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Il carnevale di Goldoni: dalla maschera alla commedia del carattere

Carlo Goldoni ha rivoluzionato la commedia dell’arte, quell’oasi antiletteraria e disimpegnata, capace però di attirare a sé drammaturghi come Shakespeare e Molière fino allo stesso Goldoni, che con la sua riforma del teatro eliminò il cattivo gusto abolendo gradualmente l’uso delle maschere e sostituendo il canovaccio al copione, così gli attori passarono più in secondo piano e i meriti di una buona riuscita teatrale erano tutti dello scrittore. Goldoni con grande maestria fa rifiorire il linguaggio, quello di un italiano inedito che si contamina di veneziano e che mette in risalto il grottesco contrasto fra le diverse classi coinvolte in una forte azione sociologica e morale.
A cura di Silvia Buffo
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goldoni

Siamo intorno alla metà del 1500 quando il mondo teatrale subisce una vera e propria rivoluzione con la nascita della commedia dell’arte, il cui successo divampò in tutta Europa fino a vedere la sua fiamma smorzarsi lentamente per poi spegnersi sul finire del 1700. Piaceva molto quella compagnia di comici formata da sei o sette attori con indosso esuberanti maschere che li rendevano immediatamente riconoscibili agli occhi del pubblico. Le compagnie italiane erano molto richieste, venivano chiamate a recitare anche all'estero, alle corti d'Europa.

La maschera era l'identità stessa del personaggio sempre ben delineato: Pantalone era il vecchio brontolone e avaro, Arlecchino il servo sciocco, Brighella l'astuto. Una vera e propria riforma quella della commedia dell'arte con una visione della realtà alquanto inedita: lo spirito del razionalismo arcadico, seppur in ambito letterario, orientava i commedianti alla semplicità, all'ordine razionale, al buon gusto.

Goldoni non era un letterato ma un uomo di teatro che intuiva bene i gusti e le preferenze del pubblico, obbligò gli attori a riferirsi a un testo scritto, bocciò le banali buffonerie, eliminò gradualmente le maschere, conferendo loro una personalità sempre più marcata, più netta, è così la Commedia dell'Arte divenne magistralmente "commedia di carattere". Questo aveva anche uno scaltro senso sociologico che avrebbe allargato l'interesse del pubblico: si poté dar voce alle reale classe borghese mercantile.

Pantalone diviene modello delle buone qualità del mercante veneziano, mentre i nobili appaiono senza valori, i servi degli ingenui, la vecchia aristocrazia viene ridicolizzata per la sua arroganza. La borghesia invece assume ogni spesso connotazioni positive, come intelligenza e intraprendenza i cui risvolti sono sempre avidità e opportunismo. Il popolino delle comari pettegole, dei gondolieri, pescatori è rappresentato nella sua rozzezza ma al contempo viene associato alle belle virtù dell'intuito e del buon senso.

Arlecchino e Colombina
‘Arlecchino e Colombina', di Giovanni Domenico Ferretti, altre due icone della Commedia dell'arte.

Non solo innovazione ma anche una forte azione moralizzatrice in coerenza con lo spirito settecentesco del Goldoni illumista: la commedia vuole educare al buon senso borghese quello che confida nella natura umana, nella solidarietà e nella pacifica convivenza tra gli uomini.

Goldoni si allontana dallo stereotipo, cambia le ambientazioni e i personaggi rappresentati ma sopratutto il linguaggio, spia delle diverse classi sociali a cui si vuol dar voce e che edificano la commedia stessa: non tratta più del ricco in relazione al servo povero, ma dà vita ad una simpatica e furba locandiera, come Mirandolina, o a uno scaltro "caffettiere" come Ridolfo. Il linguaggio si emancipa dalla formalità della tradizione letteraria. A intermittenza si alterna dall'Italiano al veneziano, per esaltare i diversi usi sociali del linguaggio. Il suo è un italiano, contaminato dal veneziano e caratterizzato da elementi settentrionali, quello del mondo borghese, lontano dalla purezza della tradizione classicistica toscana. Il dialetto veneziano non è per Goldoni un mezzo ludico o un espediente spassoso, ma uno strumento concreto ed efficace ad identificare i diversi strati sociali dei personaggi che lo utilizzano e a scandire in una schematicità quasi algebrica la commedia di quel tipico sapore goldoniano fra ironia e rigore, fra realismo e rappresentazione.

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