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Scopriamo che cos’è il ‘blachennomio’, la tassa sulla stupidità

In questa parola, l’antichissima suggestione di una tassa di equità sociale che colpisce chi lucra sugli stupidi. Nel caso specifico, gli astrologi.
A cura di Giorgio Moretti
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Siamo nell'età ellenistica, quindi dopo la morte di Alessandro Magno, del 323 a.C.; in particolare ci troviamo ad Alessandria d'Egitto, sotto la dinastia dei Tolomei. Ora, Alessandria d'Egitto, in quel periodo, era il baricentro culturale del bacino mediterraneo: le scoperte e i progressi nelle scienze (specie in matematica e astronomia) conquistati dagli studiosi del tempo, una volta perduti con la rovina di Alessandria, sarebbero stati raggiunti nuovamente solo in epoca moderna.

Per fare un esempio suggestivo, fu in questo periodo che sull'isola di Faro (da qui il nome) fu costruito il faro di Alessandria, alto centotrenta metri, che rimase in attività per l'incredibile periodo di sedici secoli: due terremoti nel XIV secolo lo abbatterono. E quando crollò, e quando i suoi specchi parabolici rovinarono, nessuno più aveva la conoscenza necessaria a ricostruirlo. Siamo ai limiti del fantasy.

Comunque, in questo contesto così progredito e slanciato verso il sapere, fu messa a punto un'imposta splendida, che noi in italiano possiamo chiamare ‘blachennomio'. Essa andava a colpire i redditi degli astrologi: già allora era chiaro che quella dell'astrologo fosse un'arte da ciarlatano, una delle professioni in cui più volentieri si spennano gli sciocchi. Un'equa imposta compensa tale sfruttamento, decurtando i furbi guadagni degli astrologi e rinvigorendo le casse pubbliche: dopotutto gli sciocchi rappresentano sempre un costo per la società.

Blakennomion telos, era il nome di questa imposta. Il termine greco blakennomion (composto di blax ‘pigro, stupido' e nòmos ‘legge') nasce come aggettivo, e il suo significato era qualcosa di simile a "regola-stupidi"; mentre telos, che fra l'altro significa anche ‘tassa', è presto caduto. Il che fece diventare blakennomion, in pratica, un sostantivo che sintetizza in sé il significato intero di "tassa sulla stupidità".

Infine va notato che la stupidità su cui questa parola mira non è generica: si tratta specificamente della stupidità che viene dalla pigrizia. Insomma, potrei facilmente rendermi conto che sto facendo qualcosa di sciocco, ma riflettere mi fa fatica. Perciò se qualcuno si approfitta di me verrà tassato in maniera speciale.

Oggi, anche se non esistono tasse speciali poste a gravare sui ciarlatani per il loro ingrassarsi sulla credulità della gente, continuano però ad esistere forme di tributi… volontari che si configurano, in modi diversi, come ‘tassa sulla stupidità'. Un esempio? Le lotterie.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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