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Il buio oltre la siepe: il capolavoro di Harper Lee compie 60 anni

Nel 1960 esce, negli Stati Uniti, “To kill a mockingbird”. Il capolavoro di Harper Lee arriverà in Italia due anni dopo, con il titolo di “Il buio oltre la siepe”, e con oltre 40 milioni di copie vendute in tutto il mondo contribuirà a far conoscere l’insensatezza celata dietro il razzismo. Il libro è divenuto un vero e proprio manifesto per i diritti civili: rileggiamolo, a sessant’anni esatti dalla sua pubblicazione.
A cura di Federica D'Alfonso
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"Il buio oltre la siepe": il romanzo di Harper Lee compie 60 anni.
"Il buio oltre la siepe": il romanzo di Harper Lee compie 60 anni.

Uccidere un usignolo è un delitto insensato, dietro il quale è insita una violenza atroce perché fine a se stessa: è con questa bellissima metafora che Harper Lee sconvolge gli Stati Uniti quando pubblica, nel 1960, “Il buio oltre la siepe”. Il romanzo, divenuto manifesto del movimento per i diritti civili, guadagnò all'autrice un Premio Pulitzer e ispirò l’altrettanto celebre adattamento cinematografico di Robert Mulligan, con un memorabile Gregory Peck nei panni di Atticus Finch. La storia raccontata da Harper Lee ha oltrepassato i confini del profondo sud degli Stati Uniti, con una storia che a sessant'anni esatti dalla prima pubblicazione, non smette di colpire per il modo in cui illumina il “buio” che avvolge il nostro sguardo.

Il buio oltre la siepe: la metafora del titolo

Il romanzo viene pubblicato negli Stati Uniti nel 1960 con il titolo "To Kill a Mockingbird".
Il romanzo viene pubblicato negli Stati Uniti nel 1960 con il titolo "To Kill a Mockingbird".

Benché meno nota in Italia a causa della diversa traduzione del titolo, la metafora dell’usignolo è quella più adatta a comprendere il senso nascosto fra le pieghe della storia di una piccola comunità dell’Alabama, in quella stessa terra dove l’autrice era nata, nel 1926 e dove muore, a novant'anni, nel 2016. Harper Lee conosce molto bene il luogo dove sceglie di ambientare la sua storia di razzismo ai danni di un giovane ragazzo di colore, del suo avvocato difensore e della sua famiglia.

Uccidere un usignolo è cosa atroce, poiché la violenza dietro questo gesto non può nemmeno essere giustificata dall'autodifesa: il piccolo uccellino non fa del male a nessuno, non danneggia le colture né infastidisce gli altri animali. Anzi, emette un canto bellissimo. “To kill a mockingbird”, questo il titolo originale del romanzo della Lee, riesce ad evocare perfettamente la mancanza di sensatezza su cui poggia la storia di razzismo che racconta. In Italia questa storia diviene “Il buio oltre la siepe”, a sottolineare la limitatezza di uno sguardo che quando si rivolge all'ignoto, a ciò che è oltre quello che conosciamo, diviene cieco.

Il buio oltre la siepe: il coraggio di Atticus Finch

Gregory Peck (Atticus Finch) e Mary Badham (Scout) nell'adattamento cinematografico del 1962.
Gregory Peck (Atticus Finch) e Mary Badham (Scout) nell'adattamento cinematografico del 1962.

Noi sappiamo che non tutti gli uomini furono creati eguali, nel senso che molta gente vorrebbe farci credere: sappiamo che vi sono persone più intelligenti di altre, più capaci di altre per natura, uomini che riescono a guadagnare più denaro, donne che fanno dolci migliori, individui dotati di qualità negate invece alla maggioranza degli uomini. Ma c'è una cosa, nel nostro paese, di fronte alla quale tutti gli uomini furono davvero creati uguali: un'istituzione umana che fa di un povero l'eguale di Rockefeller, di uno stupido l'eguale di Einstein, e di un ignorante l'eguale di un rettore di università. Questa istituzione, signori, è il tribunale.

Le testarde parole pronunciate dal protagonista del romanzo suggeriscono l’idea di un personaggio troppo retto, moralmente, per essere vero: se non altro perché la sua battaglia, romanzata, è la stessa che anche a distanza di sessant'anni moltissimi altri hanno combattuto, e continuano ancora oggi a combattere. Quella contro il razzismo. D’altra parte, seppur idealista, Atticus Finch si fa portatore di un’altra grande verità: quella che il coraggio, troppo spesso, è la consapevolezza “di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda. È raro vincere, in questi casi, ma qualche volta succede”.

L’uomo, padre di due ragazzini rimasti orfani di madre, è un avvocato noto per le sue solide convinzioni antirazziste: quando la tranquilla vita della comunità di Maycomb, in Alabama, viene sconvolta dallo stupro di una ragazza bianca da parte di un giovane di colore, assegnare a lui la difesa dell’imputato in tribunale è doveroso. Atticus riuscirà a “vincere”, dimostrando l’innocenza di Tom, ma la sua vittoria è solo momentanea perché si scontrerà ben presto con la realtà: nascere nero negli anni Trenta, nel profondo sud degli Stati Uniti, ti rende automaticamente colpevole, senza possibilità di appello.

Ma il romanzo di Harper Lee non è soltanto il duro racconto di una vicenda come tante altre, ispirata alla vera storia di nove afroamericani accusati ingiustamente di violenza sessuale nei confronti di due prostitute bianche nel 1931, ma è soprattutto la cronaca romanzata di un pezzo di storia degli Stati Uniti. Protagonisti, insieme ad Atticus, sono i suoi figli: ragazzi, proprio come Tom, che nonostante il privilegio di essere nati bianchi provano a loro volta sulla propria pelle il disagio di avere un padre “negrofilo”. Jean-Luise detta “Scout”, la figlia più piccola dell’avvocato, è in questo senso la testimone più autentica di quel “buio” che avvolge i membri della sua comunità.

Va’ metti una sentinella: il sequel, 55 anni dopo

Nel luglio 2015 esce il sequel de "Il buio oltre la siepe", pubblicato negli Stati Uniti con il titolo di "Go set a watchman".
Nel luglio 2015 esce il sequel de "Il buio oltre la siepe", pubblicato negli Stati Uniti con il titolo di "Go set a watchman".

E non è un caso, infatti, che cinquantacinque anni dopo l’uscita de “Il buio oltre la siepe”, sia proprio Scout a tornare protagonista di un altro clamoroso caso editoriale legato al nome di Harper Lee: nel 2105 esce il “sequel” del capolavoro della scrittrice di Monroeville, dal titolo “Va’, metti una sentinella”. Un avvenimento non privo di polemiche, dati i sospetti di plagio e furto sollevati nei confronti degli editori della Lee, alla luce della chiara volontà della scrittrice, ribadita negli anni, di non pubblicare più altri romanzi.

Nonostante la vicenda poco chiara però, ad oggi abbiamo la possibilità di sapere cosa accade ai protagonisti del primo romanzo: ritroviamo Scout vent'anni dopo, ormai donna, che vive lontana da Maycomb e che torna solo durante le vacanze a trovare la sua famiglia. Attraverso il suo sguardo ritroviamo anche Atticus che però, a dispetto di quella solidità morale che lo aveva contraddistinto in passato, è notevolmente cambiato: l’uomo ha legami con gli ambienti segregazionisti del Ku Klux Klan, e sarà proprio la giovane ragazza a dover raccogliere la sua eredità tradita per fare i conti con una società che, ancora negli anni Cinquanta, non sembra essere cambiata.

Il romanzo esce negli Stati Uniti nel luglio 2015, pubblicato dalla Penguin Random House, con circa 150 mila copie vendute in un giorno. In Italia arriva nel novembre dello stesso anno per Feltrinelli, con un titolo molto più fedele all'originale inglese, “Go set a watchman”, di quanto era stato il primo capolavoro di Harper Lee. Secondo alcune dichiarazioni delle parti coinvolte nel processo conseguente alla pubblicazione, la storia di questo romanzo sarebbe stata scritta prima di quella de “Il buio oltre la siepe”: dopo il rifiuto degli editori Harper Lee avrebbe lavorato per trasformare quell'idea nel suo capolavoro più noto.

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