerazione per mancanza di qualità personali. Uno pagato per ciarlare in eterna vacanza, niente di più. La tattica di Di Battista si è schiantata: Salvini continua imperterrito a variare sul tema di ciò che affermava alla fine di maggio: "Di Battista prenda il motorino e giri il mondo". E per contro riesce a coltivare artificialmente la propria immagine di lavoratore indefesso per il bene degli italiani (anche se al Ministero si vede di rado…). A usare la retorica peggiore, quella che vuole convincere del contrario del vero, Salvini è il migliore, per Di Battista non c'è gara.