Il 23 gennaio muoiono Edvard Munch e Salvador Dalì: due spiriti contrapposti, simboli della stessa epoca
Oggi, 23 gennaio, ricorrono due importanti anniversari: sono trascorsi 75 anni dalla morte di Edvard Munch e ben 30 dalla scomparsa di Salvador Dalì. Il primo muore ad Oslo nel 1944, prosciugato dall'alcol e dai continui e sempre più frequenti crolli nervosi, mentre il secondo viene stroncato da un attacco di cuore nel 1989, mentre il suo giradischi passa il “Tristano e Isotta” di Wagner. Due spiriti contrapposti e due differenti modi di vivere l’arte: come dannazione l’uno, come sublimazione della vita stessa l’altro.
Munch e Dalì: l’insensatezza della realtà
Figlio della povertà che affliggeva le campagne norvegesi l’uno, erede di una ricca famiglia borghese l’altro, Munch e Dalì hanno incarnato nelle loro opere, così distanti fra loro, i due spiriti contrapposti di un’epoca. Da un lato il tormento esistenziale e lo sgomento nei confronti della vita rispecchiato nella tela, dall'altro una riflessione filosofica eccentrica e surreale sui paradossi dell’esistenza. A separarli ci sono circa quarant'anni di Storia, e la metamorfosi di un Secolo: se per Munch l’ansia, la depressione e le ossessioni proprie di un uomo tormentato divengono un urlo rivolto a se stesso e del tutto incomprensibile nella sua tragedia per gli altri, per Dalì l’incomprensibile passa attraverso la sublimazione del mondo e un chimerico nascondimento dell’insensatezza della realtà.
A differenza di Dalì, Edvard Munch si rifugia nella pittura quando è già alla soglia della maturità, dopo il vano tentativo di adattamento all'ambiente accademico. Abbandonati gli studi di ingegneria si rivolge allo spirito anticonformista e bohémien per trasformare le sue sofferenze in una massima che caratterizzerà tutta la sua produzione artistica: “scrivi la tua vita” è la preghiera anarchica che Munch trasformerà in colore e forme.
Arte e vita: due soluzioni contrapposte
Colori e forme che per Dalì si fonderanno con il Tempo e con la sua irrimediabile vacuità: il processo artistico in questo caso nasce precoce e ben definito, grazie anche alla famiglia che mette il piccolo Salvador in condizione di iniziare gli studi d’arte fin da bambino. Forse anche per questo per Dalì l’arte non è tanto un rifugio estremo, bensì un linguaggio interiorizzato e ragionato per comunicare la propria visione di realtà: intangibile e dolorosa, certo, ma capace di trasformarsi e comunicarsi agli altri seppur in forme paradossali e surreali.
Entrambi parlano all'uomo: Munch a quello disperatamente incatenato dentro se stesso, Dalì a quello che attraverso la riflessione filosofica e psicanalitica libera se stesso e guarda in faccia con coraggio, creatività e irriverenza all'assurdo della vita. Quarant'anni non sono nulla in termini di Tempo, nonostante questo accostando questi due grandi artisti si ha la sensazione che a separarli ci sia un abisso: orologi molli ed elefanti raccontano di un tempo relativo ed indefinito che proprio per queste sue caratteristiche assume valore assoluto e liberatorio, mentre l’Urlo straziante, con i suoi colori accesi, annulla quell'unico istante di terrore che è protagonista per negare all'uomo qualsiasi via d’uscita.