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Il 26 agosto 1789 nacque la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo: ma oggi è ancora valida?

Era un mercoledì di duecentoventisei anni fa, siamo in piena Rivoluzione francese e appena un mese dopo la Presa della Bastiglia, quando l’Assemblea Nazionale Costituente francese emana la “Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino”, un documento che rivoluziona il rapporto tra cittadino e Stato e sancisce l’uguaglianza dinanzi alla legge. Ma oggi quei principi sono ancora validi?
A cura di Andrea Esposito
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la libertà che guida il popolo, fonte: wikipedia
la libertà che guida il popolo, fonte: wikipedia

Il 26 agosto del 1789 a Parigi, anche allora era un mercoledì, in risposta alle istanze del popolo francese l’Assemblea Nazionale Costituente emanò la “Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino” (Déclaration des Droits de l'Homme et du Citoyen) ispirata alla Dichiarazione d’Indipendenza americana del 1776.

Dopo appena sei settimane dalla presa della Bastiglia e tre dall’abolizione del feudalesimo questo importante documento sancì i principi fondamentali che regolano il rapporto tra istituzioni e cittadini: innanzitutto il principio di uguaglianza di fronte alla giustizia, agli impieghi pubblici e al fisco, eliminando così i privilegi delle classi più elevate. Altro diritto basilare è la libertà di pensiero, di opinione e di stampa e ancora, il diritto alla proprietà, ritenuta sacra e inviolabile.

A leggere l’incipit della Dichiarazione, che consta di 17 articoli, viene da chiedersi: "ma questi principi a distanza di più di duecento anni vengono rispettati? Leggiamoli insieme: “I rappresentanti del popolo francese costituiti in Assemblea Nazionale, considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti dell’uomo sono le uniche cause delle sciagure pubbliche e della corruzione dei governi, hanno stabilito di esporre, in una solenne dichiarazione, i diritti naturali, inalienabili e sacri dell’uomo, affinché questa dichiarazione costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, rammenti loro incessantemente i loro diritti e i loro doveri; affinché maggior rispetto ritraggano gli atti del Potere legislativo e quelli del Potere esecutivo dal poter essere in ogni istante paragonati con il fine di ogni istituzione politica; affinché i reclami dei cittadini, fondati d’ora innanzi su dei principi semplici ed incontestabili, abbiano sempre per risultato il mantenimento della Costituzione e la felicità di tutti. Di conseguenza, l’Assemblea Nazionale riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’Essere Supremo, i seguenti diritti dell’uomo e del cittadino”.

Il documento fu stilato da una commissione composta da cinque membri che lavorarono a partire da una bozza proposta dal marchese La Fayette. L’obiettivo era quello di inserire la dichiarazione all’interno della futura Costituzione nell’ottica del passaggio dalla monarchia assoluta (l’Ancien Régime) ad una monarchia costituzionale. Ciò avvenne esattamente duecentoventisei anni fa, per la precisione da giovedì 20 a mercoledì 26 agosto 1789. La redazione definitiva fu approvata da Re Luigi XVI solo il 5 ottobre dello stesso anno, sotto una forte pressione, e due anni dopo ancora fu ufficialmente inserita come preambolo della Carta costituzionale del 1791.

L’impatto dei principi elencati all’interno della dichiarazione furono assolutamente rivoluzionari e produssero uno sconvolgimento radicale della società come mai era avvenuto in precedenza. Gran parte della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino, infatti, è confluita nella “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” adottata dalle Nazioni Unite nel 1948 e dal 2003 è stata inserita dall’Unesco nell’Elenco delle Memorie del Mondo.

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